The 4 Freedoms Library

It takes a nation to protect the nation

Mondo Islamico - Libro di V. S. Naipaul "Fedeli a oltranza" (Titolo originale: "Beyond Belief")

V. S. Naipaul “Fedeli a oltranza”, GLI ADELPHI, 1998

 

Prologo (Estratti da pagg. 11 e 13)

 

Questo libro parla di persone. Non è un libro di opinioni, è un libro di storie. Le storie sono state raccolte nel 1995 durante un viaggio di cinque mesi in quattro paesi musulmani non arabi: Indonesia, Iran, Pakistan e Malaysia. Quindi ci sono un contesto e un tema.

L’Islam è originariamente una religione araba; tutti i musulmani non arabi sono convertiti. L’Islam non è solamente una questione di coscienza o di fede personale: ha aspirazioni imperialistiche. Il convertito cambia la sua visione del mondo, perché i luoghi santi sono in terra araba, perché la lingua sacra è l’arabo. Cambia pure la sua idea della storia: il convertito rinuncia alla propria e diventa, che gli piaccia o no, parte della storia araba. Quindi deve voltare le spalle a tutto ciò che gli è proprio. Lo sconvolgimento sociale che ne deriva è enorme e può protrarsi anche per mille anni, mentre l’atto di “voltare le spalle” deve essere ripetuto in continuazione. Di conseguenza gli uomini si creano immagini fantasiose di chi sono e cosa sono e nell’Islam dei paesi convertiti si insinua un elemento di nevrosi e di nichilismo. Da qui la facilità di tali paesi ad infiammarsi.

 

(…)

 

Il tema della conversione può essere interpretato anche in modo diverso. Lo si può vedere come una specie di passaggio dalle vecchie credenze, dalle religioni legate alla terra, dal culto dei dominatori e delle divinità locali alle religioni rivelate – principalmente il Cristianesimo e l’Islam – che abbracciano un territorio filosofico, umanitario e sociale più ampio. Gli indù sostengono che l’Induismo è meno coercitivo e più “spirituale”; ed hanno ragione. Ma Gandhi ha preso le sue idee sociali dal Cristianesimo.

Il passaggio dal mondo classico al Cristianesimo ormai è storia. Leggendo i testi, non è facile immaginarsi le lunghe dispute e le angosce che quella transizione produsse. Ma in alcune culture descritte in questo libro, il passaggio all’Islam e, a volte, al Cristianesimo, è ancora in corso. È l’ulteriore tensione drammatica sullo sfondo della loro storia, una sorta di big bang culturale, l’incessante sgretolamento del mondo antico.

 

I. Indonesia

 

1. L’uomo del momento (Estratto da pag. 26)

 

(…)

 

Immaduddin scelse nomi non islamici e moderni per le sue iniziative. Così a Bandung, nel 1979, i suoi erano corsi di esercizi mentali per gruppi di adolescenti della borghesia. Fra i giochi moderni che proponeva c’era quello di mettersi seduti a cinque a cinque e costruire dei quadrati con pezzi di carta di varia forma precedentemente distribuiti in buste separate. L’esercizio riesce solo se c’è collaborazione e ci si scambia i diversi pezzi. In questo modo accattivante i ragazzi imparavano a collaborare, perseverare, conoscersi l’un l’altro, sviluppare il senso di appartenenza al gruppo. Ma Imaduddin predicava in un ambiente già favorevolmente predisposto – altrimenti i genitori non avrebbero permesso che gli adolescenti, alcuni dei quali provenienti da Giacarta, si recassero a Bandung per partecipare a quelle sedute miste di ragazzi e ragazze fino a tarda notte -, tutti sapevano che quelle erano virtù islamiche; qualche giovane aveva persino delle citazioni dal Corano.

Se nel 1979 questo era un aspetto degli esercizi mentali, io, al corrente del successo che aveva arriso a Imaduddin e della fama di cui godeva, ebbi la possibilità di farmi un’idea di quello che stava dietro allo YAASIN [anche titolo di una Sura del Corano], l’elegante acronimo indonesiano scelto per la fondazione che Imaduddin ora guidava: Yarasan Pembina Sari Isan, Fondazione per lo sviluppo e la gestione delle risorse umane. “Risorse umane” vuol dire uomini, il loro sviluppo significa che diventeranno musulmani devoti; la gestione di tali uomini devoti implica svezzarli dai legami esistenti, qualsiasi essi siano, e farne dei seguaci della linea politico-tecnologica di Imaduddin e Habibie.

L’ufficio della fondazione di trovava al pianterreno di una palazzina a qualche chilometro dal centro di Giacarta, non facile da trovare. Ma Imaduddin era un uomo molto occupato, con il suo programma televisivo settimanale e gli impegni dell’Associazione degli intellettuali islamici; inoltre, dopo qualche giorno, sarebbe partito per un giro di due mesi che lo avrebbe portato a tenere i suoi esercizi mentali a studenti indonesiani in dodici università degli Stati Uniti e del Canada.

 

(…)

 

 

 

 

Tag: AlTaqyyia, Canada, Conversione, Indonesia, Indottrinamento, Iran, IslamModerato, IslamRadicale, Malaysia, Occidente, Altro...Pakistan, PoliticaVersoOccidente, StatiUniti, Taqyyia, VSNaipaul

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Risposte a questa discussione

Pakistan

Pagg. 399-400

(…)

Poco contava che il mullah fosse infido e di moralità di fatto dubbia. In realtà non si proponeva come guida: il suo compito, in quanto mullah, consisteva nel tenere sulla corda i convertiti e, se c’era bisogno di aizzarli, concentrare la loro attenzione sull’inferno e sul paradiso ricordando che, quando fosse giunta l’ora, solo Allah sarebbe stato il loro giudice. Questo era un aspetto dello Stato religioso (lo Stato creato per i soli convertiti, dove la fede non era una questione di coscienza individuale) che il poeta Iqbaal non aveva mai preso in considerazione: questo tipo di Stato era sempre suscettibile di manipolazioni, facile da minare, pieno di pura e semplice disonestà.
Ma c’era qualcos’altro di cui Iqbaal non aveva tenuto conto: nel nuovo Stato la natura della storia si sarebbe modificata e, indebolendosi il senso storico, la vita intellettuale del paese ne avrebbe inevitabilmente risentito. I mullah avrebbero sempre tenuto banco, limitando il desiderio di conoscenza. Così l’intera storia antica del paese perdeva di importanza. Nei libri scolastici di storia o di “educazione civica”, la storia del Pakistan finiva per essere soltanto un capitolo della storia dell’Islam. Gli invasori musulmani, in particolare gli arabi, diventavano gli eroi della storia pakistana, mentre le popolazioni locali figuravano a malapena nel passato della propria terra, o al massimo comparivano come nullità spazzate via dagli agenti della fede.
Così si fa scempio della storia. Una simile concezione si spiega solo in quanto rappresenta il punto di vista del convertito. La storia si trasforma in una specie di nevrosi. Troppe cose devono essere ignorate o presentate in maniera tendenziose e molto è frutto della fantasia. Ma questa fantasia non è presente solo nei libri di scuola: è un fattore che influenza la vita di tutti.
Parlando di questa nevrosi, Salman disse: “L’Islam non è scritto sul mio volto. Quasi tutti noi musulmani del subcontinente ci siamo inventati degli antenati arabi. Per la maggior parte, siamo Sayied, discendenti di Maometto attraverso sua figlia Fatima o suo cugino e genero Alì. Altri, come la mia famiglia, hanno ideato un personaggio di nome Salim AlRai. Altri ancora si sono inventati un capostipite chiamato Qutub Shah. Tutti hanno un antenato venuto dall’Arabia o dall’Asia centrale. Io sono convinto che i miei antenati fossero indù di casta media o bassa e che, malgrado la conversione, siano rimasti ai margini della società musulmana. Leggendo Ibn Batuuta e altri viaggiatori antichi, si avverte l’attenggiamento di condiscendenza degli arabi verso i convertiti. Menzionano qualcuno che ha un nome arabo e poi aggiungono: “Ma è un indiano”.
“L’invenzione di un’ascendenza araba divenne ben presto generale. Tutte le famiglie l’adottarono. A sentire la gente, si direbbe che, prima, questa terra grande e meravigliosa non fosse altro che giungla selvaggia, dove non vivevano gli uomini. All’epoca della divisione dell’India tutto ciò è stato amplificato, compresa l’idea di non appartenere alla terra, bensì alla religione. C’è solo un popolo in Pakistan che nutre rispetto per la propria terra, i sindi.”
(…)

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Most Western societies are based on Secular Democracy, which itself is based on the concept that the open marketplace of ideas leads to the optimum government. Whilst that model has been very successful, it has defects. The 4 Freedoms address 4 of the principal vulnerabilities, and gives corrections to them. 

At the moment, one of the main actors exploiting these defects, is Islam, so this site pays particular attention to that threat.

Islam, operating at the micro and macro levels, is unstoppable by individuals, hence: "It takes a nation to protect the nation". There is not enough time to fight all its attacks, nor to read them nor even to record them. So the members of 4F try to curate a representative subset of these events.

We need to capture this information before it is removed.  The site already contains sufficient information to cover most issues, but our members add further updates when possible.

We hope that free nations will wake up to stop the threat, and force the separation of (Islamic) Church and State. This will also allow moderate Muslims to escape from their totalitarian political system.

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These 4 freedoms are designed to close 4 vulnerabilities in Secular Democracy, by making them SP or Self-Protecting (see Hobbes's first law of nature). But Democracy also requires - in addition to the standard divisions of Executive, Legislature & Judiciary - a fourth body, Protector of the Open Society (POS), to monitor all its vulnerabilities (see also Popper). 
1. SP Freedom of Speech
Any speech is allowed - except that advocating the end of these freedoms
2. SP Freedom of Election
Any party is allowed - except one advocating the end of these freedoms
3. SP Freedom from Voter Importation
Immigration is allowed - except where that changes the political demography (this is electoral fraud)
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The Central Bank is allowed to create debt - except where that debt burden can pass across a generation (25 years).

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