Afghanistan: il processo di Democratizzazione
[Dal sito:
http://isole.ecn.org/reds/donne/coordinamentoRAWA.html, Documentazione da scaricare, documento .pps “Per non dimenticare l’Afghanistan”]
Hawca e Rawa sono due associazioni che operano in Afghanistan e tra i profughi in Pakistan e in Iran, svolgendo un lavoro sociale importantissimo in difesa soprattutto delle donne e delle bambine, le più colpite dal fondamentalismo religioso e dalla mentalità tribale persistente.
Le due associazioni vivono grazie al lavoro, in gran parte volontario, delle persone che vi aderiscono, agli aiuti e alle donazioni dei sostenitori.
Hanno aperto orfanotrofi, piccoli ospedali, scuole, corsi di alfabetizzazione per le donne adulte; hanno avviato attività di microcredito, in particolare per le vedove (laboratori di sartoria e tessitura di tappeti, piccoli allevamenti di polli e di capre…).
Operano sul territorio con équipe mediche, danno assistenza ai bambini traumatizzati e alle donne che hanno subito violenza.
Con coraggio e rischiando la vita, hanno cercato di mantenere viva la consapevolezza dei diritti umani e la speranza di cambiamento, contravvenendo alle barbare proibizioni dei talebani.
L’ 85% della popolazione afghana è analfabeta.
Alle donne e alle bambine, considerate meno di un animale, era negata ogni forma di istruzione.
Attualmente la scuola sarebbe aperta a tutti, ma molti genitori non si fidano a mandare le figlie alla scuola pubblica, perché temono le violenze dei fondamentalisti religiosi che nelle province bruciano le scuole femminili.
Le famiglie, in genere molto povere, sono più disponibili a mandare le loro figlie nelle scuole di Hawca e di Rawa, perché le insegnanti sono tutte donne e anche perché hanno la possibilità di ricevere gratuitamente dall’associazione cibo, vestiti e materiale di cancelleria.
LA LUNGA GUERRA AFGHANA
Cronologia
La guerra in Afghanistan non è iniziata nell’ottobre del 2001. Questo è solo l’ultimo atto di uno stato di conflittualità permanente che negli ultimi venticinque anni ha seminato distruzione e morte in un paese già precedentemente logorato da contrasti interni tra etnie e fazioni diverse.
Le ragioni sono complesse. Nella vicenda afghana infatti agiscono molte componenti:
a) una particolarissima posizione geostrategica;
b) la presenza di straordinarie riserve di petrolio e di gas nelle repubbliche dell’ex Unione Sovietica confinanti con l’Afghanistan;
c) il ruolo del paese nella produzione e nel traffico internazionale della droga e in quello delle armi;
d) l’affermarsi del fondamentalismo islamico nella sua versione più cieca, intollerante e violenta.
Questa che segue è una breve cronologia, in cui vengono scandite le principali tappe della storia afghana contemporanea.
1901 - Muore Abdul Rahaman che si era insediato sul trono di Kabul col permesso degli inglesi. Aveva abolito formalmente la schiavitù, migliorato la posizione delle donne, modernizzato il paese. L’opera di modernizzazione prosegue sotto il re Amanullah Khan, che stabilisce relazioni con l’Europa e gli Stati Uniti, costruisce scuole, licei francesi e tedeschi, ospedali e laicizza il paese.
1919 - Fallisce un tentativo di invasione degli inglesi per scoraggiare le intenzioni indipendentiste di Amanullah e, con il trattato di Rawalpindi, viene riconosciuta la piena indipendenza dell’Afghanistan .
1924 - Appoggiate dallo Stato Sovietico, le riforme di Amanullah a favore delle donne e il tentativo di modificare le leggi matrimoniali e di scrivere un codice civile fanno insorgere capi tribù, mullah, grandi proprietari terrieri, che costringono di lì a poco il sovrano ad abdicare.
1929 - Sale al trono il maresciallo pashtu Mohammed Nadir Khan, esponente dei clan tribali, che continua il processo di modernizzazione.
1931 - Viene emanato il primo codice civile ed una costituzione moderna.
1933 - Mohammed Zahir Shah, successore di Nadir, emana una nuova costituzione più laica che garantisce le libertà individuali e riorganizza il potere giudiziario, sottraendolo all’esclusiva dei tribunali islamici. Anche le pene corporali vengono abolite.
1964 - Zahir Shah promulga una nuova Costituzione legalizzando i partiti.
1966 - Per la prima volta le donne hanno delle rappresentanti nell’assemblea legislativa e possono accedere alle professioni di insegnante e infermiera.
1973 - Con un colpo di stato, Daud, cugino del re ed ex primo ministro, depone il re Zahir Shah che si trovava in Italia (dove rimarrà in esilio fino al 2002) e proclama la Repubblica.
1978 - Daud, alleatosi con il dittatore filoamericano del Pakistan Zia ul Haq, viene a sua volta rovesciato dal partito democratico del popolo afghano (Pdpa) filosovietico, diffuso nell’esercito, tra gli intellettuali e i ceti laici emergenti, sostenitori della riforma agraria e dell’istruzione per tutti.
1979 - L’Unione Sovietica invia in Afghanistan un forte contingente militare per soccorrere il governo indebolito da rivolte, in parte spontanee, in parte organizzate dai partiti islamisti.
1980 - Questo fronte di combattenti rappresentato dai Mujaheddin proclama il jihad (guerra santa) contro l’Unione Sovietica, ottenendo sostegno militare ed economico dal Pakistan, dall’Arabia Saudita, da altri paesi arabi e dalla Cia (Stati Uniti); il paese diventa così il campo dell’ultima battaglia della “guerra fredda” tra URSS e U.S.A.
1989 - Le truppe sovietiche abbandonano il paese, lasciando sul terreno milioni di mine.
1992 - I mujaheddin pongono fine a quel che resta del regime filosovietico, ma tra le fazioni dei mujaheddin, già armati dagli Stati Uniti in funzione antisovietica, scoppia una furiosa lotta per il potere. La battaglia investe in particolare Kabul, che viene distrutta. I mujaheddin dell’Alleanza del Nord, vincitori, proclamano lo Stato Teocratico dell’Islam. Una volta al potere, sono responsabili di pulizie etniche, saccheggi, stupri, reclutamento forzato di bambini e di una spietata politica contro le donne.
1995 - Inizia l’offensiva dei taleban, che ereditano il sostegno del Pakistan, dell’Arabia Saudita e degli Stati Uniti, in quanto considerati più “affidabili” dei mujaheddin in perenne lotta tra loro.
1996 - I taleban conquistano gran parte del paese, instaurandovi, col ricorso al terrore, un regime oscurantista, fanatico e violento che colpisce soprattutto le donne. Il regime è riconosciuto ufficialmente da soli tre paesi: Pakistan, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. I mujaheddin si ritirano al Nord, dove danno vita a un’accanita resistenza.
1998 - Entra in scena Osama Bin Laden, il miliardario saudita ritenuto il mandante degli attentati alle ambasciate americane di Tanzania e Kenya (7 agosto). Il 20 agosto gli Stati Uniti bombardano le basi militari di Jalalabad e Khost dove si presume viva Osama Bin Laden.
1999 - Il regime dei taleban, accusato di violare i diritti umani e di fornire sostegno e protezione al terrorismo islamico e in particolare all’organizzazione Al-Qaeda di Osama Bin Laden, è colpito da sanzioni internazionali.
2001 - In seguito all’offensiva terroristica dell’11 settembre, gli Stati Uniti si pongono alla guida di un’ampia coalizione e lanciano l’attacco contro l’Afghanistan; le forze dei taleban e di Al-Qaeda, incalzate dai mujaheddin dell’Alleanza del Nord, si dissolvono nell’arco di poche settimane.
2002 - La Loya Jirga, l’assemblea generale dei rappresentanti di tutte le etnie presenti in Afghanistan, a giugno elegge Hamid Karzai alla guida di un governo di transizione, sostenuto dagli Stati Uniti.
2004 - 4 gennaio - La Loya Jirga approva la Costituzione della Repubblica Islamica dell’Afghanistan, frutto di un ambiguo compromesso coi “signori della guerra” che non mette il paese al sicuro da derive fondamentaliste e autoritarie. La Sharia (legge coranica) non è nominata, ma “nessuna legge può essere contraria al credo e alle disposizioni della sacra religione dell’Islam” (cap.1, art. 3).
2004 - 9 ottobre - Elezioni presidenziali. Come previsto, vince Karzai con il 55% dei voti. La Commissione elettorale era controllata dai “signori della guerra”, alleati degli Stati Uniti, coi quali Karzai è sceso a compromessi, promettendo loro incarichi di governo per averne l’appoggio.
Le elezioni si sono svolte tra brogli e intimidazioni, in un momento in cui la corruzione, il traffico di droga, il rapimento dei bambini, le minacce alle donne, la diffusa mancanza di sicurezza rende difficile credere che si sia votato in un clima di libertà.
Oggi la guerra non è finita, anche se non fa più notizia, né il suo bilancio è definitivo. Se Kabul è in parte sotto il controllo precario del governo grazie al contingente militare internazionale (ISAF), il resto del paese è nelle mani dei “signori della guerra” e ciò determina una situazione di grande instabilità e di grande insicurezza. L’Afghanistan è un paese quasi completamente distrutto; i morti, i feriti, i mutilati, le vedove, gli orfani sono decine e decine di migliaia. Le mine disseminate sul territorio sono più di dieci milioni, per una popolazione che si aggira attorno ai venticinque milioni, di cui sei milioni sono profughi.
Le armi e la droga continuano a figurare tra le principali voci del bilancio del paese
a cura di Graziella Longoni
"Uccidervi per noi è estremamante semplice", Rapporto HRW, 29 luglio 2003
"... la violenza sessuale nei confronti delle donne, delle bambine, e dei ragazzi è frequente e quasi mai viene riportata. Le donne, le bambine e i ragazzi vengono trascinati fuori delle proprie case alla luce del giorno e aggrediti sessualmente. In alcune regioni le bambine sono state rapite lungo la strada mentre andavano a scuola. Le donne e le bambine vengono violentate nelle proprie case, di solito durante la sera o la notte, durante incursioni armate. Un attacco aveva apparentemente lo scopo di indurre al silenzio un'attivista per i diritti delle donne. Casi di violenza sessuale sono stati anche annotati in altre sezioni di questo rapporto, nei contesti in cui si verificano."
Nella provincia di Laghman, nel marzo del 2003, testimoni riferirono all'Osservatorio per i Diritti Umani (HRW), che truppe armate sotto Ismatullah, il comandante di una base militare a Laghman, irruppero nelle case di due donne diverse, e apparentemente violentarono una di esse. Una donna che in seguito parlò più ampiamente con queste donne riferisce: Le ho posto domande riguardo cosa le avessero fatto, lei ha pianto e mi ha detto: "Quando una donna ha mani e piedi legati, cosa può fare? Anche se io le dicessi cosa è successo, lei che cosa potrebbe fare?" Due volte le ho posto la domanda, e lei ha risposto, "lo voglio tenere per me". I suoi polsi erano neri perché erano stati legati con le funi. Mi ha detto, "Sono spaventata. Per favore non dica niente al governatore. Conosco ognuno di questi uomini, e ho paura che possano uccidermi".
Dalla Campagna per supportare finanziariamente RAWA
T. ha 25 anni e vive a Herat. Vorrebbe trovare un lavoro, ma il governo di Ismail Khan intima alle donne di non lavorare per ONG o organizzazioni straniere. Inoltre le donne non possono guidarené andare in bicicletta, né viaggiare in macchina con uomini che non siano familiari stretti, neanche con un tassista.Per uscire T. deve mettere il burqa.Se viene sorpresa a parlare con uomini non familiari può essere prelevata e portata in ospedaleper un abusivo controllo di castità.(Human Right Watch, dicembre 2002)
H. ha 15 anni.Presto potrebbe essere data in matrimonio contro la sua volontà.Per sfuggire a questo destino, molte ragazze della sua età si suicidano. Molte sono finite in prigione per essere scappate dalla casa coniugale.I maltrattamenti e le violenze familiari in Afghanistan sono all'ordine del giorno.(Human Right Watch, dicembre 2002)
M. ha 10 anni e vive in un campo profughi. Vorrebbe tornare in Afghanistan e studiare, ma la sua scuola è stata bruciatae nel suo villaggio bambine della sua età sono state violentate dalle bande al soldo dei signori della guerra.(Human Right Watch, dicembre 2002)
I PUNTI DI VISTA DI RAWA
[
http://pz.rawa.org/it/index.htm ]
Sui diritti delle donne
Poiché l'Afghanistan si trova soffocato nella morsa del fondamentalismo religioso in ogni sfumatura, i diritti umani sono ampiamente violati ovunque nella nazione. Le condizioni attuali sono infatti anche peggiori rispetto al periodo dell'occupazione sovietica. La natura e la gamma di crimini perpretati dai fondamentalisti contro le donne afghane non hanno precedenti nella storia moderna. I fondamentalisti afghani e particolarmente i talebani trattano le donne come esseri di basso livello, la cui unica funzione sia saziare la lussuria degli uomini e riprodursi! Se noi donne avessimo affrontato avversari civilizzati, avremmo potuto convincerli dei nostri diritti attraverso la logica, le parole e la ragione. Tuttavia, poiché i fondamentalisti continuano ad infuriare in Afghanistan, RAWA sostiene che le nostre donne non potranno mai ottenere i loro diritti attraverso la 'gentilezza' dei fondamentalisti. Per ottenere una libertà che abbia significato, le nostre donne devono continuare la loro dura e lunga lotta contro il fanatismo e condurla fino alla fine. Siamo dell'avviso che qualsiasi collaborazione con i fondamentalisti porterà soltanto ad una ulteriore devastazione dell'Afghanistan da parte di tali banditi.
Sul ruolo dell'ONU
RAWA ritiene che le Nazioni Unite non siano state in grado di affrontare il problema in modo appropriato. Se l'ONU può inviare un numero elevato di forze di pace in luoghi quali la Cambogia e la Bosnia, perché non potrebbe adottare una politica simile in Afghanistan? È di primaria importanza avere ingenti forze di pace in Afghanistan, dove la maggior parte dei gruppi fondamentalisti deve il proprio potere all'appoggio di paesi stranieri. È veramente una sfortuna che le attività dell'ONU si limitino alla negoziazione con i fondamentalisti, ed è evidente che l'ONU non desideri intraprendere alcun passo che possa disturbarli. Noi sosteniamo che l'ONU guardi all'Afghanistan come la terra del popolo Afghano, e non come proprietà di una piccola milizia armata. L'ONU dovrebbe tenere conto dei desideri del popolo Afghano e non agire secondo i capricci dei fondamentalisti.
Su Zahir Shah
Per principio RAWA non è una organizzazione monarchica. Comunque, la maggioranza del popolo Afghano sostiene sinceramente il precedente sovrano. Questo è il motivo per cui RAWA preferisce Zahir Shah agli altri sedicenti capi Jehadi e talebani.
Risolvere la crisi afghana
RAWA vede la presenza e le attività dei gruppi armati fondamentalisti come il motivo chiave dell'attuale disastro in Afghanistan. Quindi, crediamo che l'unico modo di tornare alla stabilità e trovare una soluzione alla crisi Afghana sia disarmare completamente tutti i gruppi armati e i loro complici. Questo è possibile soltanto da parte di una forza di pace che non includa tra le sue file truppe provenienti da Paesi che siano stati coinvolti a loro volta nel conflitto afghano e che potrebbero sostenere i gruppi armati. La stessa forza di pace dovrebbe supervisionare la convocazione della Loya Jirga (Grande Assemblea) e la formazione di un governo basato su valori democratici e costituito di personalità neutrali. A tale governo dovrebbe venire assegnato il compito di assicurare elezioni libere e imparziali entro un periodo non superiore ad un anno. È soltanto assolvendo questo compito e istituendo una forza di sicurezza nazionale libera dalle grinfie dei fondamentalisti che il lavoro di mantenimento della pace potrà essere completato.
Il Governo che vogliamo
Il nostro concetto di governo in Afghanistan è molto semplice: dovrebbe essere basato su principi democratici e dovrebbe assicurare libertà di pensiero, religione ed espressione politica, salvaguardando i diritti delle donne. È un fatto ovvio che i fondamentalismi di ogni tipo si servono del nome dell'Islam per giustificare e legittimare la loro follia violenta. Quindi, RAWA è per una separazione dei processi politici e religiosi in Afghanistan. Sebbene i gruppi fanatici etichettino il secolarismo come una idea «comunista» e lo definiscano una «fede degli infedeli», RAWA crede fermamente che soltanto un governo ad orientamento laico possa ostacolare i disegni nefasti di questi reazionari da Medioevo. Soltanto un governo laico può impedire che la religione dell'Islam venga usata come mezzo retrogressivo nelle mani di fanatici. Il popolo Afghano è stato musulmano per diversi secoli e non permetterà a bande di rapitori, assassini e traditori di insegnare loro la loro fede con un bastone ancora una volta.
La hejab islamica (il velo)
Crediamo che, a parte le loro idee misogine disumane, i fondamentalisti islamici in Afghanistan non abbiano piani per una ricostruzione socioeconomica. Né conoscono il concetto di Paese. Quindi, da quando hanno preso possesso del potere, i fondamentalisti sono dovuti ricorrere ad una serie di argomenti irrilevanti e artificiali come il «velo islamico», portato avanti come priorità vitale. Come qualsiasi altro mezzo oppressivo col quale desiderano ottenere i loro scopi, i fondamentalisti vogliono usare il Corano come regola, nonostante indossare il velo non sia esplicitamente ordinato nel Corano.
Non permetteremo che i fondamentalisti definiscano e stabiliscano cosa le donne debbano o non debbano indossare. Non hanno alcun diritto di imporci il velo. Per quanto ci riguarda, noi non indosseremo il velo fino a che la sicurezza e la discrezione sociale ce lo permetteranno, poiché noi vediamo il rifiuto del velo come forma simbolica di resistenza e sfida ai fondamentalisti. Indossare, o non indossare, il velo islamico è una questione interamente personale e nessuno ha il diritto di interferire con la decisione di imporci il velo.
Crediamo che indossare il velo sia una questione culturale, non religiosa. I fondamentalisti vogliono colorare questa questione di tinte religiose e, forzando le donne ad indossare il velo, liberano il loro misoginismo attraverso il terrore e l'oppressione. Il loro obiettivo finale è di mantenere le donne sotto il loro potere assoluto, in una condizione di oggetti.