It takes a nation to protect the nation
5 aprile 2010 - Brooke Goldstein
È forse appropriato iniziare con una definizione di Legislazione. Sebbene non sia un fenomeno nuovo, Legislazione è stato portato all’attenzione del mondo moderno in un saggio del Maggiore Generale Charles Dunalp dell’Esercito statunitense: l’uso della legge come arma di guerra.
La definizione si è da allora estesa fino ad includere la sbagliata manipolazione del sistema legale per realizzare fini strategici politici o militari.
Spesso Legislazione prende la forma di una campagna legale al terrorismo ed alla guerra asimmetrica. Questo tipo di Legislazione è intesa a delegittimare e frustrare le azioni di stati nazionali dedicati all’eradicazione di metodi terroristici.
Consiste, per esempio, a sfruttare violazioni orchestrate della legge-sulla-guerra, come insegnato dai manuali di AlQaida, che istruiscono i militanti catturati a compilare false dichiarazioni di tortura per riposizionare loro stessi quali vittime agli occhi dei Media e della legge. Il testo di un simile manuale può essere trovato qui: here. Il suo obiettivo è inteso a realizzare una vittoria nelle relazioni pubbliche, tramite un caso giuridico.
Vediamo tutte le tattiche legali venir usate da gruppi terroristici designati, come Hamas, che cerca di realizzare la legittimazione attraverso cause sui “Diritti umani” in Inghilterra, mentre allo stesso tempo si prende gioco delle norme sui Diritti umani uccidendo impunemente bambini soldati, scudi umani, e persino i loro stessi figli.
Proponenti della Legislazione combattono con una varietà e combinazione di azioni legali offensive, che vengono impiegate sia in tribunali di giustizia domestici che internazionali.
Stiamo assistendo alla Legislazione presso le Nazioni Unite – in sforzi diffusi dall’Organizzazione della Conferenza Islamica – per escludere attacchi su civili americani da qualsiasi definizione internazionale di terrorismo, e in manipolazioni – da parte dell’OIC – del Concilio dei Diritti umani, per mettere in atto un divieto globale sulla Diffamazione della Religione.
Tecniche di Legislazione includono frivole e predatorie chiamate in giudizio per “Discorso d’Odio” contro autori, politici, membri dei Media, e persino vignettisti che sono sufficientemente coraggiosi da parlare pubblicamente di, o di farlo satiricamente, questioni di sicurezza nazionale e di pubblico dominio. Le tecniche includono pure citazioni in giudizio per “Maltrattamento sul Luogo di Lavoro” contro esperti di Contro-terrorismo che istruiscono i nostri ufficiali dell’Esercito e di Polizia in merito all’Islam radicale.
L’effetto cumulativo di questi casi giudiziari è una cultura della paura, e un effetto raggelante a detrimento della parola e delle opinioni proprio della gente che si suppone ci protegga.
Legislazione è evidente nell’errata applicazione – deliberatamente – del linguaggio e della terminologia legale relativi ai Diritti umani, quali l’uso errato dei termini “Apartheid” e “Genocidio” per diluire il loro significato e nutrire l’incapacità di impegnarsi in un qualsiasi tipo di dialogo genuino in merito ad istanze reali di violazione dei Diritti umani.
Proprio l’esistenza della Legislazione mette in questione le leggi giurisdizionali universali, ovvero nel modo in cui vengono usate per mettere in atto processi per “Crimini di Guerra” contro ufficiali democraticamente eletti – come il tentativo di processo, in Belgio, contro l’ex-presidente Bush e l’ex-primo Ministro Tony Blair; il procedimento criminale, in Spagna, contro sei ufficiali legali principali dell’Amministrazione Bush, e la richiesta, da parte dello Stato di Giordania, di Estradizione contro un politico olandese perché si presentasse a giudizio per Blasfemia contro l’Islam.
La Legislazione può pure essere perseguita attraverso una mancata azione, quando una simile azione sarebbe necessaria per mantenere la Pace ed essendo intesa alla realizzazione della Giustizia. Concetti come “lo Sproporzionato Uso della Forza”, “Punizione collettiva” e “l’illegale Presa di Mira dei Civili” vengono poco esaminati – semmai venissero esaminati – quando riguardano azioni di Gruppi terroristici, e delle Banche e degli Stati che li sponsorizzano. Mentre da poca a nessuna Responsabilità legale è richiesta a Hezbollah, ed i suoi agenti restano liberi di attraversare i confini europei, mentre allo stesso tempo il Ministro degli Esteri d’Israele, Tzipi Livni, viene minacciata d’arresto in Inghilterra, allora abbiamo un problema – uno che evidenzia il pregiudizio nell’applicazione della legge e non tiene in considerazione il concetto di Eguaglianza di fronte alla legge.
Non c’è dubbio che decisioni legali, sia a casa che all’estero, influenzano i metodi che usiamo quando combattiamo il Terrorismo, ed influenzano la nostra capacità di vincere la Guerra delle Idee. La richiesta d strette regole d’Impegno in Battaglia, e procedure legali protettive durante il Periodo di Detenzione, hanno effetti sul sistema, sia positivi che negativi, relativo all’intero approccio militare alla Guerra.
Eppure, se il rispetto per la Dignità umana deve essere tutto centrato sulla nostra Diplomazia, come pure sulla nostra Difesa militare, come la mettiamo nell’applicare questi principi dapprima ed inizialmente a noi stessi, ed in secondo luogo a coloro che catturiamo sul Campo di Battaglia, e come possiamo distinguere fra le Battaglie legali costruttive e coloro che sono Legislazione contro-produttiva?
La delineazione non è così semplice come a certi piace far credere: i processi contro i terroristi sono buoni, e le azioni legali contro di noi sono cattive.
La domanda non è chi sia preso di mira, ma qual è l’intenzione dietro l’Azione legale: è per perseguire la Giustizia o per minare proprio il sistema, che viene così manipolato?
La sostanza della Legge internazionale umanitaria sta evolvendo molto più lentamente rispetto ai Crimini che la Legge voleva sradicare. E pure, stiamo vedendo Tribunali e Gruppi per i Diritti umani denigrare l’interesse legittimo di una società alla Sicurezza e all’Auto-difesa. Questo problema chiede il riesame dei processi tramite i quali vengono fatti applicare i Diritti umani, e dei corpi che li definiscono. Fino a che punto, semmai, una Legge umanitaria internazionale dovrebbe essere messa in atto nei Tribunali domestici, per mezzo del Alient Torts Claim Act o del Terror Victim Protection Act, e dei loro equivalenti esteri? E un blocco votante presso le Nazioni Unite, largamente comprensivo di Stati Membri non democratici, dovrebbero dettare delle norme internazionali relative ai Diritti umani?
Il modo in cui rispondiamo a queste domande ha implicazioni, non solo per i difensori dell’Occidente, ma pure per le vittime degli Stupri di massa in Darfur, per le vittime del Genocidio in Rwanda, per le famiglie dei Desaparecidos in Argentina, e per gli studenti in Protesta uccisi per le strade di Tehran.
In riconoscenza dell’importanza di queste questioni, è stato stabilito il progetto di Legislazione. L’obiettivo del progetto è di sollevare consapevolezza in merito all’abuso del sistema legale e della legge per i Diritti umani. Ci dedichiamo a mobilizzare le risorse e a far convogliare gli interessi di parti – rappresentanti un vasto spettro di vedute – in un Forum per discutere la minaccia della Legislazione.
A causa della preoccupazione per l’integrità della legge e delle nostre istituzioni legali, l’avvocato distrettuale Cyrus Vance ci augura “un dibattito libero e franco, sgombro dalla Politica, per l’esame del gioco interdipendente fra Sicurezza e Legge … con un occhio al rafforzamento delle nostre Istituzioni democratiche”.
Queste considerazioni sono state originalmente presentate in una forma leggermente differente presso La Conferenza sulla Legislazione, New York City, 11 marzo 2010.
Fonte: http://www.hudsonny.org/2010/04/the-disproportionate-use-of-lawfare...
Tag: Argentina, BrookeGoldstein, Darfur, DirittiUmani, Genocidio, Hezbollah, Iran, Israele, Legislazione, Mondo, Altro...NazioniUnite, Occidente, PoliticaOccidentaleVersoMondoIslamico, PoliticaVersoOccidente, Rwanda, StatiUniti, Stupro, Sudan, Tehran
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Most Western societies are based on Secular Democracy, which itself is based on the concept that the open marketplace of ideas leads to the optimum government. Whilst that model has been very successful, it has defects. The 4 Freedoms address 4 of the principal vulnerabilities, and gives corrections to them.
At the moment, one of the main actors exploiting these defects, is Islam, so this site pays particular attention to that threat.
Islam, operating at the micro and macro levels, is unstoppable by individuals, hence: "It takes a nation to protect the nation". There is not enough time to fight all its attacks, nor to read them nor even to record them. So the members of 4F try to curate a representative subset of these events.
We need to capture this information before it is removed. The site already contains sufficient information to cover most issues, but our members add further updates when possible.
We hope that free nations will wake up to stop the threat, and force the separation of (Islamic) Church and State. This will also allow moderate Muslims to escape from their totalitarian political system.
These 4 freedoms are designed to close 4 vulnerabilities in Secular Democracy, by making them SP or Self-Protecting (see Hobbes's first law of nature). But Democracy also requires - in addition to the standard divisions of Executive, Legislature & Judiciary - a fourth body, Protector of the Open Society (POS), to monitor all its vulnerabilities (see also Popper).
1. SP Freedom of Speech
Any speech is allowed - except that advocating the end of these freedoms
2. SP Freedom of Election
Any party is allowed - except one advocating the end of these freedoms
3. SP Freedom from Voter Importation
Immigration is allowed - except where that changes the political demography (this is electoral fraud)
4. SP Freedom from Debt
The Central Bank is allowed to create debt - except where that debt burden can pass across a generation (25 years).
An additional Freedom from Religion is deducible if the law is applied equally to everyone:
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