The 4 Freedoms Library

It takes a nation to protect the nation

Mondo - Giornata internazionale della Donna: Interventi in favore dei Diritti umani delle Donne

Taslima Nasreen, Medico, Scrittrice, Femminista, Attivista per i Diritti umani – Bangladesh  India

ISLAM E DIRITTI DELLA DONNA SONO INCOMPATIBILI

Trascrizione e traduzione video dell’intervista in occasione dell’8 marzo (2007)
[ Video in inglese, 25': http://video.google.com/videoplay?docid=-2435695788243220513&hl=it ]

Sono nata in una famiglia islamica, in una piccola città dell'Est Pakistan. Nel 1971 abbiamo ottenuto l'indipendenza e da allora il mio Paese si chiama Bangladesh. Ci sono 140 milioni di persone, ed è uno dei Paesi più poveri al mondo. La gente muore di fame e c'è analfabetismo. La maggior parte della gente non ha alcuna possibilità di diventare indipendente.

Quando ero adolescente una ragazza a 15 anni veniva tolta da scuola e sposata. Dopo sposate le donne diventano totalmente dipendenti dai mariti.

Come molti degli altri bambini ho letto il Corano (in arabo) e l'ho imparato a memoria. Ma volevo sapere cosa leggevo; io parlavo un'altra lingua. Quando ho chiesto a mia madre il significato del Corano, lei ha detto 'è poco importante. L'importante è che Allah è contento che leggi il Corano in arabo'.

In seguito ho tradotto il Corano. 'L'uomo può avere quattro mogli', 'le donne sono nate per recare piacere agli uomini'. Ho capito che non c'era alcuna considerazione per le donne. La donna doveva essere una schiava o un oggetto sessuale. Doveva restare a casa con i bambini; era il suo dovere religioso. Il suo Diritto alla Libertà era inesistente.

Nell'Islam la donna è considerata inferiore sia moralmente che fisicamente. L'Islam protegge i Diritti degli uomini, e solo i loro. Una volta sposata e che il matrimonio è stato consumato, la donna perde ogni Diritto, ed è messa ai piedi dell'uomo.

Il Corano dice agli uomini 'le donne sono il vostro campo, andateci quando volete'. L'uomo può picchiare le donne in due casi: se lei è una sua schiava, o se è sua moglie, quando ella si rifiuta di dormire con lui. L'Islam considera la donna psicologicamente inferiore. Le mancano Diritti i materia di matrimonio e di divorzio.

E poi c'è la testimonianza in caso di adulterio o fornicazione, apostasia o furto: lei deve produrre quattro testimoni maschi. La sua testimonianza vale la metà di quella di un uomo. La donna è impossibilitata a denunciare l'uomo, mentre invece lui ha il diritto di denunciare lei. Una figlia eredita la metà di suo fratello.

E per quanto riguarda il Paradiso, la cosa più importante è il piacere sessuale. Lui avrà vino, cibo e 72 vergini a sua disposizione, come pure la sua amata moglie. Qual è la ricompensa per la donna? Nessuna. Perchè è stata ingrata verso il marito quando erano in vita.

Ricordo la mia infanzia. Dovevo restare in casa. Non potevo nemmeno uscire a giocare. Da una parte mio padre voleva che fossi indipendente e studiassi, dall'altra voleva trovarmi un marito.

Mia madre è stata sposata quando era una bambina. Era brava a scuola ma le è stato impedito di continuare a studiare. Mio nonno gliel'ha impedito, al fine di farla diventare una brava donna di casa, cosa impossibile se studiava.

Nella mia infanzia io dovevo restare in casa; mio fratello poteva uscire. Anche mia sorella doveva occuparsi della casa e dei lavori domestici. Tutte le donne della mia famiglia erano oppresse, non solo mia madre: le mie zie, le mie sorelle, .... Ma tutto ciò veniva giustificato dicendo che era Tradizione.

Crescendo ho realizzato che le donne, ricche o povere, belle o brutte, letterate o illetterate, bionde o brune, sono tutte oppresse, e questo in nome della mia Cultura.

Nessuno le cura, sia per malattie psicologiche che fisiche. A loro è vietato ammalarsi, perchè devono fare ogni tipo di lavoro. Occuparsi dei bambini, fare i lavori di casa, e servire ogni membro della famiglia assicurandosi che sia felice.

Problemi matrimoniali: se il primo figlio è una femmina, il marito spesso divorzia.

Il destino delle donne è di vivere tutta la vita in una gabbia in cui sono dominate: dal padre in infanzia, dal marito quando si sposano, e dal figlio quando sono vecchie.

Le donne sono schiavizzate, sono considerate proprietà degli uomini, e sono vittime di ogni sorta di discriminazione: gli uomini gettano acido sui loro corpi, deturpano loro il viso, schiacciano loro il naso, cavano loro gli occhi, e altro. E che uomini felici!

Le donne sono picchiate, flagellate e lapidate a morte. Sono stuprate e poi accusate di aver avuto una relazione extra-coniugale, mentre lo stupratore è lasciato libero.

Una donna, Jasmine, è stata stuprata dal suo docente, a casa di lui. Lei è fuggita per tornare a casa dai suoi genitori. La polizia l'ha presa, le ha detto che era sconsigliato che una ragazza andasse in giro la sera da sola. Le hanno offerto un passaggio. E cosa è successo? Erano 6 agenti, l'hanno stuprata, picchiata e poi hanno gettato il suo corpo fra i cespugli. C'è stata una protesa civile contro la Polizia: la Polizia ha sparato ed ha ucciso 7 persone. Si è arrivati a dire che Jasmine aveva un cattivo carattere, che era una prostituta e che la Polizia ha avuto il Diritto di fare quel che ha fatto. So che queste cose capitano anche in altri Paesi.

Io ho voluto fare qualcosa. Nessuno mi ha detto di farlo.

Per secoli le donne sono state schiave degli uomini; è stato detto loro che devono stare zitte di fronte a coloro che abusavano di loro. Perciò è stato per loro difficile capire che esse sono in effetti Esseri umani, e devono essere trattate come Esseri umani.

Mi rifiuto di fare felici gli estremisti religiosi e i sciovinisti. Certi predicatori sono fuori Luogo e fuori Tempo.

Per quel che dico, centinaia di migliaia di estremisti sono scesi in piazza chiedendo la mia esecuzione, come è successo a Gandhi. È stata emessa una 'fatwa' (decisione religioso-politica islamica) contro di me. Il Governo del Bangladesh invece di schierarsi contro gli estremisti si è schierato contro di me. Sono stata accusata di blasfemia. Ho dovuto lasciare il mio Paese. Ho continuamente voluto tornare nel mio Paese, ma è tutt'ora impossibile. Ho pianto per la mia gente e per le ingiustizie che vengono perpetrate là.

Vorrei Diritti uguali per tutti, indipendentemente dal loro sesso e dalla loro religione. Ho parlato chiaramente per la separazione fra Stato e Religione, e in favore della Legge scolare, per la secolarizzazione dell'Educazione. Ho studiato Umanesimo: ho chiesto il termine dell'oppressione delle Minoranze religiose. Credo che un Paese con tante religioni e lingue sia un'arricchimento, non una perdita. La diversità deve essere apprezzata. Nessuna Cultura è superiore o inferiore.

Ma agli Esseri umani deve essere impedito di commettere ingiustizie in nome della Cultura e della Religione, come le mutilazioni genitali. Nessuna Cultura o Religione deve essere superiore all'Umanità.

La schiavitù autorizzata nel Corano deve essere vietata. Anche la lapidazione per adulterio o l'amputazione degli arti per furto devono essere considerati illegali. La poligamia e l'uso di concubine devono essere considerate illegali. Queste pratiche sono ingiuste.

Ho scritto contro ogni forma di violenza e terrorismo religioso e discriminazione verso la donna.

Ho fatto un sogno: un mondo bellissimo, in cui la donna non è più discriminata, non c'è più il traffico di Esseri umani, non ci sono più stupri ed assalti sessuali; ho sognato un mondo in cui la donna è rispettata. Un mondo fiorente, pieno d'amore e non pieno d'odio.

Ma i miei libri sono stati vietati e sono state danneggiate le librerie in cui essi erano venduti, e sono stata minacciata per gli altri libri che ho scritto. Il Governo del Bangladesh ha proceduto contro la mia Libertà d'Espressione. Un mio parente è stato in prigione per un anno, per quello che ho scritto io. Il Governo ha vietato tutti i miei libri (in cui tratto i temi umanistici).

C'è ora il mio 'memoires'. Parlo della mia vita di bambina, dei privilegi che ho avuto io, e che altri bambini non hanno avuto, come per esempio studiare.

È importante istruire le ragazze, in modo da creare un Paese istruito.

In generale le ragazze chiudono la bocca. Ma io no, ho raccontato la mia storia. Le donne devono denunciare ad altra voce gli abusi contro di loro. Se non facciamo alcunché è una vergogna. Una vergogna per noi e per i nostri figli.

Nei miei Gruppi di discussione parliamo e piangiamo. Non sono più sola.

Ma sono stata scacciata dal mio Paese. Nel libero Occidente devono correre da 'outsider'. Sono una straniera nel mio Paese, una straniera in Occidente, e pure in India dove abito ora.

Sono 20 anni che attendo e so, che nessuna casa è la mia casa, nessun Paese è il mio Paese.

Ma qualcuno mi ha detto che ho una casa e un Paese: è il Paese dell'Amore, dove l'Amore vince l'Odio; è un Paese secolare, umanista, ....

Continuerò la mia lotta contro gli estremismi e non farò alcun compromesso, finché vivo.

Mentre parlo penso alle ragazze che in questo momento sono picchiate o stuprate. Che muoiono perchè son senza cibo o senza cure mediche, perchè questi vengono loro negati.

La sfida è quella di educare il Mondo in merito alla condizione della Donna. Questo va fatto per tutti i giorni dell'anno, non solo durante questa Giornata speciale per la Donna (l'8 marzo).'

***

Mina Ahadi, Attivista politica – Iran  Germania

8 MARZO (2007)

Trascrizione (e traduzione) del suo discorso
[ video in inglese: http://video.google.com/videoplay?docid=1062474811093542856&hl=it ]

Relatrice: 'abbiamo l'onore di aver qui Mina Ahadi. Lei è parte del Comitato contro la lapidazione e Quello contro l'esecuzione dei bambini. È parte dell'Associazione degli ex-islamici di Germania. Lei parla solo in tedesco o la sua lingua madre, io tradurrò.'

Mina: 'sono felice di essere qui. Vi spiegherò della nostra Campagna, che sta avendo molto successo in Germania di questi tempi.

Vivo in Germania da 11 anni, e 7 anni fa ho rilasciato un'intervista alla TV per la Campagna contro la lapidazione; è stato detto che sono un'islamica e mi sono subito lamentata. Per le altre persone che vengono intervistate, viene forse detto a che religione appartengono? Si direbbe che i tre milioni di persone che sono in Germania e che vengono da Iran, Iraq, Afghanistan abbiano una stemma sulla fronte, che dice 'sono un islamico'.

Una volta mi è stato chiesto delle caricature su Mohammad. Il commentatore ha detto 'ci sono 3 milioni e mezzo di islamici si sono sentiti molto offesi per queste caricature'.

In Germania le Organizzazioni islamiche si sentono rappresentative dei 3 milioni e mezzo di persone che vengono da tanti Paesi, come me. Ho parlato contro tutti i media e contro il Governo che hanno voluto fare di tutti gli islamici 'un fascio'.

Ho realizzato che dovevo fare qualcosa, una Campagna, per dimostrare che siamo contro determinate pratiche.

Ho dovuto dire 'non sono un'islamica'.

E ho cercato di raccogliere tutte le persone che sono contro l'Islam, l'Islam politico, e ne ho trovate un'ottantina. Ho fatto un cartello con le nostre foto che dice 'ho lasciato l'Islam'.

Nel 1971 c'è stata una Campagna pro-aborto e le 350 donne che vi avevano aderito hanno pubblicato le loro foto con scritto 'io ho abortito'.

Ci sono ora 300 di noi che hanno lasciato la Religione. Questa Campagna è risuonata come una bomba in Germania. Ha causato una gran reazione nei nostri confronti. Molti canali televisivi, britannici, svizzeri e francesi ci hanno voluto intervistare.

Siamo contro le politiche che cercano di dividere il mondo fra Paesi islamici e Paesi non-islamici; siamo contro questa etichetta, che dice, che ognuno che viene da un Paese islamico debba essere un islamico.

Hanno cercato di etichettarci come islamici, ed io mi appresto a etichettare le Organizzazioni islamiche come 'islamiche', perchè questa è la loro etichetta.

Sono qui per dirvi che la nostra Campagna è stata molto importante, per la gente in Germania ed altrove. Ogni giorno ricevo fino a 300 mails da persone che mi fanno i complimenti, dicono perloppiù 'molto ben fatto!'. E il 3% di queste lettere dicono 'ti uccideremo, in nome di Dio'.

Vengo da una famiglia islamica e ho lasciato l'Islam a 14 anni. Tre ore dopo la pubblicazione di questa verità, sono venuti dei poliziotti a casa dicendo che dovevo essere protetta perchè rischiavo di essere uccisa. Le Organizzazioni islamiche internazionali sono responsabili di queste minacce.

Mi è stato detto di evitare di dire tutte queste cose davanti agli islamici. Ho risposto che conosco questa gente e che in Iran costoro hanno dovuto inginocchiarsi davanti ad un Movimento come il mio. Centinaia di esecuzioni avvengono in Iran da quando Khomeini e il Movimento islamico sono saliti al potere. Se noi non facciamo niente e non diciamo niente, costoro prenderanno potere in Germania e negli altri Paesi.

I Governi britannico, germanico e l'Unione Europea, sono compromessi con Movimenti islamici. In Germania hanno incontri con le Organizzazioni terroristiche e islamiche, a scopo d'integrazione di gente come me.

Quando ci etichettano come 'islamici', e poi hanno a che fare con i 'leaders islamici' per cercare di farci integrare, sbagliano.

Nella politica europea l'indossare il velo ('hijab') ha due connotazioni: identità politica o aderenza a Gruppi islamici.

Ma noi ci siamo alzati in piedi, e vogliamo un cambiamento. Gente come me è per i Diritti Umani Universali; diciamo che nessuna Religione deve essere utilizzata a scopi d'identificazione.

Ogni Essere umano, nel XXI. secolo, ha diritto di essere Libero, amare e vivere bene. Vogliamo che i Governi europei, insieme ai Gruppi islamici, la smettano di etichettare persone che sono venute qui (Europa) in cerca della loro vita.

Noi rappresentiamo l'Europa, e vogliamo il Secolarismo e difendiamo la Libertà d'Espressione.

In Germania hanno cancellato una pièce di teatro perchè criticava l'Islam (e questo avrebbe messo in pericolo il Paese).

Vogliamo che il Movimento che rappresentiamo guadagni attenzione.

Chiediamo di unirsi, mano nella mano, britannici, germanici, e altri, contro l'Islam politico, contro la politica della tolleranza (verso l'Islam politico) in nome del Multiculturalismo.

Siamo contro l'introduzione dell'Islam politico nel Sistema legale. Vogliamo il rispetto dei Diritti Umani.

Spero che questa Campagna, e questo Movimento, diventi di tipo internazionale e che sempre più persone vi aderiscano.'

***

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Unisciti alla lotta contro l'Apartheid sessuale e la Shari'a
31 gennaio 2009 - pubblicato da Equal Rights Now (Organizzazione contro la Discriminazione delle Donne in Iran)

TRENT'ANNI DI LOTTA PER LA LIBERTÀ E L'UGUAGLIANZA
di Sohaila Sharifi

In Internet si trova un video-clip che riprende la storica marcia del 1979 in Iran, per la Giornata Internazionale della Donna. Ogni volta che guardo questo video-clip mi sento molto emozionata e orgogliosa. Il video-clip in bianco e nero, di bassa qualità, mostra migliaia di donne di ogni estrazione sociale -velate e senza velo- che marciano lungo le strade di Tehran, protestando contro l'ultimo discorso di Khomeini, in cui diceva che è un dovere delle donne islamiche quello di coprirsi e di diffondere gli ideali della "Rivoluzione islamica". La sua "fatwa" (decisione politico-religiosa) sarebbe diventata una legge, che ogni donna sarebbe stata obbligata ad osservare. Nel video-clip molte donne innalzano striscioni e altre hanno il pugno alzato, mentre cantano degli slogans. Dopotutto, per molte di loro si era trattato anche della loro Rivoluzione (in seno alla Rivoluzione iraniana), ma questa è poi stata soppressa dal Movimento politico islamico.
Anche se la maggior parte dei manifestanti era donna, si trovavano anche uomini fra loro, per sostenerle. La maggior parte delle donne indossava abiti moderni, funzionali, alcune in accordo con gli ultimi suggerimenti della moda, altre erano semplicemente in jeans e in giacca o in jeans e in felpa. Alcune avevano i capelli sciolti, pettinati con la riga in mezzo. Altre avevano i capelli raccolti e altre portavano i capelli sciolti, tenuti da mollette ai lati del volto. Assomigliavano a qualsiasi altra donna nel mondo. Sono i loro visi arrabbiati e le loro grida appassionate che le hanno rese delle coraggiose combattenti, assieme al resto del Paese, nella Rivoluzione che è riuscita a far crollare una delle Dittature più potenti della regione (quella dello Shah). Sono gli slogans che urlano che mi fanno venire il nodo in gola ogni volta che vedo il video-clip. Quello che dicevano e quello che cantavano trent'anni fa, è quello che ancora oggi stanno dicendo e cantando: "Libertà è la nostra Cultura; stare a casa è la nostra vergogna"; "Libertà ed Uguaglianza sono Valori innegabili"; "combatteremo contro l'obbligo di portare il velo. Abbasso la Dittatura"; "all'alba della Libertà (in seguito alla Rivoluzione iraniana), manchiamo di Libertà per le donne (a causa del Regime islamico)"; "i Diritti delle donne sono nè orientali nè occidentali. Essi sono universali"; "la Libertà è libera da regole e imposizioni" e "abbiamo fatto la Rivoluzione per progredire, mica per tornare indietro".
Una ragazzina dice ad un reporter francese quanto lei e i suoi amici abbiano dimostrato contro lo Shah per circa un anno, sperando che poi avrebbero avuto una vita migliore, avrebbero beneficiato di Libertà e Uguaglianza, e come tutto sembrava invece muoversi ora nel senso opposto: "È come tornare indietro di centinaia di anni", dice la ragazzina. Una donna che sembra uscita dal Medioevo, e che indossa un "chador" floreale, spiega invece che è cresciuta con il "chador" e le va bene di indossarlo, e che però "ha due figlie giovani, ed è per loro che si trova lì, mica per sè stessa. Loro sono state educate ad essere indipendenti, e non hanno alcuna voglia di sentirsi dire come devono vestirsi. È per supportare loro che sono qui, oggi".
Dopo trent'anni, molte di queste donne (quanto meno quelle che sono state sufficientemente fortunate da sopravvivere al brutale Regime islamico) sognano ancora la Libertà per cui hanno lottato e che è stata così brutalmente soppressa. Hanno lasciato il loro sogno alla generazione successiva, che lotta contro il Regime con la stessa passione e lo stesso coraggio delle madri, e anche di più. Alcune come Mina Ahadi rifutano di fermarsi agli striscioni e portano avanti, da Tabriz a Tehran, a Berlino a Londra, a tutto il mondo, la lotta per il Secolarismo e la Libertà, con fierezza.
La battaglia fra il Regime islamico e il popolo iraniano, in particolare le donne, è iniziata con una storica dimostrazione ed è continuata. Attraverso le decadi, il velo è rimasto un tema dominante per entrambi le parti. Il Regime islamico e il suo Movimento Hezbollah, hanno brutalmente gettato acido sui visi truccati, hanno fustigato gambe scoperte e letteralmente appuntato l'"hijab" alla fronte di coloro che rifiutavano di metterlo. Hanno licenziato qualsiasi donna che rifiutasse di portare l"hijab" e con il tempo hanno inasprito le leggi sul velo, al fine di reprimere il sempre più nutrito Movimento di resistenza, a cui aderiscono soprattutto le giovani generazioni. È interessante notare come, diversamente dai loro genitori e dalle generazioni precedenti, la maggioranza dei giovani che dichiarano il loro rifiuto al Regime islamico, non hanno mai visto alcunché di differente. Sono nati e cresciuti sotto le strette regole della Shari'a, e in base a ciò chiedono Uguaglianza e Libertà incondizionate. Si può concludere che aldilà degli sforzi del Governo, non si è mai stati in grado di uccidere il sogno di coloro che marciarono per le strade di Tehran trent'anni fa.
Il Movimento di Liberazione delle Donne in Iran sta crescendo, e la sua lotta contro l'Islam politico si è diffusa sia in Iran che in certi Paesi europei. È diventato un Movimento internazionale. L'"hijab" è diventato uno dei tanti pilastri sia del Governo islamico iraniano, che dell'Islam politico nel mondo intero. Oggi bisogna lottare contro il velo sia per le strade di Tehran e Isfahan, che per quelle di Londra e Berlino. Oggi dobbiamo lottare contro la Legge della Shari'a sia in Iran che in Canada, sia in Gran Bretagna che in Svezia. Oggi dobbiamo salvare i bambini dalle scuole religiose e dall'indottrinamento religioso, sia in Afghanistan che in Pakistan, che in Iran, e pure in Gran Bretagna e in altri Paesi europei.
L'Iran rimane comunque il campo di battaglia principale, perchè è il cavallo di battaglia islamico; finché le cose restano così, l'unica possibilità per gli amanti della Libertà, i secolaristi e coloro che sognano l'Uguaglianza e una vita libera, è quella di rovesciare il Regime dell'Apartheid sessuale in Iran. Il Movimento per l'Uguaglianza e la Libertà in Iran, il Movimento di Liberazione delle Donne, la battaglia dei lavoratori e del Movimento di sinistra secolare in Iran, sono i pilastri del Movimento di Sinistra internazionale, secolarista e umanista. Il Movimento iraniano deve essere ascoltato, supportato e fortificato.

UNISCITI ALLA LOTTA CONTRO L'APARTHEID SESSUALE

L'Apartheid sessuale è lo scandalo di questo secolo. In Iran, Iraq, Afghanistan e altri Paesi gestiti dalla Legge islamica, milioni di donne e ragazze sono segregate, degradate e relegate a cittadini di serie B. Tenere le donne e le ragazze separate e trattarle senza uguaglianza, sono pilastri importanti delle regole islamiche, che si riflettono sulla vita di ogni giorno della gente. Soltanto un Movimento massiccio è riuscito a rigettare l'Apartheid razziale in Sud Africa; lo stesso deve accadere per rigettare la segregazione basata sul sesso che avviene in Iran e nel resto del mondo.
L'8 marzo 2009 sarà il 30° anniversario della dimostrazione di massa contro il velo e contro l'Apartheid sessuale che è avvenuta in Iran, dopo che Khomeini ha proclamato -il giorno prima- che le donne dovevano portare il velo sul posto di lavoro. Le proteste sono state soppresse dal Regime islamico dell'Iran e l'uso del velo è stato imposto a ragazze e donne, come pure è stata imposta la loro segregazione nella Società.
Il Movimento di Liberazione delle Donne in Iran, comunque, ha continuato a mobilitarsi ed è cresciuto in potere e numeri. Oggi, è un vero e proprio Movimento che lotta contro l'Apartheid sessuale e la Discriminazione contro le donne e in favore della Libertà e dell'Uguaglianza.
Uguali Diritti Ora [Equal Rights Now] - Organizzazione contro la Discriminazione delle Donne in Iran, chiede alla gente ovunque di sostenere questo Movimento, proclamando l'8 marzo (Giornata Internazionale della Donna) la Giornata Internazionale Contro l'Apartheid Sessuale.
Chiediamo anche a tutti gli individui, alle Unioni, ai Partiti, alle Organizzazioni di condannare l'Apartheid sessuale e il Movimento politico islamico (che invece promuove questo Apartheid), il quale si rifiuta di sottoscrivere la seguente Dichiarazione.

DICHIARAZIONE CONTRO L'APARTHEID SESSUALE

I sottoscritti, si oppongono inequivocabilmente all'Apartehid sessuale e alla sottomissione di milioni di donne che vivono sotto le norme e le leggi islamiche.
Condanniamo i Regimi e i Movimenti politici islamici, che promuovono l'Apartheid sessuale, Iran incluso.
Supportiamo la legittima lotta di milioni di donne e uomini per la Libertà, l'Uguaglianza e i Diritti universali.
L'Apartheid sessuale, come l'Apartheid razziale, non ha alcuno spazio nel 21° secolo.

La Dichiarazione è già stata firmata da: Norm R. Allen Jr., Executive Director, African Americans for Humanism, USA; Ophelia Benson, Editor, Butterflies and Wheels, USA; - Shahnaz Bokhari, Chairperson, Progressive Women's Association, Pakistan; Pamela Bone, Journalist and Author, Australia; A. C. Grayling, Author and Philosopher, UK; Maria Hagberg, founder of organisation against honour killings, Sweden; Hope Knuttson, President, Sidmennt, the Icelandic Ethical Humanist Association, Iceland; David Pollock, President of the European Humanist Federation, UK; Terry Sanderson, President, National Secular Society, UK; Michael Schmidt-Salomon, philosopher; CEO of Giordano Bruno Foundation, Germany; Joan Smith, Novelist, Columnist and Human Rights Activist, UK; and Peter Tatchell, Human Rights Campaigner, UK.

Aggiungi il tuo nome alla Dichiarazione: http://www.petitiononline.com/ERNIran/petition.html

["clicka" su "sign the Petition", inserisci il tuo Nome e il tuo Indirizzo e-mail, e poi "clicka" "preview your signature" e poi "approve"]

Unisciti alla lotta contro l'Apartheid sessuale!

RAGGIUNGI LA CAMPAGNA "UNA LEGGE PER TUTTI" CONTRO LA LEGGE DELLA SHARI'A IN GRAN BRETAGNA

Per commemorare la Giornata Internazionale della Donna, l'Associazione "Una Legge per Tutti" organizza una marcia, una conferenza e una gara artistica con permio, il 7 marzo 2009 a Londra. È la tua occasione per esprimere la tua opposizione alla Legge della Shari'a, e a tutti i Tribunali religiosi, esistenti in Gran Bretagna e altrove nel mondo, e per chiedere una Legge secolare per tutti, e Diritti civili per tutti, e per chiedere la fine del relativismo culturale e del razzismo, e per difendere i Diritti Universali. Ci incontreremo il giorno 7, alla North Terrace di Trafalgar Square, e tra le 15:30 e le 16:30 terremo una dimostrazione simbolica, a cui faremo seguire una marcia attraverso Conway Hall, dalle 16:30 alle 17:30. Parteciperemo poi alla conferenza dal titolo "la Legge della Shari'a - l'Apartheid sessuale - i Diritti della Donna", che si terrà dalle 18:00 alle 20:00 presso la Conway Hall di 25 Red Lion Square, a Londra WC1R 4RL. Fra i relatori: Yasmin Alibhai-Brown (giornalista e membro degli "Islamici Britannici in Favore di Una Democrazia Secolare"), Naser Khader (fondatore degli "Islamici Democratici"), Gina Khan (portavoce della "Una Legge per Tutti"), Kenan Malik (scrittore e presentatore), Maryam Namazie (portavoce della "Una Legge per Tutti") [nota: Maryam Namazie], Fariborz Pooya ("Società Secolare Iraniana" e "Concilio degli Ex-Islamici della Gran Bretagna"), e Carla Revere ("Avvocati della Società Secolare"). I premi per la nostra gara artistica saranno distribuiti alla conferenza del 7 marzo. Puoi partecipare alla gara sottoponendoci un dipinto, un disegno, una fotografia, un'animazione o un breve video -in formato digitale-, entro il 27 febbraio 2009. L'obiettivo della competizione artistica è quello di esporre la natura discriminante della Legge della Shari'a e dei Tribunali religiosi, ed allo stesso tempo quello di promuovere pari Diritti per tutti i cittadini, così come lo riassume la frase emblematica della Campagna: "Una Legge per Tutti". Tutte le opere saranno sottoposte ad un gruppo di giudici scelti, e meglio: AC Grayling (filosofo), Deeyah (cantante), Johann Hari (giornalista e drammaturgo) e Polly Toynbee (scrittore e articolista). E se puoi, ricordati di supportare finanziariamente la nostra Organizzazione. Qualsiasi cifra può aiutare: per la manifestazione del 7 marzo; per supportare le nostre Campagne future -che siano legali ed informative-; per tenere una serie di discorsi in tutto il Paese; per una marcia collettiva in novembre; e altro ancora. Tutto costa! Se tutte e tutti coloro che supportano il nostro lavoro e/o che hanno firmato la nostra petizione (sono 6'800 al 10 dicembre 2008) [nota: Petizione] versassero anche solo 1 Lira Sterlina, avremmo i fondi per portare avanti la nostra Campagna. Sappiamo che all'orizzonte ci attende una grande battaglia, e che possiamo vincerla solo se la combattiamo tutti assieme. Dobbiamo mobilizzare una folla anti-razzista, che si muova per difendere i Diritti della gente e la vita delle persone, e che metta l'Essere umano al di sopra della Cultura e della Religione.

Per le donazioni, per maggiori informazioni, per scaricare il volantino o il formulario d'iscrizione, o per firmare la nostra petizione, visita il nostro sito: www.onelawforall.org.uk.

Puoi anche contattarci direttamente:

BM Box 2387
London WC1N 3XX, UK
Tel: +44 (0) 7719166731
onelawforall@gmail.com

UNISCITI ALLA CAMPAGNA INTERNAZIONALE CONTRO LA LEGGE CIVILE DEL KURDISTAN, IRAQ

Il Parlamento del Kurdistan in Iraq ha recentemente approvato la Legge Civile del Kurdistan, nonostante le proteste e le obiezioni di molti attivisti (per i Diritti Umani) e secolaristi. La Legge Civile di recente approvazione stabilisce la schiavizzazione e l'inferiorità della donna. Legalizza la Discriminazione basata sul genere. La nuova Legge incoraggia gli uomini a sposare più donne, e ad imporre un guardiano maschile ad ogni donna; promuove la pratica della compra-vendita delle donne, a scopo di matrimonio e guadagno, e mantiene l'inferiorità della donna in materia d'eredità, oltre ad altre regole discriminanti tratte dalla Legge della Shari'a (islamica). L'accettazione di questa Legge reazionaria da parte delle forze nazionaliste-islamiste che dominano il Parlamento, è una chiara violazione dei Diritti delle Donne. È una continuazione di quanto avvenuto durante gli ultimi 17 anni, promosso da queste forze, che ha violato i Diritti delle Donne e ha promosso pratiche e Valori di tipo religioso e tribale, e ha promosso la pratica degli odiosi "delitti d'onore". Crediamo che le forze umanitarie possano e debbano prendere posizione contro questa Legge discriminante, e sradicarla.
È perciò che lanciamo la nostra Campagna contro la Legge Civile del Kurdistan, in Iraq. Chiediamo l'immediata abolizione della Legge Civile, approvata dal Parlamento del Kurdistan e ci opponiamo fermamente ad ogni forma di schiavitù e di Discriminazione sessuale a danno delle donne. Chiediamo anche la proibizione di qualsiasi interferenza della Shari'a o delle Leggi religiose nella vita privata e pubblica, e chiediamo la totale separazione fra Religione e Stato. Quale alternativa, la Campagna si prefigge di proporre una Legge Civile secolare, che proibisca la poligamia, la compa-vendita in materia di matrimonio, la dote dovuta alla sposa, o qualsiasi altra pratica finanziaria legata al matrimonio, qualsiasi forma di pressione o coercizione, esercitata da individui o da Partiti sulla donna, in merito alla sua scelta di uno sposo, e qualsiasi forma di pressione o coercizione in merito alla loro vita in comune, e qualsiasi disuguaglianza di Diritti fra uomini e donne, in materia di separazione e divorzio.
Chiamiamo tutti gli amanti dell'Uguaglianza e del Secolarismo, tutti i Gruppi o gli individui che credono nell'Uguaglianza fra i generi, siano essi in Kurdistan, in Iraq o altrove nel mondo, di supportare questa Campagna.

Per maggiori informazioni o per aggiungere la tua firma a questa importante Campagna, contatta:
Sargul Ahmad sargulah@yahoo.comKhayal Ibrahim khayal71@yahoo.ca

FACCIAMO DIVENTARE LA GIORNATA INTERNAZIONALE PER LA DONNA IL GIORNO DI PROTESTA CONTRO IL REGIME DI APARTHEID SESSUALE IN IRAN!

L'8 marzo, la Giornata Internazionale della Donna, è il giorno di protesta internazionale contro ogni forma di oppressione e di discriminazione verso la donna. Per segnare questa Giornata, Equal Rights Now - Organizzazione contro la Discriminazione della Donna in Iran, e altri, chiamano alla condanna della Repubblica Islamica dell'Iran per l'uso sistematico della Misoginia e dell'Apartheid sessuale.
In questo giorno, di quest'Epoca, l'Apartheid non è più identificabile con l'Apartheid razziale, ma con quello sessuale praticato dai Regimi come quello della Repubblica Islamica dell'Iran. Il Regime ha intensificato, legittimato e rafforzato la sottomissione delle donne, attraverso le sue leggi ed il suo Sistema legale. A livello esterno, ha rafforzato l'uso obbligatorio del velo, che è stato imposto con la forza bruta, tanto che si è giunti a gettare acido sul viso di donne senza il velo, e si è giunti a imprigionare e flagellare le donne accusate di trasgressione. Come l'Apartheid formale in Sud Africa, l'Apartheid sessuale pure segrega le donne sui bus, nei posti di lavoro e in altri spazi pubblici. Alle donne viene impedito di occupare determinate posizioni. Non hanno nemmeno il diritto di entrare negli Stadi sportivi. Secondo la Legge della Shari'a, le donne sono proprietà dell'uomo, ed il loro unico dovere è quello di servire il loro "maschio di guardia" ed occuparsi del loro marito e dei loro figli. Il Diritto all'eredità di una donna è la metà di quello di un uomo. La testimonianza di una donna vale la metà di quella di un uomo. Le donne possono ottenere il divorzio solo difficilmente, in quanto (secondo la Shari'a) hanno bisogno del permesso del marito, mentre gli uomini possono divorziare dalle mogli senza motivo (Ripudio verbale), persino senza essere presenti (incaricano qualcun altro di ripudiare la loro moglie). Alle donne è vietato viaggiare, lavorare, studiare e altro senza il consenso del loro "maschio guardiano". Il matrimonio di una donna adulta è considerato invalido ed è impossibile registrarlo, se manca il consenso paterno al matrimonio. Le relazioni sessuali fuori dal matrimonio sono punibili con la morte tramite lapidazione, la forma più brutale di esecuzione. Qualsiasi protesta contro l'Apartheid sessuale e contro lo schiavismo delle donna è soppressa con la forza bruta.
Alla luce di questa cruda realtà, la Repubblica Islamica dell'Iran deve affrontare lo stesso tipo di condanna pubblica che ha affrontato il Sud Africa, con il suo Apartheid razziale. La Repubblica Islamica dell'Iran deve essere condannata e isolata dall'umanità del 21° secolo. L'isolamento politico del Sud Africa durante l'Apartheid, all'inizio degli anni Novanta, dimostra come gli sforzi comuni della gente, a livello mondiale, abbiano successo nell'abolizione di un Regime disumano. La Repubblica Islamica dell'Iran può e deve incorrere nella stessa condanna e espulsione (in cui è incorso il Sud Africa). Qualsiasi accondiscendenza verso questo Regime è pagata dal popolo iraniano, al quale vengono tolti i Diritti e pure la vita.

L'8 marzo, Equal Rights Now chiama alla solidarietà nella lotta per l'Uguaglianza fra donna e uomo in Iran. Durante gli ultimi 30 anni, il Movimento contro l'Apartheid sessuale ha preso piede nelle Università e scuole, nelle fabbriche e sui posti di lavoro, nelle famiglie e per le strade. Questo Movimento si sta espandendo sempre più. Secondo le statistiche ufficiali, in Iran, centinaia di migliaia di giovani e di donne vengono arrestati e puniti annualmente perchè si rifiutano di indossare il velo. Spesso sono fustigati. Questo dimostra sia l'oppressione del Regime che la massiva resistenza e lotta al Regime. L'appello a lottare contro la situazione delle donne in Iran sotto il Regime islamico in Iran, è un appello alla lotta contro un Regime reazionario e contro il Movimento politico islamico, che conduce al terrore e al medioevalismo. L'emancipazione delle donne in Iran richiama l'emancipazione delle donne dei Paesi e delle Comunità gestiti dall'Islam politico e dalla Shari'a. L'emancipazione delle donne in Iran rafforzerà il Movimento di Liberazione delle Donne a livello internazionale.
L'8 marzo chiediamo all'opinione pubblica di supportare il Movimento di Liberazione delle Donne in Iran, chiedendo la fine delle relazioni politiche con la Repubblica Islamica dell'Iran, e la fine dell'Apartheid sessuale.
Indoeuropean said:
Unisciti alla lotta contro l'Apartheid sessuale e la Shari'a
31 gennaio 2009 - pubblicato da Equal Rights Now (Organizzazione contro la Discriminazione delle Donne in Iran)

TRENT'ANNI DI LOTTA PER LA LIBERTÀ E L'UGUAGLIANZA
di Sohaila Sharifi

In Internet si trova un video-clip che riprende la storica marcia del 1979 in Iran, per la Giornata Internazionale della Donna. Ogni volta che guardo questo video-clip mi sento molto emozionata e orgogliosa. Il video-clip in bianco e nero, di bassa qualità, mostra migliaia di donne di ogni estrazione sociale -velate e senza velo- che marciano lungo le strade di Tehran, protestando contro l'ultimo discorso di Khomeini, in cui diceva che è un dovere delle donne islamiche quello di coprirsi e di diffondere gli ideali della "Rivoluzione islamica". La sua "fatwa" (decisione politico-religiosa) sarebbe diventata una legge, che ogni donna sarebbe stata obbligata ad osservare. Nel video-clip molte donne innalzano striscioni e altre hanno il pugno alzato, mentre cantano degli slogans. Dopotutto, per molte di loro si era trattato anche della loro Rivoluzione (in seno alla Rivoluzione iraniana), ma questa è poi stata soppressa dal Movimento politico islamico.
Anche se la maggior parte dei manifestanti era donna, si trovavano anche uomini fra loro, per sostenerle. La maggior parte delle donne indossava abiti moderni, funzionali, alcune in accordo con gli ultimi suggerimenti della moda, altre erano semplicemente in jeans e in giacca o in jeans e in felpa. Alcune avevano i capelli sciolti, pettinati con la riga in mezzo. Altre avevano i capelli raccolti e altre portavano i capelli sciolti, tenuti da mollette ai lati del volto. Assomigliavano a qualsiasi altra donna nel mondo. Sono i loro visi arrabbiati e le loro grida appassionate che le hanno rese delle coraggiose combattenti, assieme al resto del Paese, nella Rivoluzione che è riuscita a far crollare una delle Dittature più potenti della regione (quella dello Shah). Sono gli slogans che urlano che mi fanno venire il nodo in gola ogni volta che vedo il video-clip. Quello che dicevano e quello che cantavano trent'anni fa, è quello che ancora oggi stanno dicendo e cantando: "Libertà è la nostra Cultura; stare a casa è la nostra vergogna"; "Libertà ed Uguaglianza sono Valori innegabili"; "combatteremo contro l'obbligo di portare il velo. Abbasso la Dittatura"; "all'alba della Libertà (in seguito alla Rivoluzione iraniana), manchiamo di Libertà per le donne (a causa del Regime islamico)"; "i Diritti delle donne sono nè orientali nè occidentali. Essi sono universali"; "la Libertà è libera da regole e imposizioni" e "abbiamo fatto la Rivoluzione per progredire, mica per tornare indietro".
Una ragazzina dice ad un reporter francese quanto lei e i suoi amici abbiano dimostrato contro lo Shah per circa un anno, sperando che poi avrebbero avuto una vita migliore, avrebbero beneficiato di Libertà e Uguaglianza, e come tutto sembrava invece muoversi ora nel senso opposto: "È come tornare indietro di centinaia di anni", dice la ragazzina. Una donna che sembra uscita dal Medioevo, e che indossa un "chador" floreale, spiega invece che è cresciuta con il "chador" e le va bene di indossarlo, e che però "ha due figlie giovani, ed è per loro che si trova lì, mica per sè stessa. Loro sono state educate ad essere indipendenti, e non hanno alcuna voglia di sentirsi dire come devono vestirsi. È per supportare loro che sono qui, oggi".
Dopo trent'anni, molte di queste donne (quanto meno quelle che sono state sufficientemente fortunate da sopravvivere al brutale Regime islamico) sognano ancora la Libertà per cui hanno lottato e che è stata così brutalmente soppressa. Hanno lasciato il loro sogno alla generazione successiva, che lotta contro il Regime con la stessa passione e lo stesso coraggio delle madri, e anche di più. Alcune come Mina Ahadi rifutano di fermarsi agli striscioni e portano avanti, da Tabriz a Tehran, a Berlino a Londra, a tutto il mondo, la lotta per il Secolarismo e la Libertà, con fierezza.
La battaglia fra il Regime islamico e il popolo iraniano, in particolare le donne, è iniziata con una storica dimostrazione ed è continuata. Attraverso le decadi, il velo è rimasto un tema dominante per entrambi le parti. Il Regime islamico e il suo Movimento Hezbollah, hanno brutalmente gettato acido sui visi truccati, hanno fustigato gambe scoperte e letteralmente appuntato l'"hijab" alla fronte di coloro che rifiutavano di metterlo. Hanno licenziato qualsiasi donna che rifiutasse di portare l"hijab" e con il tempo hanno inasprito le leggi sul velo, al fine di reprimere il sempre più nutrito Movimento di resistenza, a cui aderiscono soprattutto le giovani generazioni. È interessante notare come, diversamente dai loro genitori e dalle generazioni precedenti, la maggioranza dei giovani che dichiarano il loro rifiuto al Regime islamico, non hanno mai visto alcunché di differente. Sono nati e cresciuti sotto le strette regole della Shari'a, e in base a ciò chiedono Uguaglianza e Libertà incondizionate. Si può concludere che aldilà degli sforzi del Governo, non si è mai stati in grado di uccidere il sogno di coloro che marciarono per le strade di Tehran trent'anni fa.
Il Movimento di Liberazione delle Donne in Iran sta crescendo, e la sua lotta contro l'Islam politico si è diffusa sia in Iran che in certi Paesi europei. È diventato un Movimento internazionale. L'"hijab" è diventato uno dei tanti pilastri sia del Governo islamico iraniano, che dell'Islam politico nel mondo intero. Oggi bisogna lottare contro il velo sia per le strade di Tehran e Isfahan, che per quelle di Londra e Berlino. Oggi dobbiamo lottare contro la Legge della Shari'a sia in Iran che in Canada, sia in Gran Bretagna che in Svezia. Oggi dobbiamo salvare i bambini dalle scuole religiose e dall'indottrinamento religioso, sia in Afghanistan che in Pakistan, che in Iran, e pure in Gran Bretagna e in altri Paesi europei.
L'Iran rimane comunque il campo di battaglia principale, perchè è il cavallo di battaglia islamico; finché le cose restano così, l'unica possibilità per gli amanti della Libertà, i secolaristi e coloro che sognano l'Uguaglianza e una vita libera, è quella di rovesciare il Regime dell'Apartheid sessuale in Iran. Il Movimento per l'Uguaglianza e la Libertà in Iran, il Movimento di Liberazione delle Donne, la battaglia dei lavoratori e del Movimento di sinistra secolare in Iran, sono i pilastri del Movimento di Sinistra internazionale, secolarista e umanista. Il Movimento iraniano deve essere ascoltato, supportato e fortificato.

UNISCITI ALLA LOTTA CONTRO L'APARTHEID SESSUALE

L'Apartheid sessuale è lo scandalo di questo secolo. In Iran, Iraq, Afghanistan e altri Paesi gestiti dalla Legge islamica, milioni di donne e ragazze sono segregate, degradate e relegate a cittadini di serie B. Tenere le donne e le ragazze separate e trattarle senza uguaglianza, sono pilastri importanti delle regole islamiche, che si riflettono sulla vita di ogni giorno della gente. Soltanto un Movimento massiccio è riuscito a rigettare l'Apartheid razziale in Sud Africa; lo stesso deve accadere per rigettare la segregazione basata sul sesso che avviene in Iran e nel resto del mondo.
L'8 marzo 2009 sarà il 30° anniversario della dimostrazione di massa contro il velo e contro l'Apartheid sessuale che è avvenuta in Iran, dopo che Khomeini ha proclamato -il giorno prima- che le donne dovevano portare il velo sul posto di lavoro. Le proteste sono state soppresse dal Regime islamico dell'Iran e l'uso del velo è stato imposto a ragazze e donne, come pure è stata imposta la loro segregazione nella Società.
Il Movimento di Liberazione delle Donne in Iran, comunque, ha continuato a mobilitarsi ed è cresciuto in potere e numeri. Oggi, è un vero e proprio Movimento che lotta contro l'Apartheid sessuale e la Discriminazione contro le donne e in favore della Libertà e dell'Uguaglianza.
Uguali Diritti Ora [Equal Rights Now] - Organizzazione contro la Discriminazione delle Donne in Iran, chiede alla gente ovunque di sostenere questo Movimento, proclamando l'8 marzo (Giornata Internazionale della Donna) la Giornata Internazionale Contro l'Apartheid Sessuale.
Chiediamo anche a tutti gli individui, alle Unioni, ai Partiti, alle Organizzazioni di condannare l'Apartheid sessuale e il Movimento politico islamico (che invece promuove questo Apartheid), il quale si rifiuta di sottoscrivere la seguente Dichiarazione.

DICHIARAZIONE CONTRO L'APARTHEID SESSUALE

I sottoscritti, si oppongono inequivocabilmente all'Apartehid sessuale e alla sottomissione di milioni di donne che vivono sotto le norme e le leggi islamiche.
Condanniamo i Regimi e i Movimenti politici islamici, che promuovono l'Apartheid sessuale, Iran incluso.
Supportiamo la legittima lotta di milioni di donne e uomini per la Libertà, l'Uguaglianza e i Diritti universali.
L'Apartheid sessuale, come l'Apartheid razziale, non ha alcuno spazio nel 21° secolo.

La Dichiarazione è già stata firmata da: Norm R. Allen Jr., Executive Director, African Americans for Humanism, USA; Ophelia Benson, Editor, Butterflies and Wheels, USA; - Shahnaz Bokhari, Chairperson, Progressive Women's Association, Pakistan; Pamela Bone, Journalist and Author, Australia; A. C. Grayling, Author and Philosopher, UK; Maria Hagberg, founder of organisation against honour killings, Sweden; Hope Knuttson, President, Sidmennt, the Icelandic Ethical Humanist Association, Iceland; David Pollock, President of the European Humanist Federation, UK; Terry Sanderson, President, National Secular Society, UK; Michael Schmidt-Salomon, philosopher; CEO of Giordano Bruno Foundation, Germany; Joan Smith, Novelist, Columnist and Human Rights Activist, UK; and Peter Tatchell, Human Rights Campaigner, UK.

Aggiungi il tuo nome alla Dichiarazione: http://www.petitiononline.com/ERNIran/petition.html

["clicka" su "sign the Petition", inserisci il tuo Nome e il tuo Indirizzo e-mail, e poi "clicka" "preview your signature" e poi "approve"]

Unisciti alla lotta contro l'Apartheid sessuale!

RAGGIUNGI LA CAMPAGNA "UNA LEGGE PER TUTTI" CONTRO LA LEGGE DELLA SHARI'A IN GRAN BRETAGNA

Per commemorare la Giornata Internazionale della Donna, l'Associazione "Una Legge per Tutti" organizza una marcia, una conferenza e una gara artistica con permio, il 7 marzo 2009 a Londra. È la tua occasione per esprimere la tua opposizione alla Legge della Shari'a, e a tutti i Tribunali religiosi, esistenti in Gran Bretagna e altrove nel mondo, e per chiedere una Legge secolare per tutti, e Diritti civili per tutti, e per chiedere la fine del relativismo culturale e del razzismo, e per difendere i Diritti Universali. Ci incontreremo il giorno 7, alla North Terrace di Trafalgar Square, e tra le 15:30 e le 16:30 terremo una dimostrazione simbolica, a cui faremo seguire una marcia attraverso Conway Hall, dalle 16:30 alle 17:30. Parteciperemo poi alla conferenza dal titolo "la Legge della Shari'a - l'Apartheid sessuale - i Diritti della Donna", che si terrà dalle 18:00 alle 20:00 presso la Conway Hall di 25 Red Lion Square, a Londra WC1R 4RL. Fra i relatori: Yasmin Alibhai-Brown (giornalista e membro degli "Islamici Britannici in Favore di Una Democrazia Secolare"), Naser Khader (fondatore degli "Islamici Democratici"), Gina Khan (portavoce della "Una Legge per Tutti"), Kenan Malik (scrittore e presentatore), Maryam Namazie (portavoce della "Una Legge per Tutti") [nota: Maryam Namazie], Fariborz Pooya ("Società Secolare Iraniana" e "Concilio degli Ex-Islamici della Gran Bretagna"), e Carla Revere ("Avvocati della Società Secolare"). I premi per la nostra gara artistica saranno distribuiti alla conferenza del 7 marzo. Puoi partecipare alla gara sottoponendoci un dipinto, un disegno, una fotografia, un'animazione o un breve video -in formato digitale-, entro il 27 febbraio 2009. L'obiettivo della competizione artistica è quello di esporre la natura discriminante della Legge della Shari'a e dei Tribunali religiosi, ed allo stesso tempo quello di promuovere pari Diritti per tutti i cittadini, così come lo riassume la frase emblematica della Campagna: "Una Legge per Tutti". Tutte le opere saranno sottoposte ad un gruppo di giudici scelti, e meglio: AC Grayling (filosofo), Deeyah (cantante), Johann Hari (giornalista e drammaturgo) e Polly Toynbee (scrittore e articolista). E se puoi, ricordati di supportare finanziariamente la nostra Organizzazione. Qualsiasi cifra può aiutare: per la manifestazione del 7 marzo; per supportare le nostre Campagne future -che siano legali ed informative-; per tenere una serie di discorsi in tutto il Paese; per una marcia collettiva in novembre; e altro ancora. Tutto costa! Se tutte e tutti coloro che supportano il nostro lavoro e/o che hanno firmato la nostra petizione (sono 6'800 al 10 dicembre 2008) [nota: Petizione] versassero anche solo 1 Lira Sterlina, avremmo i fondi per portare avanti la nostra Campagna. Sappiamo che all'orizzonte ci attende una grande battaglia, e che possiamo vincerla solo se la combattiamo tutti assieme. Dobbiamo mobilizzare una folla anti-razzista, che si muova per difendere i Diritti della gente e la vita delle persone, e che metta l'Essere umano al di sopra della Cultura e della Religione.

Per le donazioni, per maggiori informazioni, per scaricare il volantino o il formulario d'iscrizione, o per firmare la nostra petizione, visita il nostro sito: www.onelawforall.org.uk.

Puoi anche contattarci direttamente:

BM Box 2387
London WC1N 3XX, UK
Tel: +44 (0) 7719166731
onelawforall@gmail.com

UNISCITI ALLA CAMPAGNA INTERNAZIONALE CONTRO LA LEGGE CIVILE DEL KURDISTAN, IRAQ

Il Parlamento del Kurdistan in Iraq ha recentemente approvato la Legge Civile del Kurdistan, nonostante le proteste e le obiezioni di molti attivisti (per i Diritti Umani) e secolaristi. La Legge Civile di recente approvazione stabilisce la schiavizzazione e l'inferiorità della donna. Legalizza la Discriminazione basata sul genere. La nuova Legge incoraggia gli uomini a sposare più donne, e ad imporre un guardiano maschile ad ogni donna; promuove la pratica della compra-vendita delle donne, a scopo di matrimonio e guadagno, e mantiene l'inferiorità della donna in materia d'eredità, oltre ad altre regole discriminanti tratte dalla Legge della Shari'a (islamica). L'accettazione di questa Legge reazionaria da parte delle forze nazionaliste-islamiste che dominano il Parlamento, è una chiara violazione dei Diritti delle Donne. È una continuazione di quanto avvenuto durante gli ultimi 17 anni, promosso da queste forze, che ha violato i Diritti delle Donne e ha promosso pratiche e Valori di tipo religioso e tribale, e ha promosso la pratica degli odiosi "delitti d'onore". Crediamo che le forze umanitarie possano e debbano prendere posizione contro questa Legge discriminante, e sradicarla.
È perciò che lanciamo la nostra Campagna contro la Legge Civile del Kurdistan, in Iraq. Chiediamo l'immediata abolizione della Legge Civile, approvata dal Parlamento del Kurdistan e ci opponiamo fermamente ad ogni forma di schiavitù e di Discriminazione sessuale a danno delle donne. Chiediamo anche la proibizione di qualsiasi interferenza della Shari'a o delle Leggi religiose nella vita privata e pubblica, e chiediamo la totale separazione fra Religione e Stato. Quale alternativa, la Campagna si prefigge di proporre una Legge Civile secolare, che proibisca la poligamia, la compa-vendita in materia di matrimonio, la dote dovuta alla sposa, o qualsiasi altra pratica finanziaria legata al matrimonio, qualsiasi forma di pressione o coercizione, esercitata da individui o da Partiti sulla donna, in merito alla sua scelta di uno sposo, e qualsiasi forma di pressione o coercizione in merito alla loro vita in comune, e qualsiasi disuguaglianza di Diritti fra uomini e donne, in materia di separazione e divorzio.
Chiamiamo tutti gli amanti dell'Uguaglianza e del Secolarismo, tutti i Gruppi o gli individui che credono nell'Uguaglianza fra i generi, siano essi in Kurdistan, in Iraq o altrove nel mondo, di supportare questa Campagna.

Per maggiori informazioni o per aggiungere la tua firma a questa importante Campagna, contatta:
Sargul Ahmad sargulah@yahoo.comKhayal Ibrahim khayal71@yahoo.ca

FACCIAMO DIVENTARE LA GIORNATA INTERNAZIONALE PER LA DONNA IL GIORNO DI PROTESTA CONTRO IL REGIME DI APARTHEID SESSUALE IN IRAN!

L'8 marzo, la Giornata Internazionale della Donna, è il giorno di protesta internazionale contro ogni forma di oppressione e di discriminazione verso la donna. Per segnare questa Giornata, Equal Rights Now - Organizzazione contro la Discriminazione della Donna in Iran, e altri, chiamano alla condanna della Repubblica Islamica dell'Iran per l'uso sistematico della Misoginia e dell'Apartheid sessuale.
In questo giorno, di quest'Epoca, l'Apartheid non è più identificabile con l'Apartheid razziale, ma con quello sessuale praticato dai Regimi come quello della Repubblica Islamica dell'Iran. Il Regime ha intensificato, legittimato e rafforzato la sottomissione delle donne, attraverso le sue leggi ed il suo Sistema legale. A livello esterno, ha rafforzato l'uso obbligatorio del velo, che è stato imposto con la forza bruta, tanto che si è giunti a gettare acido sul viso di donne senza il velo, e si è giunti a imprigionare e flagellare le donne accusate di trasgressione. Come l'Apartheid formale in Sud Africa, l'Apartheid sessuale pure segrega le donne sui bus, nei posti di lavoro e in altri spazi pubblici. Alle donne viene impedito di occupare determinate posizioni. Non hanno nemmeno il diritto di entrare negli Stadi sportivi. Secondo la Legge della Shari'a, le donne sono proprietà dell'uomo, ed il loro unico dovere è quello di servire il loro "maschio di guardia" ed occuparsi del loro marito e dei loro figli. Il Diritto all'eredità di una donna è la metà di quello di un uomo. La testimonianza di una donna vale la metà di quella di un uomo. Le donne possono ottenere il divorzio solo difficilmente, in quanto (secondo la Shari'a) hanno bisogno del permesso del marito, mentre gli uomini possono divorziare dalle mogli senza motivo (Ripudio verbale), persino senza essere presenti (incaricano qualcun altro di ripudiare la loro moglie). Alle donne è vietato viaggiare, lavorare, studiare e altro senza il consenso del loro "maschio guardiano". Il matrimonio di una donna adulta è considerato invalido ed è impossibile registrarlo, se manca il consenso paterno al matrimonio. Le relazioni sessuali fuori dal matrimonio sono punibili con la morte tramite lapidazione, la forma più brutale di esecuzione. Qualsiasi protesta contro l'Apartheid sessuale e contro lo schiavismo delle donna è soppressa con la forza bruta.
Alla luce di questa cruda realtà, la Repubblica Islamica dell'Iran deve affrontare lo stesso tipo di condanna pubblica che ha affrontato il Sud Africa, con il suo Apartheid razziale. La Repubblica Islamica dell'Iran deve essere condannata e isolata dall'umanità del 21° secolo. L'isolamento politico del Sud Africa durante l'Apartheid, all'inizio degli anni Novanta, dimostra come gli sforzi comuni della gente, a livello mondiale, abbiano successo nell'abolizione di un Regime disumano. La Repubblica Islamica dell'Iran può e deve incorrere nella stessa condanna e espulsione (in cui è incorso il Sud Africa). Qualsiasi accondiscendenza verso questo Regime è pagata dal popolo iraniano, al quale vengono tolti i Diritti e pure la vita.

L'8 marzo, Equal Rights Now chiama alla solidarietà nella lotta per l'Uguaglianza fra donna e uomo in Iran. Durante gli ultimi 30 anni, il Movimento contro l'Apartheid sessuale ha preso piede nelle Università e scuole, nelle fabbriche e sui posti di lavoro, nelle famiglie e per le strade. Questo Movimento si sta espandendo sempre più. Secondo le statistiche ufficiali, in Iran, centinaia di migliaia di giovani e di donne vengono arrestati e puniti annualmente perchè si rifiutano di indossare il velo. Spesso sono fustigati. Questo dimostra sia l'oppressione del Regime che la massiva resistenza e lotta al Regime. L'appello a lottare contro la situazione delle donne in Iran sotto il Regime islamico in Iran, è un appello alla lotta contro un Regime reazionario e contro il Movimento politico islamico, che conduce al terrore e al medioevalismo. L'emancipazione delle donne in Iran richiama l'emancipazione delle donne dei Paesi e delle Comunità gestiti dall'Islam politico e dalla Shari'a. L'emancipazione delle donne in Iran rafforzerà il Movimento di Liberazione delle Donne a livello internazionale.
L'8 marzo chiediamo all'opinione pubblica di supportare il Movimento di Liberazione delle Donne in Iran, chiedendo la fine delle relazioni politiche con la Repubblica Islamica dell'Iran, e la fine dell'Apartheid sessuale.

Fonte per Kurdistan: http://www.ahewar.org/camp/i.asp?id=142

[Gli Articoli di questa Sezione sono stati tutti trovati sul Blog di Maryam Namazie]

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At the moment, one of the main actors exploiting these defects, is Islam, so this site pays particular attention to that threat.

Islam, operating at the micro and macro levels, is unstoppable by individuals, hence: "It takes a nation to protect the nation". There is not enough time to fight all its attacks, nor to read them nor even to record them. So the members of 4F try to curate a representative subset of these events.

We need to capture this information before it is removed.  The site already contains sufficient information to cover most issues, but our members add further updates when possible.

We hope that free nations will wake up to stop the threat, and force the separation of (Islamic) Church and State. This will also allow moderate Muslims to escape from their totalitarian political system.

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These 4 freedoms are designed to close 4 vulnerabilities in Secular Democracy, by making them SP or Self-Protecting (see Hobbes's first law of nature). But Democracy also requires - in addition to the standard divisions of Executive, Legislature & Judiciary - a fourth body, Protector of the Open Society (POS), to monitor all its vulnerabilities (see also Popper). 
1. SP Freedom of Speech
Any speech is allowed - except that advocating the end of these freedoms
2. SP Freedom of Election
Any party is allowed - except one advocating the end of these freedoms
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