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Mondo - Relazioni bi-culturali: "Bezness", Rapimento Figli, Matrimoni bi-culturali,

Miraggio d’amore sotto le palme
[ Tradotto e integrato da: http://www.extratip.de/index.php?&task=artikel2&artikel_id=... ]
Di Thomas Lange

Kassel - Germania

‘Ana bahebik ya habibiti!’, così si dice in arabo: ‘ti amo, tesoro mio!’. E questa frase suona magnificamente nelle orecchie di molte donne – anche se spesso queste parole sono solo ‘tutto fumo e niente arrosto’.

Pelle come abbronzata, charmante e sexy: un uomo da sogno

Britta L. (i nomi sono stati cambiati dalla Redazione) era appena arrivata all’Hotel di Hammamet, in Tunisia. Con il figlio di undici anni ed un’amica voleva curarsi le ferite di una lunga relazione matrimoniale finita, e lasciarne il ricordo ‘sotto le palme’.

Subito al ‘check-in’ nell’Hotel si è accorta di Kemal: pelle come abbronzata, denti bianchissimi, e impiegato all’Hotel. Anche lui sembra aver notato la 38enne turista germanica, con cui ha cominciato a ‘flirtare’.

Dopo un po’ Kemal aveva conquistato il cuore di Britta. ‘Era così incredibilmente charmante e gentile. Aveva un aspetto stupendo e mi rivestiva di complimenti’, si rente conto –lei- oggi.

Appena prima della fine del soggiorno, si sono avvicinati di più – da quel semplice ‘flirt’ sembrava essere scaturito il grande amore.

Lettere sentimentali

Anche dopo il ritorno a Casa, nella grigia Città, lei continuava a pensare a lui – e sembrava che anche lui non riuscisse a dimenticare lei. ‘Ricevevo ogni settimana una lettera d’amore e ci siamo telefonati spesso. Anche quando gli altri mi dicevano: ‘lascialo!’, io pensavo solo: ‘ma lui con me fa sul serio’’.

La vacanza successiva l’ho passata ancora con lui; il tutto era meraviglioso come sempre, e poi è giunto il momento di decidere: mi ha chiesto se volevo sposarlo. Per me era chiaro: anche io volevo sposarlo.

Dopo tante carte compilate e firmate presso l’Ambasciata, Kemal è giunto in Germania. Ma a Britta sembrava che lui fosse cambiato, e questo dal momento in cui l’aereo era atterrato. Britta ha comunque ufficializzato i documenti presso lo Stato Civile.

L’orrore dopo le nozze

Dopo la firma presso lo Stato Civile, è iniziato l’orrore per la donna di Witzenhausen – Germania: ‘già alla festa di matrimonio lui si era terribilmente ubriacato, ed ha passato la notte vomitando. E da allora le cose sono andate sempre peggio’.

Il Kemal cambiato picchiava regolarmente la moglie, non lavorava, ma si faceva servire. Se lei rifiutava il rapporto sessuale, lui la obbligava – loro non si parlavano più, lui la insultava, e trovava ogni motivo per sminuirla.

Quando lei minacciava di lasciarlo, lui piangeva, giurava di amarla veramente – e lei gli credeva. Ma una notte, le cose sono girate al peggio e lei l’ha buttato fuori dall’appartamento. È sparito e non si è più visto. ‘Finanziariamente il tutto mi è costato almeno 5'000 Euro – e molti soldi sono anche finiti presso la sua famiglia, nel suo Paese. Dove egli sia ora, lo ignoro’.

‘Bezness’ uguale a ‘business’

Con 5'000 Euro Britta è riuscita a non rovinarsi totalmente a livello finanziario. Molte donne ne escono assai peggio. Avvengono esborsi pari anche a 50'000 Euro, che vengono in buona fede versati per ‘la casa dei sogni’. ‘Bezness’, una parola che viene dall’inglese ‘business’ (‘affare’) è il nome che è stato dato a questo ‘gioco sporco’ con i sentimenti delle donne occidentali, che si trovano in Paesi arabi per vacanze: uomini giovani e carini si cercano viaggiatrici sole, recitano il grande innamoramento e sperano (invece) di ottenere tanti soldi e il Permesso di soggiorno in Occidente. Solo dopo il matrimonio essi mostrano la loro vera faccia.

La problematica viene spesso taciuta. La giornalista Evelyne Kern l’ha sperimentata sulla propria pelle [nota: Storia vera di Sabrina], ed ha scritto un libro shockante in proposito ‘Sand in der Seele’ (‘Sabbia nell’anima’), in cui spiega la consistente struttura mafiosa che tiene in piedi il ‘Bezness’. C’è un Forum in Internet che offre alle vittime del ‘Bezness’ una piattaforma in cui raccontare le loro storie e discuterne – ovvero, offre alle vittime la possibilità di ‘venire allo scoperto’ e superare il senso di vergogna, per essersi lasciate sfruttare, che è enorme. Le donne truffate possono visitare le pagine del Sito ‘www.1001geschichte.de’, tenuto in tedesco.

E se durante le prossime vacanze ci sono donne sole che si recano in Tunisia, Egitto oppure in Marocco o altri Paesi nordafricani o arabi o simili, sappiano che quando si troveranno sulla spiaggia, al tramonto, e qualcuno sussurrerà nelle loro orecchie le parole: ‘ana bahebik ya habibiti’, allora esse sapranno che non si tratterà del grande amore ma di una grande fregatura.

NOTE

Storia vera di Sabrina

SABRINA: “SAND IN DER SEELE” (storia edita nel libro omonimo)
Relazione con un tunisino

Sabrina vive una crisi matrimoniale. Per ritrovare un po' di equilibrio interiore, decide di "staccare" e prendersi un "last minute" al mare. Arriva a Zarzis, in Tunisia, vicino al confine libico. Alla "reception" dell'hotel incontra un uomo, che le cambierà la vita. Incredibile da credere, quest'uomo appena la vede, capisce che lei diventerà sua moglie. Durante due settimane si frequentano e lui non cerca mai di toccarla. Ma alla partenza di lei, Sabrina lo abbraccia. A parte un singolo bacio, fra i due non era successo niente. Lui ha continuato a dirle di essere sicuro di volerla come moglie. E a lei questa cosa è entrata in testa, tanto che alla fine della vacanza lei si era innamorata di lui. Dopodiché Sabrina cerca di dimenticare quest'uomo. Ma dopo due mesi era ancora a Zarzis, fra le sue braccia. Questa volta scoppia la passione, e lei capisce che lui è l'uomo dei suoi sogni. Si separa definitivamente dal marito, e dopo due mesi guida fino in Tunisia con la sua auto, per restare là un paio di mesi. È il paradiso. Dopo un anno si licenzia dal suo posto di Redattrice capo presso la Casa editrice dell'ex-marito, per trasferirsi definitivamente in Tunisia, dove sposerà il suo grande amore. Concretizza anche il sogno di vivere in una casa bianca di fronte al mare. Siccome là non può lavorare, fa costruire anche un appartamento di vacanza, da affittare ai turisti, e vive della sua rendita. Sperimenta la vita orientale genuina, si confronta con la Cultura islamica e in breve tempo si sente proprio "a casa sua". Il fatto di essere costantemente osservata e di non poter muovere "un passo fuori" casa senza essere accompagnata dal marito o da un parente maschile della famiglia, lei lo accetta: le permette di sentirsi protetta" in quel Paese straniero. È quando comincia a frequentare altre donne tedesche, che trova una grande opposizione. Lui cerca di chiuderla in casa, la picchia e le vieta di avere contatti con qualcuno che non sia membro della sua famiglia. Lei comincia a mostrare che ha una volontà, anche dopo che lui la getta fuori di casa, nel cuore della notte, a piedi scalzi, pur sapendo che làffuori è pieno di scorpioni. Lei sale su un cumulo roccioso e rivolge il pensiero ai suoi genitori, e comincia a pregare Dio, così come le avevano insegnato loro. Quando lui capisce, che la volontà di lei è più forte della sua, lui la abbandona. Lui va in Germania per lavorare, e la lascia nel Paese per lei straniero, da sola. Le poche settimane di vacanza all'anno che lui trascorre in Tunisia, le passa maggiormente con la sua famiglia. Siccome Sabrina lo riprende, lui diventa tirannico. Chiede alla sua famiglia di rendere la vita di lei impossibile: cosa che fanno, fino a renderla quasi pazza. Ma lei resiste. Ora lei vagheggia l'idea del divorzio. Si affida alla politica del Presidente Ben Ali e al concetto di parità "uomo-donna" che c'è in quel Paese. Un avvocato le dice, che tutto quello che una donna apporta finanziariamente nel matrimonio, appartiene a lei, e che in quel Paese avrebbe visto riconosciuti i suoi Diritti. Passa ancora un anno prima che lei si decide a fare "il passo". Vola in Germania per parlare di divorzio con il marito tunisino. Lui la prega immensamente di non lasciarlo, ma lo fa solo per continuare ad avere il Permesso di soggiorno in Germania. Sabrina non ne può più. Vuole scappare, e va dalla sorella in Texas, Stati Uniti. Ma riceve la telefonata di un'amica di Zarzis: il marito tunisino è a Zarzis, e sta facendo il possibile per renderle il ritorno in Tunisia impossibile. Sabrina cambia i suoi piani e dopo tre settimane è in Tunisia. Suo marito è nel frattempo tornato in Germania. Mentre era in Tunisia lui ha rubato i Documenti comuni, e ha sparso la voce che aveva "sbattuto lei fuori di casa", perchè era una donna inaffidabile, la quale non sarebbe più tornata in Tunisia, perchè lui aveva predisposto di farle perdere il Diritto di re-ingresso nel Paese. Anche lui si era quindi organizzato per portare a termine il divorzio da lei, ma secondo le sue usanze, e per non "perdere la faccia". Ora comincia il dramma. I familiari di lui le propongono di sposare il fratello, in modo da far restare tutti gli averi in famiglia. Sabrina li insulta. Poi va in Polizia, per riavere i Documenti dell'auto che lui aveva rubato, ma senza successo. Va dall'avvocato migliore della Città, ma si accorge presto che lui lavora, di comune accordo con la famiglia di lui, contro di lei. Un amico tunisino la porta da un'avvocatessa, che non sembra ancora essere stata "comprata" dalla famiglia di lui. Questo fa infuriare la famiglia di lui, che irrompe nella notte in casa di lei, la rimprovera e la malmena. Impaurita, lascia l'appartamento e si rifugia nel garage di amici tedeschi. Riesce a portar via dall'appartamento alcune sue cose, prima che la famiglia di lui faccia cambiare la serratura e metta un sorvegliante di guardia fuori dall'uscio. Sabrina riesce a mettere la sua auto presso gli amici tedeschi, ma non la può più guidare. Le mancano i Documenti per farlo e nel frattempo l'Assicurazione è scaduta. Suo marito intanto la denuncia per aver rubato degli averi dall'appartamento e per il furto dell'auto. Lei viene prelevata dalla Polizia e trattata come una ladra. Il suocero dice che la casa appartiene a loro, e che lei viveva lì in affitto, sebbene Sabrina avesse i certificati bancari che dicevano tutt'altro. Viene chiamata sei volte davanti al Giudice, prima che il divorzio diventi effettivo. Non sa esprimersi in arabo, ma rende chiaro che non rinuncia alle sue Proprietà: colei che redige il Certificato di divorzio però, scrive, in arabo, che lei vi rinuncia. Scopre presto che non solo la sua avvocatessa ma anche la traduttrice "Dolmetscher" sono state "comprate" dalla famiglia di lui. Altri due avvocati, di una Città vicina cercano di aiutarla a recuperare la sua Fortuna, ma senza successo. Sabrina non si dà per vinta: scrive all'Ambasciata tedesca, al Ministro della Giustizia, al Ministro degli Interni e perfino al Presidente Ben Ali in persona. Ma nessuno la aiuta. Solo il quarto avvocato ha pietà di lei. Redige una denuncia contro il suo ex-marito e la famiglia di lui. Dopo altri dodici snervanti incontri in arabo, per assistere ai quali lei deve percorrere 120 chilometri in bus, o in auto, o con amici -i quali nel frattempo vengono pure massicciamente minacciati da lui e dalla sua famiglia-, lei è alla fine delle sue forze. A novembre si tiene l'ultimo incontro in Tribunale. Gli atti vengono chiusi, e la sua Denuncia viene stralciata senza motivi validi. Infuriata raccoglie le sue forze, se la prende con l'avvocato e se ne va. Dopo dieci minuti si trova presso l'avvocato statale. Racconta a lui, in lacrime, tutta la sua storia, e lui le promette di autarla. Ma lei non gli crede più - non crede più a nessuno. Dopo due settimane lei lascia il Paese, senza soldi, scoraggiata e traumatizzata, e inizia a elaborare il suo vissuto, che metterà nel libro "Sand in der Seele".

[Testo originale in tedesco: http://www.1001geschichte.de/Publikation001.pdf ]

Tag: Bezness, FigliDaRelazioniBiCulturali, Mondo, Prevenzione, Rapimento, RelazioniBiCulturali, SamiAlDeeb, Truffa

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Risposte a questa discussione

Dal Sito dedicato a Marnie Pearce
[ http://www.costapages.com/savemarniesbabies/index.htm ]

BENVENUTI

Il mio nome è Marnie Pearce e questo è il mio website, dove potrai leggere la mia storia, e possibilmente averla a cuore, al fine di supportare me e i miei bimbi!

LA STORIA DI MARNIE

A causa dei fatti del 19 febbraio 2009 la storia di Marnie può esservi raccontata solo per interposta persona. Attualmente è incarcerata a Dubai. Nella lettera scritta da lei, è incapsulata tutta la sua disperazione. I dati seguenti sono stati elaborati da un’Agenzia Stampa, e riassume i fatti brevemente. Sperando nel suo rilascio, Marnie potrà parlare e dare una descrizione dettagliata dei suoi giorni più neri.

**********

L’Assistente docente Marnie Pearce è ora in galera e rischia di non rivedere mai più i suoi due bimbi. Marnie, 40 anni, che viene da Bracknell, Berks, insiste di non aver mai tradito il suo ex-marito Ihab ElLabban, e che il tradimento è stato montato per permettere a lui di ottenere la custodia dei suoi due figli, Laith, di 7 anni e Ziad, di 4.

Dopo aver trascorso i suoi 3 mesi di cella, Marnie verrà deportata nel Regno Unito senza i suoi figli. Marnie ha preso la difficile decisione di consegnarsi alla Polizia perché le pareva ingiusto verso i suoi figli vivere da fuggiasca.

Parlando per ore prima di essere incarcerata, Marnie ha detto: ‘consegnarmi alla Polizia è la cosa più difficile che abbia mai fatto, ma per amore dei miei figli non ho altra scelta. Ho aspettato tre settimana credendo che sarei uscita e che le accuse sarebbero state smontate. Non so ancora come le cose andranno a finire, ma per amore dei miei figli continuo su questa strada. Sono stata con loro prima di consegnarmi alla Polizia, volevo godermi ogni attimo con loro, abbiamo giocato e riso e spero che potremo continuare a farlo. Ho detto loro che la mamma doveva andare in prigione sennò la Polizia veniva a cercarci. Non riesco nemmeno a esprimere a parole la disperazione, la paura e lo stordimento che provo.’

Prima di arrivare alla Stazione di Polizia, Marnie ha ceduto i figli all’ex-marito. Un amico ha detto: ‘è stato un giorno incredibilmente emozionante. Marnie era devastata ma sentiva di non avere scelta.’ Gli Ufficiali hanno condotto Marnie alla Polizia Centrale di Dubai, di 5'000 posti. Marnie non potrà ricevere visite per una settimana e gli amici dicono che aveva pensieri suicidali quando è stata condotta in prigione.

Amnesty International sta chiedendo che Marnie venga liberata. Steven Ballinger, di Amnesty, dice: ‘Marnie Perace è una prigioniera di coscienza, e deve essere rilasciata immediatamente.’ La sua famiglia e i suoi amici chiedono al Governo britannico di intervenire e dare una mano.

Marnie ha incontrato il suo ex-marito ElLabban 16 anni fa, dopo essere andata in Oman. Sono andati a Dubai poco dopo che il loro matrimonio è crollato, lo scorso anno. Dopo che ElLabban ha accusato Marnie di tradimento, un Ufficiale di Polizia è entrato nel suo appartamento, in marzo, un attimo dopo che lei era arrivata a casa con un amico maschio.

I due sono stati arrestati e quattro mesi dopo, ElLabban si è presentato alla Polizia con cinque preservativi usati, delle mutande da uomo e una giacca da uomo. Gli accusatori hanno chiesto un campione di DNA di Marnie e hanno detto che era coincidente. Ma non hanno analizzato l’uomo presumibilmente coinvolto. Marnie sostiene che il marito ha messo in piedi questa scena, ma in merito ha perso in appello, a gennaio passato.
Alcune Storie di "Bezness" - da 1001Geschichte.de

SABRINA: “SAND IN DER SEELE” (storia edita nel libro omonimo)
Relazione con un tunisino

Sabrina vive una crisi matrimoniale. Per ritrovare un po' di equilibrio interiore, decide di "staccare" e prendersi un "last minute" al mare. Arriva a Zarzis, in Tunisia, vicino al confine libico. Alla "reception" dell'hotel incontra un uomo, che le cambierà la vita. Incredibile da credere, quest'uomo appena la vede, capisce che lei diventerà sua moglie. Durante due settimane si frequentano e lui non cerca mai di toccarla. Ma alla partenza di lei, Sabrina lo abbraccia. A parte un singolo bacio, fra i due non era successo niente. Lui ha continuato a dirle di essere sicuro di volerla come moglie. E a lei questa cosa è entrata in testa, tanto che alla fine della vacanza lei si era innamorata di lui. Dopodiché Sabrina cerca di dimenticare quest'uomo. Ma dopo due mesi era ancora a Zarzis, fra le sue braccia. Questa volta scoppia la passione, e lei capisce che lui è l'uomo dei suoi sogni. Si separa definitivamente dal marito, e dopo due mesi guida fino in Tunisia con la sua auto, per restare là un paio di mesi. È il paradiso. Dopo un anno si licenzia dal suo posto di Redattrice capo presso la Casa editrice dell'ex-marito, per trasferirsi definitivamente in Tunisia, dove sposerà il suo grande amore. Concretizza anche il sogno di vivere in una casa bianca di fronte al mare. Siccome là non può lavorare, fa costruire anche un appartamento di vacanza, da affittare ai turisti, e vive della sua rendita. Sperimenta la vita orientale genuina, si confronta con la Cultura islamica e in breve tempo si sente proprio "a casa sua". Il fatto di essere costantemente osservata e di non poter muovere "un passo fuori" casa senza essere accompagnata dal marito o da un parente maschile della famiglia, lei lo accetta: le permette di sentirsi protetta" in quel Paese straniero. È quando comincia a frequentare altre donne tedesche, che trova una grande opposizione. Lui cerca di chiuderla in casa, la picchia e le vieta di avere contatti con qualcuno che non sia membro della sua famiglia. Lei comincia a mostrare che ha una volontà, anche dopo che lui la getta fuori di casa, nel cuore della notte, a piedi scalzi, pur sapendo che làffuori è pieno di scorpioni. Lei sale su un cumulo roccioso e rivolge il pensiero ai suoi genitori, e comincia a pregare Dio, così come le avevano insegnato loro. Quando lui capisce, che la volontà di lei è più forte della sua, lui la abbandona. Lui va in Germania per lavorare, e la lascia nel Paese per lei straniero, da sola. Le poche settimane di vacanza all'anno che lui trascorre in Tunisia, le passa maggiormente con la sua famiglia. Siccome Sabrina lo riprende, lui diventa tirannico. Chiede alla sua famiglia di rendere la vita di lei impossibile: cosa che fanno, fino a renderla quasi pazza. Ma lei resiste. Ora lei vagheggia l'idea del divorzio. Si affida alla politica del Presidente Ben Ali e al concetto di parità "uomo-donna" che c'è in quel Paese. Un avvocato le dice, che tutto quello che una donna apporta finanziariamente nel matrimonio, appartiene a lei, e che in quel Paese avrebbe visto riconosciuti i suoi Diritti. Passa ancora un anno prima che lei si decide a fare "il passo". Vola in Germania per parlare di divorzio con il marito tunisino. Lui la prega immensamente di non lasciarlo, ma lo fa solo per continuare ad avere il Permesso di soggiorno in Germania. Sabrina non ne può più. Vuole scappare, e va dalla sorella in Texas, Stati Uniti. Ma riceve la telefonata di un'amica di Zarzis: il marito tunisino è a Zarzis, e sta facendo il possibile per renderle il ritorno in Tunisia impossibile. Sabrina cambia i suoi piani e dopo tre settimane è in Tunisia. Suo marito è nel frattempo tornato in Germania. Mentre era in Tunisia lui ha rubato i Documenti comuni, e ha sparso la voce che aveva "sbattuto lei fuori di casa", perchè era una donna inaffidabile, la quale non sarebbe più tornata in Tunisia, perchè lui aveva predisposto di farle perdere il Diritto di re-ingresso nel Paese. Anche lui si era quindi organizzato per portare a termine il divorzio da lei, ma secondo le sue usanze, e per non "perdere la faccia". Ora comincia il dramma. I familiari di lui le propongono di sposare il fratello, in modo da far restare tutti gli averi in famiglia. Sabrina li insulta. Poi va in Polizia, per riavere i Documenti dell'auto che lui aveva rubato, ma senza successo. Va dall'avvocato migliore della Città, ma si accorge presto che lui lavora, di comune accordo con la famiglia di lui, contro di lei. Un amico tunisino la porta da un'avvocatessa, che non sembra ancora essere stata "comprata" dalla famiglia di lui. Questo fa infuriare la famiglia di lui, che irrompe nella notte in casa di lei, la rimprovera e la malmena. Impaurita, lascia l'appartamento e si rifugia nel garage di amici tedeschi. Riesce a portar via dall'appartamento alcune sue cose, prima che la famiglia di lui faccia cambiare la serratura e metta un sorvegliante di guardia fuori dall'uscio. Sabrina riesce a mettere la sua auto presso gli amici tedeschi, ma non la può più guidare. Le mancano i Documenti per farlo e nel frattempo l'Assicurazione è scaduta. Suo marito intanto la denuncia per aver rubato degli averi dall'appartamento e per il furto dell'auto. Lei viene prelevata dalla Polizia e trattata come una ladra. Il suocero dice che la casa appartiene a loro, e che lei viveva lì in affitto, sebbene Sabrina avesse i certificati bancari che dicevano tutt'altro. Viene chiamata sei volte davanti al Giudice, prima che il divorzio diventi effettivo. Non sa esprimersi in arabo, ma rende chiaro che non rinuncia alle sue Proprietà: colei che redige il Certificato di divorzio però, scrive, in arabo, che lei vi rinuncia. Scopre presto che non solo la sua avvocatessa ma anche la traduttrice "Dolmetscher" sono state "comprate" dalla famiglia di lui. Altri due avvocati, di una Città vicina cercano di aiutarla a recuperare la sua Fortuna, ma senza successo. Sabrina non si dà per vinta: scrive all'Ambasciata tedesca, al Ministro della Giustizia, al Ministro degli Interni e perfino al Presidente Ben Ali in persona. Ma nessuno la aiuta. Solo il quarto avvocato ha pietà di lei. Redige una denuncia contro il suo ex-marito e la famiglia di lui. Dopo altri dodici snervanti incontri in arabo, per assistere ai quali lei deve percorrere 120 chilometri in bus, o in auto, o con amici -i quali nel frattempo vengono pure massicciamente minacciati da lui e dalla sua famiglia-, lei è alla fine delle sue forze. A novembre si tiene l'ultimo incontro in Tribunale. Gli atti vengono chiusi, e la sua Denuncia viene stralciata senza motivi validi. Infuriata raccoglie le sue forze, se la prende con l'avvocato e se ne va. Dopo dieci minuti si trova presso l'avvocato statale. Racconta a lui, in lacrime, tutta la sua storia, e lui le promette di autarla. Ma lei non gli crede più - non crede più a nessuno. Dopo due settimane lei lascia il Paese, senza soldi, scoraggiata e traumatizzata, e inizia a elaborare il suo vissuto, che metterà nel libro "Sand in der Seele". [Testo originale in tedesco: http://www.1001geschichte.de/Publikation001.pdf ]

TAMARA: ACCECATA D'AMORE SON FINITA IN GALERA
Relazione con un libanese

Ecco che finalmente riesco a raccontare la mia storia, come l'ho vissuta io. Tornavo dalla Grecia, dopo aver rotto una relazione, e degli amici mi hanno invitata ad andare in discoteca. Là c'era un gruppo di uomini del Sud, ed io non son più riuscita a togliere lo sguardo da uno di loro. Emotivamente avevo la certezza che fra noi sarebbe successo qualcosa. Il fatto di fissarlo ha avuto i suoi effetti: è venuto da me, e mi ha parlato in un tedesco rudimentale. Ho saputo che era un Asilante e che viveva con un fratello ed un cugino nelle vicinanze. Veniva dal Libano e sembrava un po' più anziano di quello che era. Quando ho chiamato al Centro asilanti per cercarlo, mi hanno detto che erano venuti a prelevarlo per il Rimpatrio. Mi son fatta prendere dal panico: con i capelli ancora bagnati dalla doccia ho guidato fino alla Polizia criminale, e intanto mi frullavano per la mente pensieri del tipo "non può essere! E adesso? Come faccio io?". Non volevo perderlo prima di poterlo conoscere meglio. Sentivo un dolore inspiegabile al cuore: non volevo lasciarlo. Il tutto si è poi rivelato solo uno scherzo. Mi ha detto che mi amava, ed il mio comportamento nei suoi confronti dimostrava che lo amavo anche io. Il Rimpatrio era comunque nell'aria, ed insieme si è pensato a cosa farne. L'unica possibilità per non separarci, era sposarci. Dopo tre mesi che ci conoscevamo ci siamo sposati. Lui aveva 18 anni ed io 32: la cosa mi dava da pensare, ma l'ho poi rimossa e non ci ho più pensato. Avevo un tale sentimento d'amore per quest'uomo, che ero sicura che non l'avrei mai più lasciato. Il matrimonio è stato tutto fuorché romantico, ed ho dovuto pagare tutto io. Lui non aveva alcunché. Dopo un paio di settimane, ho dovuto prendere atto del fatto che lui stava sempre in giro con i suoi compaesani, e che avevano incominciato a rubare. A suo modo me l'ha pure detto lui stesso, chiaro e tondo, aggiungendo che se la cosa non mi stava bene non ci saremmo più rivisti. Quando lui ha iniziato a immischiarsi nel traffico di droga, per me sono iniziati i problemi. Volevo sapere dov'era e cosa faceva; in effetti volevo stargli sempre accanto. Il circolo vizioso sie era chiuso, con me in mezzo. Mi sono licenziata dal posto di lavoro, ho rotto i contatti con gli amici e con la mia famiglia. Lo accompagnavo con l'auto, quando lui andava a spacciare. Non lo sapevo: lui nascondeva "la roba" nella mia auto, senza dirmelo. Ha cominciato a venirmi un esaurimento nervoso, per cui ho iniziato a prendere delle pastiglie. Rivolevo la mia pace, e mi sono fatta ricoverare in una Casa di cura. E lì sono stata in pace. Sono poi rimasta incinta, ma ho perso il bambino all'ottava settimana. Intanto lui andava avanti con i suoi affari, che non mollava. Siamo andati a trovare suo fratello in Svizzera. E poi abbiamo preso un aereo insieme per il Libano. Ed è giunto il tempo del velo islamico. Siamo tornati in Germania, parlando di un futuro in comune che sarebbe stato migliore del passato. Io ero diventata islamica. Portavo il velo e vestiti adatti, ed ero abbastanza convinta di professare l'Islam. Una mattina la Polizia criminale bussa alla porta. Mandato di perquisizione e mandato d'arresto per me. Non capivo come fosse possibile. Avevo un bimbo di sei anni, nato da un'altra relazione, che ho affidato a mio padre. Il poliziotto mi disse che mi sarei beccata al minimo 10 anni. Sono finita nel carcere di Hannover. Lì ho preso atto del fatto che ero incinta. Avevo dolori fortissimi, e ci è voluto del tempo prima che qualcuno credesse che ero incinta, e mi portasse in ospedale. Al quinto mese di gravidanza ho poi contratto un'infezione, e mi hanno portata all'ospedale. Sono stata là una settimana, con le manette ai piedi, sotto sorveglianza continua. Sono poi stata trasferita nella Prigione femminile di Vechta. Lì ho pensato di dire addio al mondo. L'inferno è nulla al confronto. In quel periodo anche mio marito era in galera, e ci scrivevamo innumerevoli lettere. Lo amavo ancora tantissimo e non gli davo praticamente alcuna colpa per quanto ci stava accadendo.Al settimo mese di gravidanza sono stata liberata. Non riuscivo a stare in piedi (e nemmeno mi era permesso farlo) e ho dovuto pensare a come tornare a casa. Mi sono trasferita all'ospedale della mia Città e lì ho trascorso 3 settimane. Il resto della gravidanza l'ho passato a casa. La mia bambina era nata. Ho chiamato subito mio marito in prigione, per congratularmi della sua "paternità". Era sbalordito: non era un maschietto! Dopo 10 giorni dalla nascita sono andata a trovarlo con il bébé. Lui è uscito di galera quando la bambina aveva 1 anno d'età. Lui è andato in Libano e l'ha portata con sé. Io avevo ricominciato a lavorare. Pensavo che tutto si sarebbe sistemato e che per noi cominciava una nuova vita. Errore: dopo poco tempo lui ha ripreso con le sue attività criminali. Siamo andati in Libano: la bimba aveva 2 anni. Ricevemmo la notizia che in Germania pendeva su di lui un mandato d'arresto, e così sono tornata a Casa da sola, per capire cosa accadeva. Dopodiché cominciò un incubo: non voleva più lasciar venire a Casa la bambina. Mi sono decisa a trasferirmi in Libano: non volevo perderlo. Volevo stare con lui e con i nostri figli. Ma come vivere là? Tutti, in qualche modo, fuggono da quel Paese. Stavo un mese in Germania e tre o quattro settimane in Libano. Così per un anno. Dopodiché ho compreso che non ero la benvenuta là, e nemmeno ero voluta. Sono persino stata minacciata, per non rimettere più piede in quel Paese. Sono comunque riuscita ad ottenere che lui ritornasse in Germania con la bambina. Lui è finito in galera, ed io sono rimasta sola con i bambini. Ma mi sentivo ancora legata a lui, e non volevo abbandonarlo; lo amavo ancora, come sempre. Non volevo perdere la speranza di un nostro futuro insieme. I colloqui con lui mi lasciavano credere che anche lui mi amasse ancora. Dopo un paio d'anni .... Avevo previsto di separarci per ben due volte, ma ero tornata sui miei passi. Alla terza volta sono andata fino in fondo. Eravamo d'accordo, e ci siamo separati. Ma abbiamo voluto abitare ancora assieme, cosa che si è dimostrata una buona scelta. Lui ha ripreso una Formazione e noi tutti abbiamo ripreso una normale vita familiare. Io praticavo la vita islamica: avevo lasciato il velo ma seguivo tutte le altre regole. E lui? Così cosà. Un giorno in cui sedevamo al tavolo tutti e tre assieme (lui, la bimba ed io), lui cominciò a parlare di un figlio in Libano. Mi ha poi spiegato che voleva sposarsi ed avere un figlio là. Per un periodo sono andata avanti a pastiglie per i nervi. Mi sono poi trasferita nella Città dei miei genitori per un po' di tempo. Restavo però in contatto con lui. I miei figli facevano qua e là fra noi, così restavamo uniti. Ho sofferto molto facendo questa vita, e non vedevo un cambiamento possibile per me. Mi sentivo bloccata: non riuscivo ad interrompere questa relazione. Lui ha poi portato la bambina in Libano per fare vacanza. Li ho accompagnati all'aeroporto, e quando è giunta la data di scadenza per il volo di ritorno, gli ho chiesto per sms se confermava la data di rientro. Non mi ha risposto. Ho saputo dal cognato che lui si era risposato. Una decisione presa in un paio di giorni, e mia figlia doveva essere d'accordo. Ha sposato una sua cugina, e nel frattempo hanno avuto il figlio maschio che lui voleva. Per concludere, racconto la situazione attuale. All'inizio dell'anno passato sono finita per caso sul sito 1001geschichte.de. Da allora ho letto quotidianamente quello che veniva scritto sul Forum, su cui ho scritto anche io qualcosa. Tante cose che leggevo mi sembravano note: aveva preso avvio una serie di ragionamenti ai quali non riuscivo a dare fine. Ho parlato con mia figlia delle paure e delle impressioni che avevo, e delle sensazioni che provavo. Ho parlato con la maestra di scuola, la quale mi ha promesso che avrebbe sorvegliato la situazione. L'anno passato è successo: lui ha chiesto di poter portare la bambina in Libano. C'erano tutti i segni: le cose di mia figlia erano state portate via e i mobili erano stati venduti. In quel momento ero presso parenti in Spagna. Mia figlia ha riferito tutto alla maestra, la quale l'ha presa sotto la sua protezione e mi ha avvisato di quanto stava succedendo. Con un rapido intervento dell'Associazione Community of Interests against Bezness si è potuto evidare che lui portasse la bambina fuori dal Paese. CiB e. V. ha parlato con le Autorità interessate, mi ha procurato un'Avvocatessa, un alloggio, ed ha fatto in modo che mia figlia ed io fossimo messe sotto la protezione della Polizia e fossimo poi condotte in un luogo sicuro. Colgo l'occasione per ringraziare ancora tutte quelle persone che mi sono state vicine: senza l'Associazione CiB e. V. non ce l'avrei fatta. Mia figlia vivrebbe oggi in Libano, con un velo in testa, e sarebbe stata piazzata dalla moglie di lui, mentre lui avrebbe continuato a viaggiare per guadagnare soldi. Ho scritto qui un riassunto, a cui mancano molti dettagli e pensieri. Ci vorrebbero delle pagine per parlare della religione che ha giocato un ruolo importante nella mia vita, e che gioca ancora un ruolo importante nella vita di altre donne. Ci sarebbero ancora molte cose da raccontare, anche in merito al suo Permesso di Soggiorno. Ma comunque dimenticherei sempre dei dettagli importanti e interessanti. Ciò che conta è che mi sono finalmente risvegliata dalle mie illusioni e mi sono liberata dall'idea di quell'uomo. Il mio scopo è quello di sostenere CiB e. V. con tutte le mie forze, nella lotta contro il "Bezness", sia che esso si verifichi nei luoghi di villeggiatura, con gli uomini del Luogo, che qui, con i richiedenti d'Asilo, i quali -tutti- hanno solo una cosa in testa: concludere un buon matrimonio con una donna europea, e sfruttare i loro figli in comune per assicurarsi un Futuro. [Testo originale in tedesco: http://www.1001geschichte.de/Publikation155.pdf ]

BIRLE: LE MINACCE DI UN TRUFFATORE
Relazione con un egiziano

Raccontare tutto qeusto è per me molto imbarazzante. Sono stata in Egitto -Hurgada- nel 2003, coi miei figli.Lui era particolarmente gentile e pronto ad aiutarci. Allora mio figlio -malato di cancro- era appena uscito dall'ospedale. Dopo tre mesi l'ho rivisto ad Alexandria, dove mi aveva invitato, ed abbiamo passato 4 splendide settimane. Mi ha supportato ed ho sentito che mi ha "salvato la vita". Sono ammalata, e gli ho spiegato del mio male. Una sera mi sono sentita male proprio di fronte ad un ospedale -fortunatamente!- e lui ha potuto spiegare ai medici cosa avevo. Mi ha presentato la sua famiglia, i cui membri sono stati tutti gentili con me, sebbene vengano dal Delta del Nilo (quindi molto conservatori). Mi sono decisa a trasferirmi al Cairo per lavorare come insegnante al Goethe Institut, in modo da poter vivere assieme (al Cairo). Tutto andava bene, finché non sono iniziate delle piccole liti, dovute allo stress sperimentato al Cairo. Lui non lavorava: vivevamo con il mio stipendio.Ci siamo anche recati per dei periodi di tempo a Sharm ElSheikh e a Hurgada, dove lui ha potuto ancora lavorare (faceva tatuaggi con l'Henna). È comunque maestro d'inglese ed ha conseguito una laurea in campo artistico (a mie spese). Ma il problema arriva adesso. Mi ha in qualche modo convita, che avere un appartamento mi sarebbe costato meno. Così ne abbiamo preso uno vicino ad Hurgada. Esso era ancora in costruzione, e lui si è occupato di sorvegliarne la crescita. Tutto era pagato con i miei soldi.Con il consenso di lui, sono tornata in Germania, per i miei figli, i quali vivevano presso il padre (siamo divorziati), e che soffrivano. Il mio compagno egiziano ha sempre insistito perchè ci sposassimo in Germania, ma ho sempre rifiutato.Tutti i suoi personali progetti sono falliti, anche perchè ha saputo che non avrei potuto sostenerlo finanziariamente.Io ho poi dovuto tornare in Germania: dovevo essere ricoverata in ospedale. Lui ha colto "la palla al balzo": mi ha preso la carta EC, ed ha completamente svuotato sia il Conto egiziano che quello che avevo in Germania.Ho scoperto dello stato dei miei Conti solo quando ero all'ospedale. L'ho chiamato per confrontarci sul problema, ma lui rispondeva solo (in inglese): "finché mi accusi, la nostra relazione è da considerarsi chiusa". Infine ha ammesso di aver "preso in prestito" il denaro per comprare una Pizzeria. Cosa che mi ha fatto cadere il morale sotto i piedi. Dice inoltre di voler vendere il nostro appartamento, e che mi spedirà i soldi, cosa in cui io non credo, e che mi manda il sistema nervoso in pezzi, perchè non posso fare niente.Forse qualcuno di vuoi può darmi un consiglio? Lui possiede tutti i documenti relativi all'appartamento, e dice di voler regolare il tutto mentre sono all'ospedale.Ecco le mails che mi invia: "Faccio tutto questo senza chiederlo a te. Hai voluto spesso interrompere la nostra relazione, ma io ho sempre rifiutato. Devi sapere che la fine della nostra relazione non la decidi tu. La decido io. Come e quando voglio io. Ora ti parlo chiaramente, non temo più la fine della nostra relazione. Mi hai distrutto, hai distrutto i miei sentimenti, l'amore e la fedeltà che ho avuto per te. Sono stato onesto con te, ma tu continui ad accusarmi, dicendomi che sono un ladro e un criminale. Tutto quello che ho fatto per te è inutile: ti ho reso allegra, ti ho portato al ristorante, ti ho donato dei fiori, mi sono preso cura di te, ti ho seguito negli ospedali di tutto l'Egitto. Tutto questo è stato inutile: tu mi insulti soltanto. Mi dici che mento, e che ho solo recitato una parte. Mi hai sfruttato tutto il tempo, egoisticamente, ed io sono sceso in strada con te, come un asino. Tu mi hai preso in giro per tutti questi anni e mi hai quasi pregiudicato il futuro. Non mi hai sposato nel timore di perdere i tuoi soldi, anche se sai bene che non li perderesti. E se dovessi perderli, io lavorerei per te: tu hai abbastanza soldi per avviare dei progetti di vita, ma sei semplicemente troppo egoista. Ora puoi "andare all'Inferno", tu e questa relazione. Non ti voglio. Non tornare ad Hurgada, nessuno ti vuole rivedere, davvero nessuno. Nemmeno gli amici e i vicini. Nessuno ti rispetta perchè tu stai con un uomo più giovane di te, e perchè hai abbandonato i tuoi figli malati solo per fare sesso. Tutti pensano che tu sia una pessima madre. E nessuno mi rispetta, perchè ho vissuto con una donna più vecchia di me. Ma riacquisterò rispetto quando dirò in giro che sono stato solo il tuo aiutante. L'unica possibilità è questa: resta in Germania, vivi la tua vita in modo rispettabile, in modo ordinato, disciplinato e "pulito". Torna al tuo lavoro, vai all'Università, dai tuoi amici e lascia a me questo "dannato Paese, con dannata gente e questa dannata religione". E pensa a tutte le cose cattive che mi hai fatto, siccome sei in grado di ricordare solo le cose negative. Al ristorante guadagno da 150 a 300 Euro al giorno. Te li spedirò, in cambio di quanto ho preso in prestito da te, e pagherò i costi di trasferimento di tasca mia. E se qualcuno comprerà l'appartamento, spedirò i soldi sul tuo conto. Tu prenderai il grosso dell'incasso, ed io intascherò la mia Commissione. Ti posso spedire tutti i tuoi vestiti e le tue cose, appena trovo qualcuno che parte per Monaco. Se sei interessata ai cani che avevi voluto, te li faccio avere o li dò a qualcuno che se ne occupi. Mandami il tuo numero di conto e tutti gli estremi bancari. E: pensa a te stessa. Fra noi non c'è più niente, io ho bisogno di una ragazza giovane, e voglio avere dei figli. Ho rinunciato ad una bella e giovane moglie per stare con te, pensando che una vita con te sarebbe stata migliore, ma tu mi insulti, e mi dici che non ho nemmeno una famiglia. Bene: ora posso farmene una. Se ci facevamo il nostro futuro in Germania o in Italia, allora andava bene. Ma qui no. Mi hai detto che eri libera: bene. Ora sei proprio totalmente libera. Vai da questo fantomatico "bravo uomo con un lavoro rispettoso" e, vai di nuovo "all'Inferno". Ne ho a sufficienza. E non chiamarmi e non spedirmi delle e-mails. Puoi fare quello che vuoi ora: tanto sei prevedibile. Domani raccolgo le tue cose, e pure i cani, e te li mando a Monaco. Ma se tu pensi che sia meglio venir qui a litigare allora ... devi aspettarti di trovare un altro tipo di persona. Sono cambiato. Non sono più gentile come prima. Non sarò tranquillo e nemmeno cercherò di tranquillizzarti. A questo punto ti spezzo le mani e ti sbatto spacco la faccia. Tirerò fuori la forza che impiegherei per lottare contro un omone, non quella che userei avendo a che fare con una donnetta. Ti faccio vedere cosa sa fare la mano che sta scrivendo questo messaggio. Se torni in Egitto, non provare a mettere piede da queste parti. Te lo spezzo. E sarà inutile urlare come un cane fuori dalla porta. Qui sono andati via tutti, è rimasta solo una donna che non hai nemmeno salutato prima di partire. È meglio che te ne vai direttamente in hotel, e che ti cerchi un avvocato. E poi vai in Polizia, e cerca di dimostrare che ti ho portato via i soldi e che ti ho preso l'appartamento: sarà veramente difficile, dal momento che non hai prove e che i documenti dell'appartamento sono in mano mia. Per tua informazione, ho affittato questo appartamento per 9 anni, contro una cauzione di 12'000 Euro. Il contratto è legale, e tu l'hai pure firmato. Così, se tu e i tuoi figli volete l'appartamento, dovete rimborsarmi i 12'000 Euro e pagari i 3'000 Euro dovuti per l'interruzione del Contratto. Cosicché non sei autorizzata ad entrare nell'appartamento, e se tenti di farlo con la forza, chiamo la Polizia, e se ci metti un piede dentro dico che stavi commettendo un furto. Dunque ricorda che la firma che hai apposto sul Contratto, ha messo tutto a mio nome, puoi verificare presso un avvocato. Per tua conoscenza, qualunque avvocato capirà subito che la tua è una Causa persa, ma nessuno te lo dirà, poiché è nell'interesse economico degli avvocati fare finta che una Causa può essere vinta. Conosco il mio Paese, le sue Leggi, le sue regole, e il suo sistema Giudiziario. Per esempio, se credi di poter utilizzare questa e-mail come Prova, sappi che i Giudici sono persone che non ammettono la modernità, e perciò non le prenderanno in considerazione. Se vuoi le tue cose e i soldi per l'appartamento, è meglio che tu stia in Germania e che non torni mai più ad Hurgada. Se invece vuoi venire qui a litigare, tieni a mente quanto ti ho detto sopra. Per crearti qualche problema in più, spedirò una copia del tuo passaporto all'Ambasciata, in cui si vede che siamo sposati, ed aggiungerò una mail dove spiego i dettagli del nostro matrimonio, e quale Rendita è previsto che tu percepisca. Buona fortuna".[Testo originale in tedesco: http://www.1001geschichte.de/Publikation176.pdf ]

KAREN: PER LUI ERO SOLO SPAZZATURA
Relazione con un tunisino

Sembra un film Giallo, ma è realtà. Anno 1997: lui era un Asilante in Germania. Un caro tunisino dalla Tunisia. Aveva problemi politici dovuti al fatto che era coinvolto in un'Associazione studentesca che era vietata nel suo Paese. Il suo Permesso di rimanere in Germania stava per scadere e durante sei settimane ci siamo tanto amati. Mi ha chiesto se volevo sposarlo, in modo che non dovesse tornare in Tunisia. Lo amavo. Allora avevo 18 anni; i miei genitori non erano sicuri del mio passo ma apprezzavano lui, che era così amichevole e gentile. Aiutava in casa nostra come poteva. Aiutava la mamma nelle pulizie e nelle compere e aiutava mio papà a lavare l'auto, eccetera. Io studiavo ancora. Dopo il matrimonio i miei genitori ci hanno donato un piccolo appartamento per permetterci di vivere in modo indipendente. Lui ha trovato lavoro in un Fast-Food, ed io avevo la mia borsa di Studio. Le entrate erano poche, a causa della nostra situazione, che io accettavo, ma lui non era soddisfatto. Voleva un'auto. I miei genitori gli hanno pagato i corsi per fare la Patente. Dopo averla ottenuta lui ha voluto subito un'auto. Ha comprato una Mercedes usata, per cui ha lasciato il suo stipendio come garanzia al fine di ottenere un credito. Ha detto che d'estate avrebbe voluto guidare fino a casa sua, a Tunisi. Quando gli ho chiesto circa i suoi problemi politici ha risposto che aveva abbandonato il Movimento studentesco e perciò era fuori pericolo. Ero felice di conoscere la sua famiglia. Mi chiedevo con che soldi avremmo pagato il viaggio e lui mi ha detto che ci avrebbe pensato da solo. Dietro alle mie spalle ha chiesto i soldi ai miei genitori. Alla partenza l'auto era piena: lui si è portato appresso tutti gli apparecchi elettrici di casa che poteva, e gli indumenti, e mia madre gli ha pure dato altre cose per i suoi familiari. A me sembrava eccessivo. La sua famiglia viveva fuori da Tunisi, in un piccolo paese. La casa era ben tenuta. Ho conosciuto la madre -il padre era morto-, i tre fratelli e la sorella. Tutti molto amichevoli. Per i doni tutti ringraziavano lui, nessuno mi ha detto "grazie", anche se tutto in origine apparteneva a me. Ho osservato subito che i fratelli avevano poco rispetto della madre e della sorella. E sono rimasta traumatizzata quando ho visto mio marito che faceva anche di peggio, perchè lui era "il ricco fratello che veniva dalla Germania". Ad esempio mio marito ha riversato il cibo cucinato in testa a sua sorella, perchè a lui non piaceva. Dopo qualche giorno, io non l'ho visto più. Era sempre in giro con i fratelli e con gli amici. Io dovevo restare a casa con le donne. Fortunatamente la sorella -che aveva quasi la mia età- parlava un po' d'inglese. Da lei ho scoperto che lui non ha mai avuto problemi politici nel suo Paese. La cosa cominciava a non piacermi. Oltrettutto volevo stare con mio marito, andare al mare, in spiaggia, insomma, fare un po' di vacanza. Ma secondo lui "non se ne parlava neanche". Una brava moglie del suo Paese, non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere. Allora mi sono presa l'asciugamano e me ne sono andata da sola in spiaggia, a 15 chilometri di distanza. Errore: dopo due ore era lì, e mi ha portata via trascinandomi per i capelli lungo tutta la spiaggia. A casa ho compreso che sua sorella, per la paura, gli aveva detto dov'ero. Per la prima volta mi sono pentita di averlo sposato. Non vedevo l'ora di tornare in Germania. Ma quando gliel'ho detto lui mi ha deriso. Mi ha detto che non saremmo mai più tornati indietro. Aveva già scritto una cartolina ai miei genitori, firmata da entrambi noi, dove si diceva che saremmo rimasti in Tunisia per tutto l'anno, in quanto lui voleva andare avanti a Studiare. Una cosa che mi ha sorpreso è che improvvisamente mio marito aveva tanti soldi. Ha fatto ingrandire la casa, dicendo che era per noi e i nostri futuri figli. Io non volevo figli da lui e nemmeno più essere sua moglie. Volevo tornare a casa. Lui è diventato improvvisamente gentile, ed io ho riscoperto l'uomo di cui mi ero innamorata. Cosicché l'ho perdonato. Ora io stessa scrivevo ai miei genitori di quanto stavo bene là. Dopo tre mesi la casa era finita. Io credevo che fossimo rimasti al verde, ma c'erano ancora soldi per diversi mobili. La prima notte che abbiamo passato lì, lui si è alzato nel cuore della notte ed è uscito con amici. Ad un certo punto ho creduto di vederlo rientrare, ma era scuro. Ad ogni modo lui non era solo: c'erano tre uomini con lui. Mi sono nascosta sotto la coperta, poiché dal caldo dormivo senza vestiti. Non voglio raccontare i dettagli di quanto è poi successo. Dico solo che lui ha fatto entrare gli uomini in camera mia, uno alla volta, ed ha incassato soldi da loro per quello che mi avevano fatto. Non so come sia potuto accadere, ma questo è andato avanti per diverso tempo. Lui mi dava della droga e faceva in modo che io non mi potessi alzare. Mi diceva che ero una puttana e che non meritavo nient'altro. Mi diceva che ero una stupida, utile solo a far "venire" gli uomini. Mi diceva che non valevo niente, poiché non ero più vergine quando mi ha sposata. Mi ha detto che quella era la sua fonte di reddito. Anche piuttosto orgogliosamente mi ha detto che aveva ipotecato il nostro appartamento in Germania, e che per lui era stato relativamente semplice convincere la banca a concederci l'ipoteca, in quanto aveva falsificato la mia firma. Non so come tutto sia successo. Due volte al giorno mi costringeva ad ingerire una strana polverina, ed io non ero più "presente". Non so nemmeno per quanto tempo è andato avanti il suo "business" e quanti uomini mi sono "passati sopra". Non so se le donne di casa siano accorse in mio aiuto, non so più niente; ricordo solo quando mi sono trovata all'aeroporto con i miei genitori.Alla fine è la sua idiozia che mi ha salvato. I miei genitori ricevevano la nostra posta ed avevano trovato una lettera della banca, che chiedeva l'immediato versamento di una rata dell'ipoteca, che era rimasta arretrata. Mio padre ha così scoperto che mio marito aveva ipotecato il nostro appartamento per 50'000 Marchi Tedeschi. Arrabbiatissimi, i miei genitori hanno provato a rintracciarmi per settimane, ma senza successo. Infine hanno deciso di prendere un aereo per Tunisi. Mi hanno trovato in uno stato pietoso, e mio marito ha detto loro che ero ammalata, e che lui aveva subito chiamato un dottore. Non voleva che andassi in ospedale, poiché gli ospedali a Tunisi non sono decenti. Così mio padre ha chiamato un taxi e mi ha portato in una clinica. Quando il medico ha raccontato a mio padre cosa mi capitava, mio padre ha voluto denunciare mio marito, ma il poliziotto gli ha detto di "non immischiarsi in faccende di coppia". Il poliziotto ha preso il Rapporto medico, l'ha letto e poi ha scosso le spalle, dicendo che l'avrebbe dato ai suoi superiori. Mia madre era fuori di sè, tanto che le Autorità l'hanno persino rimproverata, la qual cosa ha peggiorato le cose. In breve: i miei genitori hanno prenotato l'aereo e mi hanno riportata a casa. C'è voluto tanto tempo, prima che mi rimettessi in forza. Mia madre mi ha poi portato il libro "Sand in der Seele" di Evelyne Kern, e ho così capito, a che categoria d'uomini apparteneva mio marito. Lui aveva pianificato tutto, sin dal primo sguardo, quando ha notato, che io mi ero innamorata di lui. Ed il peggio, è che lui non verrà mai punito per questo. Tutto ciò che mio padre ha intrapreso per condannarlo, è finito "in nulla". [Testo originale in tedesco: http://www.1001geschichte.de/Publikation042.pdf ]
LAURA: GRANDE AMORE CON RIPENSAMENTO FINALE
Relazione con un tunisino

La mia storia inizia il 17 febbraio 2001, quando sono stata a Djerba. Il 23 febbraio ho conosciuto Mohamed. È stata una bellissima amicizia che dopo due settimane è diventata qualcosa di più. Prima della mia partenza abbiamo dormito assieme: ero certa che fosse il mio grande amore. Sono dovuta tornare in Svizzera, e perciò il mio cuore era a pezzi. A Casa mi pareva un incubo: solo le sue chiamate e i suoi scritti mi rendevano felice.

(Soltanto) dopo nove mesi sarei tornata da lui. Mi aspettava all'aeroporto e ci siamo trasferiti ad abitare in un bungalow. Abbiamo passato dei momenti splendidi ed ho anche conosciuto la sua famiglia. Che meraviglia! Ma mancava solo una settimana alla partenza. Durante i mesi successivi sono tornata là per sette volte, ed ho abitato da lui, nè in un bungalow nè in hotel. Le condizioni igieniche non erano delle migliori, ma questo non mi preoccupava: dopo tanti cambiamenti mi sarei abituata a questa stabile dimora.

Mi chiedeva spesso di sposarlo.

A diciannove anni ho sposato un turco-curdo, ed ho vissuto l'inferno con lui. Mi ero appena separata da lui e perciò ero ancora molto scettica verso un nuovo matrimonio, così ho rifiutato. Volevo provare a stare con lui ancora un po'.
Il 16 marzo 2002 è stata concepita mia figlia: un "incidente" (anche se talvolta mi chiedo se lui non avesse pianificato la cosa ...). Alla fine di marzo, a causa dei dolori addominali che avevo, ho scoperto di essere incinta. All'inizio ho avuto semplicemente paura. Pensavo alla lontananza, e mi chiedevo come sarebbe stato il futuro.
A causa della mia situazione psico-fisica mi è stato consigliato un aborto.

Mohamed era felicissimo di sapermi incinta, ed è diventato tristissimo quando ha saputo che dovevo abortire. Mi ha detto che non dovevo assolutamente abortire, che ce l'avremmo fatta, e che ora potevamo sposarci ed essere una famiglia. Mi sono molto rallegrata di ciò. Eravamo assieme da più di un anno e credevo di conoscerlo. Lo amavo. Avrei fatto qualunque cosa per lui.

Ho comunque dovuto vivere la gravidanza da sola, senza il compagno che mi accarezzasse il pancione, e che assistesse ai primi movimenti del bebé. Ho vissuto dei momenti di grande tristezza. Durante quel periodo sono stata due volte in Tunisia. Lì la relazione cominciava già a non essere più rosa-e-fiori. Una volta mi ha lasciato da sola a casa dei Suoi, per una settimana, dove faceva un caldo insopportabile. Stava fuori tutto il giorno e stava imparando a guidare! Mi chiedevo cosa ci facevo là? Ero felice di tornarmene a Casa.

La mia gravidanza è trascorsa abbastanza normalmente, senza complicazioni: sussisteva il rischio di aborto spontaneo a causa dell'assunzione di medicamenti (cura che non potevo interrompere). Dio l'ha proprio pensata bene con me! Mi felicitavo di ogni mossa del bebé, delle ecografie, era come un sogno. Mancava solo Mohamed. Piangevo spesso, perchè mi mancava terribilmente.

Di sera navigavo in Internet, ed ho conosciuto una ragazza in una Comunità d'Interesse su Djerba. Quando lei era a Djerba, ci scrivevamo degli sms: lei mi raccontava di come stava bene con il suo compagno Mohamed. Dopo tanti sms, lei mi ha chiesto di parlarle del mio Mohamed. Quando le chiedevo di parlarmi del suo, sembrava parlasse della stessa persona. Per scherzo le ho detto: magari abbiamo lo stesso fidanzato!

Il 21.10.2002 ricevo una Mail da lei, che mi dice di smetterla di mentire, e che Mohamed era il suo fidanzato e che non dovevo più disturbarli! Ero al settimo mese di gravidanza e fu uno shock tremendo per me. Il suo Mohamed era veramente anche il mio. Lui aveva detto alla sua famiglia che io l'avevo lasciato, e perciò si era messo con un'altra. E ha parlato male di me ovunque. In quel momento mi è caduto il mondo addosso. La sera stessa "ho chiuso" con lui, anche se lo amavo.

A poco a poco tutto è diventato più chiaro (molte cose sono venute alla luce proprio durante gli ultimi mesi). Di seguito un breve riassunto.

Con questa ragazza lui stava da diverse estati. Nel frattempo io ero già rimasta incinta. Lei non mi credeva, e lui le aveva detto che io ero una bugiarda, che non eravamo più assieme e che il bambino era del mio ex-marito. Questo lui l'ha diffuso per mezza Djerba, aggiungendo che io ero una puttana. Lei è rimasta con lui. Era con lui quando mia figlia è nata, a dicembre 2002, ed è rimasta in contatto sms con me. Mi ha detto che aveva chiuso con lui. Le ho creduto ed è lei che ha detto a lui della nascita di mia figlia. Dopo due settimane lui ha chiamato .... Lei si è accorta che durante tutto quel tempo (quindi il tempo della mia gravidanza), lui era stato assieme almeno a quattro donne, una delle quali aveva quarantaquattro anni (!!!). Nel frattempo ha trovato una trentanovenne tedesca, che ha sposato, con la quale vive in Germania.

Come so tutto questo?

Perchè lui non mi lascia in pace. Fa di tutto per rovinarmi la vita, quella di mia figlia e quella del mio compagno (che è pure tunisino). Parla dei suoi Diritti di visita del bambino. E così è stato per tre volte qui in Svizzera da me (di cui l'ultima una settimana fa). Se per una volta non gli lascio vedere quella che improvvisamente è diventata sua figlia (di cui non si è mai interessato prima e per cui non ha mai versato nemmeno un centesimo), mi minaccia. Dice che manda qualcuno a casa mia ad ammazzarmi e a far rapire la bambina. Ed io devo farci i conti, se voglio vivere in pace. Mi distrugge, e la cosa peggiore è che da tre mesi a questa parte mi rivuole indietro. Dice di amare me e la bambina, e che vuole una famiglia, e che l'altra l'ha sposata solo per potermi incontrare spesso. Ha pure detto chiaro e tondo al mio compagno che lotterà per riavermi. È questo amore?

Non me ne ha fatte già abbastanza? Perchè non mi lascia in pace e non mi lascia vivere la mia vita? Non la smette di perseguitarmi e minacciarmi: esercita del vero psico-terrore.

Sua moglie non sapeva alcunché di lui, quando io, telefonandole, le ho raccontato tutto. Era totalmente shockata e ha ora chiesto il divorzio. I suoi giorni in Germania sono contati, così lui mi fa proposte di matrimonio.

Dice che mi ama e che sono la migliore donna del mondo (ahahah), e che ora ha capito, che sono quella giusta per lui. Che bravo! L'ha capito dopo almeno altre quattro donne che ha avuto contemporaneamente a me!

Dove sta il comportamento etico ed il rispetto verso una donna incinta? Casualmente mi son trovata fra le mani un'agenda telefonica, ed ho scoperto che lui mantiene ancora i contatti con tante altre "ex". Verosimilmente le tiene "di riserva".

Questa è la mia esperienza. Devo dire, che io ho ventotto anni e lui -così figura sul passaporto- diciannove (!). L'ho scoperto solo dopo due anni. Diceva di averne ventiquattro. E ci credevo ancora. Ma infine, fa lo stesso. Mi ha preso in giro ed io ho il cuore a pezzi. Appena partivo lui portava un'altra donna nello stesso bungalow, nello stesso letto! Mi fa venire da vomitare e mi dispiace soprattutto per mia figlia. Avrei voluto per lei una famiglia felice in cui crescere: volevo la nostra famiglia. Ma era un sogno, che ora si è dissolto per sempre.

Da circa quattro mesi ho un caro amico, tunisino, ma non viene da Djerba, e si prende cura di me e di mia figlia. È come se fossimo una piccola famiglia. Ma anche questo amore non ha futuro. Il suo Permesso di soggiorno scadrà presto, e la sua partenza è solo una questione di tempo. Ed allora sarò di nuovo sola con mia figlia, senza qualcuno che mi protegga dal padre biologico di lei. So che non mi lascerà mai in pace ....

Ma qualcosa di positivo c'è: mia figlia! La amo più di ogni altra cosa, e cerco di essere una buona madre per lei. È dolcissima ed è brava. Assomiglia a suo padre, cosa che mi rende difficile dimenticarlo, ma che non rovina il rapporto che ho con lei. Lei è il mio raggio di sole e dà un senso alla mia vita, sennò credo che non ce ne sarebbe più uno. Per questo ringrazio Dio. Lo ringrazio di avermi regalato una dolcissima bambina, e che è sana. La custodirò come la mia pupilla. La amo. [Testo originale in tedesco: http://www.1001geschichte.de/Publikation030.pdf ]
Matrimoni bi-culturali fra Partner occidentale e islamico: come prevenire i Conflitti
Dr. Sami AlDeeb, Esperto di Diritto comparato islamico e occidentale

Documento Word da scaricare: http://www.sami-aldeeb.com/articles/view.php?id=379

Tavola delle materie
Note preliminari 3
Introduzione 4
Capitolo II. Importanza della religione nei Paesi islamici 6
1. Differenze in base all’appartenenza religiosa 6
2. Libertà religiosa 8
A. Libertà di diventare islamici 9
B. Divieto di lasciare l’Islam 9
3. Limiti religiosi in materia matrimoniale 11
A. Matrimonio di un islamico con una non-islamica 12
B. Matrimonio di un non-islamico con un’islamica 13
C. Matrimonio temporaneo o di godimento 15
Capitolo III. Relazioni fra maschi e femmine 16
1. Autorità del maschio sulla femmina 16
2. Contatti fra maschi e femmine: norme d’abbigliamento 16
3. Lavoro della donna 18
Capitolo IV. Celebrazione del matrimonio 19
1. Celebrazione in Svizzera 19
2. Celebrazione in Paese islamico 20
3. Poligamia 20
Capitolo V. Regime matrimoniale in materia finanziaria 21
Capitolo VI. Scioglimento del matrimonio 23
1. Scioglimento del matrimonio in Paese islamico 23
A. Ripudio 23
B. Ripudio contro compenso o riscatto 24
C. Divorzio 25
2. Scioglimento del contratto in Svizzera 25
Capitolo VII. Rapporti fra genitori e figli 26
1. Informatevi prima di sposarvi! 26
2. Rapporti sessuali e bambini nati fuori dal matrimonio 27
3. Nome dei figli 28
4. Religione dei figli 28
5. Segni religiosi: battesimo, circoncisione, eccisione 30
6. Numero di figli, contraccezione e adozione 31
7. Custodia dei figli in caso di scioglimento del matrimonio 32
Capitolo VIII. Successione 33
1. Successione in caso d’apostasia 33
2. Successione in caso di decesso 33
Capitolo IX. Decesso e funerali 34
Conclusione 36
Modello di contratto matrimoniale 37
Modèle de contrat de mariage 42
Muster-Ehevertrag 47
Model marriage contract 52
نموذج عقد زواج 57
L'Onorevole Bertolini chiede l'intervento del Governo
[ http://www.unaviaxoriana.it/cgi-bin/uvpo/index.cgi?action=viewnews&... ]

Sempre più numerosi i casi di bambini coinvolti in fatti di cronaca legati al fallimento dei matrimoni misti

“Chiedo al Ministro degli Esteri Frattini di intervenire, affinché la bimba di nove anni, che risiedeva a Rimini con la madre italiana, rapita otto mesi fa dal padre egiziano e portata presumibilmente in Egitto, possa ritornare presto a casa."

Lo ha affermato l'Onorevole Isabella Bertolini che sul caso ha presentato una interrogazione Parlamentare dopo la diffusione di un appello di aiuto alle autorità da parte della madre della bimba - una infermiera italiana di Misano Adriatico in provincia di Rimini - in seguito alla richiesta del padre di 50 mila euro per restituirle la figlia. "La notizia della richiesta di riscatto da parte del padre e il fatto che la bimba starebbe lavorando, anziché frequentare la scuola, aggiunge aspetti inquietanti ed inaccettabili ad una vicenda già di per sé orribile. Lo Stato ha il dovere di aiutare con tutti i mezzi possibili questa nostra connazionale a riabbracciare la propria figlia e ad assicurare alla giustizia il responsabile di questo ignobile reato, anche attraverso un’azione diplomatica nei confronti dello Stato in cui si trova. Casi come questi ripropongono prepotentemente la delicata questione dei matrimoni e delle convivenze miste. Le statistiche ci dicono che l’80% di queste unioni fallisce. E troppo spesso a rimetterci sono i figli o le donne. In molti casi questi matrimoni si rivelano come un escamotage per ottenere la cittadinanza italiana più velocemente. Una situazione non più tollerabile e sulla quale il Parlamento dovrà essere chiamato a legiferare per garantire che le norme del nostro Paese siano scrupolosamente osservate”.

COMMENTO ALL'ARTICOLO

Gli islamici in tutti i modi lucrano sulle spalle degli occidentali, sia a livello privato che di Società. A loro 'religiosamente' è concesso 'truffate i nemici', e gli occidentali per loro sono considerati nemici.
Ora mi trovo sposata con un egiziano bigamo, con una figlia illegittima su certificato di famiglia e una convivente che ha ottenuto, grazie a me, il permesso di soggiorno per ricongiungimento familiare

Luisa 44 anni, è un’infermiera professionale e vive a Roma. La sua storia è cominciata con un sorriso ed è finita tra le lacrime. Per colpa di un matrimonio misto. "Ora mi trovo sposata con un egiziano bigamo, con una figlia illegittima su certificato di famiglia e una convivente che ha ottenuto, grazie a me, il permesso di soggiorno per ricongiungimento familiare". Ma com’è possibile questa situazione? "Grazie ad una burocrazia cieca e alla mancanza di tutela delle donne italiane che sposano i musulmani".
Com’è cominciata la vostra storia? "Con una vacanza Sharm-El-Sheikh. Ho incontrato Essam e mi sono innamorata. Per un anno e mezzo ho fatto avanti e indietro dall’Egitto. Poi ci siamo sposati al Cairo e dopo le nozze ci siamo trasferiti a Roma". Com’è stata la convivenza? "All’inizio tranquilla, io lo conoscevo come un musulmano moderato. A volte beveva anche vino e birra". Poi? "Ha cominciato a frequentare gli egiziani della città e certe moschee abusive, in garage o capannoni. Seguiva il ramadan in modo ossessivo". Il che senso? "Se lo sfioravo anche con una mano lui si arrabbiava moltissimo e si andava a fare un’altra doccia, il prosciutto non potevo metterlo vicino ai suoi cibi nel frigorifero. Diceva che ero impura, che dovevo convertirmi all’Islam, che non dovevo vestirmi all’Occidentale perché si vedevano le curve". E lei ha ceduto?
"No, ma lui si allontanava sempre più da me. E i contrasti aumentavano. Diceva che lo avrei portato all’inferno, che se avessimo avuti dei figli maschi sarebbero dovuto diventare musulmani e se avessimo avuto una femmina doveva arrivare illibata al matrimonio altrimenti mi avrebbe sgozzata". Una quotidianità invivibile? "Esattamente. A tal punto che lui se n’è andato per due mesi in Egitto e quando è tornato si è trasferito da amici. Mi veniva a trovare ogni tanto e mi ha chiamata solo quando è scaduto il suo permesso di soggiorno. Con la mia presenza ha ottenuto la carta di soggiorno e poi è sparito". Ma lei non si è sentita usata? "Io lo amavo e speravo di recuperare il nostro matrimonio". Invece?
"Dopo un mese mi ha chiamato per dirmi che si era risposato in Egitto, aveva avuto una bambina. Ora è in Italia con la figlia illegittima e la sua nuova moglie che ha ottenuto il permesso di soggiorno per ricongiungimento familiare". Ma lei ha denunciato la bigamia? "Certo e ho cercato di bloccare la procedura alla Prefettura di Roma per la sua cittadinanza. Ma non c'è stato nulla da fare. Ora ho chiesto la separazione, ma attualmente sono registrata nello stato di famiglia assieme a lui e sua figlia. Inoltre sono stata ufficialmente ripudiata con il rito talaq in Egitto". Come si sente?
"Amareggiata. Le ultime parole che ha pronunciato sono state: ti ho fregato per bene".

Fonte: http://www.unaviaxoriana.it/cgi-bin/uvpo/index.cgi?action=viewnews&...
Shilpa Madav, truffata in amore da un islamico del Kashmere
[ http://www.islam-watch.org/LeavingIslam/Pressured-to-convert-betray... ]

Lei era induista, da una famiglia ben istruita, e viveva a Mumbai, lui un islamico del Kashmere. Sono stati assieme per 6 anni, relazione a distanza. Per due anni lui ha chiesto a sua madre di poter sposare la ragazza, dicendo che ella era pronta a convertirsi all'Islam, ma la madre ha rifiutato, portando scuse del tipo 'poi comunque non si adatterebbe mai alla vita di un villaggio del Kashmere'. Così il giovane è andato dal Muftì, ed egli ha detto al giovane di procedere alla conversione della ragazza, facendole recitare la 'shahadah', attestazione di fede che ti fa diventare immediatamente islamico, e di verificare la stabilità della sua conversione. Da parte sua, la ragazza (che amava il ragazzo) era anche convinta che l'Islam fosse 'la giusta via', in quanto il ragazzo era 'riuscito a farle entrare quella Fede nel cuore'. Lei ne era 'rimasta ipnotizzata'. I genitori della ragazza erano favorevoli al matrimonio (qualora fossero stati contrari, sono riusciti a nascondere bene il dispiacere. Hanno mostrato la tolleranza verso la libertà di scelta della figlia). Quando la ragazza è stata convertita (a Mumbai, sotto gli occhi di tutti) e restava solo da sposarla, il ragazzo ha di nuovo interrogato il Muftì, il quale gli ha detto: 'bene che si è convertita! Lasciala così! Per il resto, dal momento che tua madre è contraria a questo matrimonio, a te è vietato di contrarlo. A te viene accreditato un buono per andare in Paradiso in quanto hai convertito una persona all'Islam.' Shilpa ha subito uno shock, ha capito che l'Islam è una frode e che gli islamici usano la loro Religione per fare quello che vogliono, senza rispetto per gli Altri.

STORIA VERA (GERMANIA-TURCHIA)

L’Onore di Famiglia era per lui più importante di qualsiasi altra Cosa.

[ http://www.1001geschichte.de/wp-content/uploads/Publikation-218.pdf ]

 

PARTE 1

Sono cresciuta in una grande Città, in cui la vita quotidiana fra cittadini stranieri era normale. Mi piaceva la comunione con i vicini turchi ed arabi: la Multiculturalità soprattutto! Facevo la spesa in negozi turchi, festeggiavo il compleanno dei figli con i compagni stranieri, partecipavo alle feste di strada con i vicini che venivano da tutti i Paesi.

Stavo per compiere 33 anni, ero separata ed avevo una figlia di 8 anni. In una festa di strada ho conosciuto il padre di uno dei compagni di mia figlia. Un uomo gentile e colto, con radici turche, che era ben integrato e “adattato”. Guadagnava il suo stipendio come conducente di autobus presso l’Azienda cittadina,  era nell’Associazione genitori e si era impegnato come animatore nel Club giovanile di football. Abbiamo parlato molto e ci eravamo reciprocamente molto simpatici. Ci incontravamo saltuariamente per un caffè al ristorante di un supermercato, che non distava molto dall’ufficio in cui lavoravo.

Una sera se n’è stato davanti alla mia porta con un mazzo di fiori e mi ha confessato “mi sono innamorato di te”. Devo dire, non mi è dispiaciuto, poiché quest’uomo aveva qualcosa, che in qualche modo mi piaceva. Pure io mi ero un po’ invaghita.

Mai mi aveva in qualche modo forzata a prendere una decisione. Perciò è passata ancora qualche settimana, prima che avvicinassimo ulteriormente. Anche lui era separato. La sua moglie turca, con cui lui è stato forzatamente sposato per 12 anni, così mi ha detto lui, si era innamorata di un altro e l’aveva pregato, di lasciarla libera. Suo figlio è rimasto con lui, la loro figlia con la madre. Poiché lui non l’aveva mai amata, non voleva rimanere in ballo e ha esaudito il desiderio di lei. Per me questo è un modo di procedere abbastanza normale ed ammiravo il suo coraggio poiché, diciamo così, in generale gli islamici reagiscono in altro modo. Non avrei mai pensato di avere anche io qualche preconcetto sulle pratiche islamiche, e ho rivisto le mie opinioni. Quest’uomo mi aveva convinto che le cose stavano al contrario. Questo è stato anche il motivo per cui io gli credevo ciecamente.

Dopo mezzo anno lui e suo figlio hanno traslocato da me. Era semplicemente più praticocosì, poiché io avevo un grande appartamento di 4 locali, e lui ed il figlio vivevano solo in 2 locali. Il giovane era 1 anno più grande della mia piccola e così si sentiva come il fratello maggiore. Entrambi sono andanti inizialmente molto d’accordo, ma già dopo qualche tempo si è rivelato che il giovane dicesse alla mia figlioletta cosa lei dovesse fare e cosa non fare. Per esempio, le ha impedito di parlare con i ragazzi della scuola. Durante la pausa la controllava ed un giorno le ha girato un ceffone, perché lei aveva parlato ad un giovane, contrariamente al suo “divieto”.  È tornata piangendo a casa ed è accaduto quel che doveva accadere. La prima lite con il mio compagno di vita. Ma lui ha parlato con suo figlio ed entrambi hanno promesso che in futuro sarebbe stato diverso. Tutto è tornato in ordine ed il ragazzo si tirava indietro quando mia figlia faceva ciò che lei voleva. Oggi mi chiedo perché allora non mi sia venuto in mente di chiedere perché certe cose potessero avvenire.

Ci siamo sposati la primavera successiva fra intimi. Un grande matrimonio turco non entrava in linea di conto per nessuno dei due, poiché entrambi eravamo già stati sposati una volta. Mia madre e mio fratello e un’amica dell’ufficio ci hanno accompagnati. I suoi genitori erano tornati in Turchia da due anni, dove vivevano con una piccola pensione dalla Germania, e delle girate mensili dal figlio. Che mio marito sostenesse finanziariamente i suoi genitori, per me non era un problema. Guadagnavo abbastanza, che non mi facevo alcun pensiero per il fatto che mio marito dall’inizio non partecipasse alle spese domestiche e al pagamento dell’affitto. L’appartamento l’avevo dovuto pagare da sola anche prima. Comunque mio marito andava di tanto in tanto a fare la spesa con i suoi soldi, portava sempre frutta e verdura fresca, o carne di montone fresca. Anche l’auto la pagavo io e non potevo nemmeno immaginarmi, che mio marito dovesse farvi i conti.

In estate siamo andati a visitare con i bambini la sua famiglia in Turchia, e siamo stati accolti con gioia. Per me è stato uno shock culturale. Sua madre e tutte le parenti femmine indossavano veli copricapo fino in fronte, ed erano anche altrimenti parecchio coperte. Nessun pezzo di braccia, nessun pezzo di gamba si vedeva. Le ragazze giovani servivano gli uomini adulti, altrimenti non si intrattenevano mai in una stanza in cui gli uomini parlavano fra loro. Donne e uomini erano divisi. Mio marito diceva che sarebbe stato meglio se mi fossi adattata agli usi della casa. Così ha passato a me e a mia figlia un velo copricapo. Ho pensato che fosse uguale, eravamo là solo per due settimane e corrispondeva ad un desiderio di mio marito. Ma la situazione è esplosa di nuovo. La mia figlioletta si è levata il copricapo, lo ha gettato a terra e ha detto che lei non lo voleva più portare, perché faceva semplicemente troppo caldo. Il mio figliastro le ha detto di raccoglierlo e di rimetterselo. Come fanno le ragazzine, ha puntato i piedi a terra e ha detto forte e chiaro: “non hai niente da dirmi!”.

Lui l’ha insultata, e le ha tirato un calcio. Mio marito, che stava di fianco, non ha detto niente, sua madre ha lodato il giovane e io sono detonata, lo preso per un braccio e gli ho detto di scusarsi. Non tolleravo alcuna violenza, e tantomeno verso mia figlia. E quindi è accaduto. Il mio figliastro mi ha picchiata, mi ha calciata più volte sulla tibia.  Ho urlato dal dolore. Mio marito l’ha tirato in un’altra stanza. Cosa sia successo lì, esula dalla mia conoscenza. Il mio figliastro si è più tardi scusato con me, e mi ha detto che gli dispiaceva. Un’occhiata verso mia suocera mi ha raggelato. Mi guardava piena di odio. Sapevo da quell’occhiata, che non io là non ero la benvenuta. Mio marito aveva del resto portato molti regali costosi con sé, e aveva consegnato ai suoi genitori un impressionante importo finanziario, che avevamo messo assieme insieme.

Mio marito ha cercato di calmare le acque. Il giorno dopo abbiamo fatto un’escursione e lui c ha mostrato le bellezze del suo Paese. Strano, io ho sempre pensato che fosse la Germania il suo Paese, perché lui era venuto da noi con i suoi genitori già da quando era bambino piccolo ed ha sempre fatto notare, che lui era tedesco. Comunque, i bambini si sono nuovamente tollerati ed io sono stata lontana da mia suocera per il resto della vacanza. Ho poi anche conosciuto la ex moglie di mio marito. È venuta in visita con sua figlia. Hanno litigato e ho capito (per quanto turco capissi), che mio marito le doveva dei soldi. Il mantenimento per sua figlia e per lei. Gli ho chiesto perché dovesse pagare lui per il mantenimento della ex, in quanto pensavo, che lei avesse sposato il suo grande amore. Mio marito ha fatto solo un gesto di diniego, e ha detto, che lei dava i numero e che lui avrebbe pagato per il mantenimento della figlia tramite il versamento mensile per i suoi genitori, e che loro glielo avrebbero fatto avere. Mio suocero si è tenuto fuori da tutto questo.

 

PARTE 2

 

Un giorno prima della partenza la famiglia mi ha esposto che dovevamo prendere con noi in Germania il figlio di mia cognata. Il giovane aveva 18 anni ed era un tipo sinistro. Sentivo, che disprezzava me e mia figlia. Per amore della pace, e perché amavo mio marito, ho infine accettato. Ho pensato che una volta in Germania si sarebbe certo adattato.

Con il giovane sono arrivati problemi e preoccupazioni. Dava per scontato, che io tramite il mio lavoro presso l’ufficio gli facilitassi l’arrivo, e che fossi anche una buona madre per lui. Questo l’ho fatto anche volentieri, ma fino ad un certo punto. Il giovane governava la nostra vita e il mio figliastro tramite lui si sentiva superiore. Entrambi non hanno reso la vita facile a mia figlia. Si comportavano come pascià, ci ordinavano di ripulire la loro sporcizia, e non si attenevano in alcun modo al nostro regolamento finanziario. Mio marito si teneva fuori, e cercava di calmarmi con coccole e belle parole, quando io mi ritrovavo nuovamente con i nervi a pezzi, ma lui non mi era d’aiuto.

Mio marito aveva trovato un lavoro a suo nipote presso un conoscente che aveva un negozio di frutta e verdura. L’ha tenuto una settimana. Il lavoro era per lui troppo pesante. Il suo corso di tedesco l’ha frequentato solo sotto pressione di suo zio, e ben presto si era già nuovamente scelto degli amici che non gli facevano alcun bene. Io ho mollato e non mi sono più curata di lui. Veniva a casa per mangiare e qualche volta per dormire.

Al 10. compleanno di mia figlia è accaduto l’incredibile. Abbiamo fatti un’uscita allo zoo con alcun amiche ed amici di mia figlia. Era una bella giornata e mia figlia era felice. I suoi fratelli non avevano partecipato a questa uscita. Avevano preferito il football. Alla sera abbiamo mangiato tutti assieme a casa. Mio marito aveva cucinato di nuovo. La serata è passata molto armoniosamente. I giovani hanno regalato alla loro sorella dei gioiellini carini, e mio marito l’ha sorpresa con un abito molto carino.

Nella notte ho udito mia figlia urlare. Sono saltata fuori dal letto e sono corsa in camera sua. La porta non era serrata, ma non riuscivo ad aprirla. Era stata bloccata con qualcosa. Sono corsa indietro, ho svegliato mio marito e l’ho obbligato ad aprire la porta con la forza. È riuscito a spostare il mobile che bloccava la porta. Ciò che io ho visto poi, mi ha soffocato. La mia piccola figlia giaceva quasi nuda sul suo letto, fra le sue gambe magre colava sangue. Il nipote sedeva su una sedia e guardava davanti a sé. Aveva una strana smorfia in volto. Ho preso mia figlia nelle braccia, l’ho avvolta nella coperta e ho lasciato con lei la stanza. Fuori ho preso il telefono e volevo chiamare il pronto soccorso. Mio marito è venuto dietro di me, mi ha preso la cornetta di mano, e ha appeso. “Non possiamo chiamare alcun medico, la mia famiglia non accetterebbe una simile vergogna”, ha detto, ed ha proposto di chiamare una donna che si intendesse “di queste cose”. Che donne sono che s’intendono “di queste cose”, e non vanno dalla Polizia? Non ne ho voluto sapere, ho afferrato mia figlia ed ho lasciato la casa con lei. Lui ha cercato con tutta la forza d’impedirmelo, ma ho minacciato di denunciarlo per mancato soccorso, se non mi avesse lasciato andare all’ospedale.

È rientrato in casa ed io ho fatto quello che dovevo fare. Ho portato mia figlia all’ospedale ed ho notificato l’accaduto alla Polizia. Quando questa è stata a casa nostra, il nostro nipote era sparito. Mio marito ha detto alla Polizia che il giovane era stato fuori tutta la notte. Lo stupratore di bambini doveva essere entrato dalla finestra. Mi ha ritratta come una bugiarda isterica, e mi ha trattata come una bambina minorenne. Non ha mai chiesto: “come sta nostra figlia?”

Ho passato i giorni successivi appresso a mia figlia all’ospedale. Oltre allo stupro aveva subito una frattura pelvica ed un grave shock.

Mio marito non voleva figurarsi che a me l’Onore di famiglia era indifferente, e che suo nipote avrebbe dovuto essere punito per il suo atto ripugnante. Mi ha parlato con voce angelica, ma sono rimasta sulle mie parole. Siccome non si è riusciti a trovare il nipote, ho fornito io le prove. Ho fornito il suo DNA (di tracce ce n’erano già a sufficienza nella sua stanza) alla Polizia, che è risultato conforme a quello nelle tracce di sperma, che sono state trovate sulla mia bambina. Ed è partita la ricerca, ma fino ad oggi non è stato trovato. Presumo che mio marito l’abbia imbarcato velocemente per la Turchia.

Il mio matrimonio era con ciò finito, poiché mio marito mi ha detto chiaramente in faccia che, a causa di una bambina precoce, che aveva eccitato suo nipote, io avevo portato vergogna alla sua famiglia, e che avevo messo in gioco il nostro onore. Ed il mio figliastro non ha subito aggiunto che lei non si era meritata nient’altro, poiché non aveva dato retta a suo fratello. Mio marito mi ha pure effettivamente consigliato, di mettere mia figlia in un Internato, cosicché il nostro “davvero buon matrimonio” potesse procedere tranquillamente.

Mi sono trasferita in un’altra città, e non ho mai più rivisto mio marito e la sua famiglia. Mia figli è da allora in terapia. Fino ad ora non è riuscita a tollerare quello shock, e ad oggi sono passati 5 anni.

Da allora la mia opinione sulla Multiculturalità è molto cambiata. In ogni giovane turco che incontro per strada cerco il violentatore di mia figlia. Che per mio marito fosse più importante l’Onore di famiglia della nostra bambina, mi ha chiaramente mostrato, che uno può vivere anche a lungo in Germania, ma non potrà mai abbandonare la sua educazione e le sue radici. Mi ero così tanto illusa su di lui, e questo mi ha fatto dannatamente male. Alla fine ho riconosciuto anche che lui mi ha pure sfruttata mica male finanziariamente. Lui si è tenuto l’appartamento con il mobilio e l’auto, sebbene lui non abbia mai dato un centesimo per questi. Non ho litigato per questo, volevo semplicemente andarmene via.

 

FINE

 

 Storia 220 – B. (Tunisia)

Il Principe d’Oriente è stato il nostro Aguzzino!
[ http://www.1001geschichte.de/wp-content/uploads/Publikation-220.pdf ]

 

Ad agosto 1994 sono voltata con i miei due figli e mio marito verso un due settimane a Monastir. Il nostro matrimonio non era più - già da molto tempo – ciò che una, in quanto donna, si augura e mi sentivo come una specie di animale da fattoria [Muttertier].

Nel nostro hotel ogni sera mi sorrideva un uomo della sicurezza di aspetto molto bello, mi apriva la porta, ed altrimenti si tratteneva in modo sobrio e decente.

Si differenziava così dalla massa di uomini altrimenti invadenti. Da qui via lo chiamerò M.

I 14 giorni sono passati al volo, e mi sentivo ancora attraente e femminile. Il giorno della nostra partenza l’accorto tunisino mi ha contattata, ci siamo scambiati gli indirizzi e, mentre mio marito metteva la valigia nel bus, lui mi ha baciata.

Un folle bacio, che per lungo tempo non ho dimenticato.

Così, ero rimasta contagiata: potevo a malapena pensare ad altro che, come posso io, il più presto possibile, tornare in Tunisia? Di giorno funzionavo, e desideravo essere fra le braccia del tunisino. Ci scrivevamo, ci telefonavamo spesso, tutto in francese, perché secondo il cliché lui non parlava in tedesco. Di notte lui telefonava dall’hotel, ed era gratuito. Mio marito ignorava tutto ciò.

Tre mesi più tardi sono volata di nuovo là, questa volta da sola, a mio marito non interessava, ed i miei sentimenti confusi.

L’ho incontrato presso il suo posto di lavoro, aveva cambiato hotel: ha preso libero immediatamente e siamo andati in un bungalow dell’hotel. Là abbiamo passato una notte da togliere il fiato ed ero piena di sensi di colpa: avevo appena tradito mio marito e lo continuavo a fare ….

Abbiamo passato giorni e notti magnifici, di giorno mi mostrava il suo Paese, e di notte la sua passione.

Un giorno, al suk [bazar], è stato preso dalla polizia, messo in manette e portato via. Nella mia testa giravano domande su domande.

Un giorno prima della mia partenza, lui era di nuovo davanti a me, e mi ha raccontato, che l’Esercito lo cercava perché lui non si era presentato all’ispezione, ed è perciò che l’hanno arrestato, e io vi ho creduto.

Purtroppo questa meravigliosa settimana era finita, ed io mi sono fermamente riproposta, di separarmi da mio marito. Ho cercato un appartamento per me e i bambini, ed ho impacchettato le mie cose. Mi sono presa un avvocato, ho chiesto la Separazione e ho sperato, che tutto andasse velocemente.

Nei tre seguenti anni sono volata a Monastir ogni 3 o 4 mesi, da lui, a volte con i miei figli, a volte senza, ed entrambi lo apprezzavano e lui voleva loro bene (pensavo io). Abitavamo allora in piccole e scure case, che lui aveva affittato per il periodo delle nostre vacanze, ed il denaro per l’affitto l’avevo trasferito io precedentemente. Là, dove lui altrimenti viveva, un appartamento con sei uomini, non potevamo vivere.

Siamo stati in visita dalla sua famiglia nell’interno del Paese, e siamo stati accolti affettuosamente. Erano fieri, che sua figlio si fosse aggiudicato una donna tedesca, poiché era chiaro, che ci saremmo sposati, appena sarei stata divorziata. Avremmo vissuto in Germania, in dono i miei figli dovevano avere la possibilità di vedere il loro padre regolarmente.

Durante questo tempo ho cercato di invitare M. in Germania, ma non riceveva alcun visto sulla base del fatto che non aveva alcun passaporto. Allora bisognava richiedere il passaporto; i soldi per il passaporto, le autorità e per la corruzione lui non ce li aveva, perciò ho pagato io. Mi sarebbe così tanto piaciuto, che lui avesse conosciuto la mia vita in Germania, prima del matrimonio, ma questo non sarebbe accaduto.

Alla fine del 1996 ero divorziata, e ci siamo sposati in un giorno assolato e caldo di gennaio, e dopo la cerimonia mio marito poteva trasferirsi, e perciò il passaporto è stato rilasciato immediatamente – così mi è stato detto -.

Ho pagato per le formalità del matrimonio, per gli anelli di nozze, per i certificati d’idoneità al matrimonio, e per la festicciola, purtroppo senza la famiglia, ma con molti dei suoi amici. C’era coca-cola e dolcetti, come pure cous-cous dagli amici.

Il fatto che io avessi così tanti soldi era dovuto alla felice circostanza per cui, con il mio primo marito, avevo tanto risparmiato e dopo il Divorzio ho ricevuto la metà di ciò.

Quattro mesi dopo il matrimonio, c’erano sempre più problemi con i suoi documenti, ed ho saputo dal Ministero degli Interni tunisino, che lui, prima di conoscermi, è stato per più di due anni in prigione, sulla base di più delitti violenti, e che al suk l’avevano arrestato perché lui aveva commesso qualcosa contro il regolamento relativo al suo periodo di prova.

Allora, io non potevo più tornare – ho detto a M. –, ma lui mi ha detto che niente era vero, e che è stato incarcerato ingiustamente. Credevo tanto volentieri a tutto quello che mi diceva.

Ho messo in moto tutto quanto qui in Germania, ho corrisposto con il Ministro degli Esteri di allora circa il ricongiungimento familiare, e sei mesi dopo il matrimonio ero infine nel mio Paese e con i miei figli.

Inizialmente ci siamo dovuti abituare reciprocamente, ma le cose sono andate relativamente bene. Purtroppo lui bevevo sempre più di quello che poteva sopportare, quando io ero al lavoro, a turni in una Casa anziani, e perciò era difficile avere bambini.

Ma ci auguravamo che venisse alla luce un figlio nostro, ed io speravo che poi tutto sarebbe andato bene.

Sono rimasta presto incinta, M. era alla ricerca di un lavoro e di amici. Era spesso e per lungo tempo via, senza dirmi dov’era. Quando io ero al quarto mese, lui ha trovato lavoro nelle costruzioni, e purtroppo anche là beveva molto e a casa era spesso aggressivo.

Ha picchiato mio figlio che allora aveva otto anni, l’ha strangolato, mi ha minacciato con un contesso e mi ha messo la lama alla gola, quando il cibo non gli piaceva.

Ed io??? Lo amavo, ero piena di paura ma anche di speranza che tutto sarebbe andato meglio, quando nostro figlio fosse nato.

Ad ottobre 1998, nostro figlio è finalmente nato, sano. Purtroppo era completamente incontrollato anche verso il bébé, lo gettava dal divano quando strillava, ed io non facevo niente. Allora mi ero già così rimpicciolita, così isolata dagli amici di un tempo, che io non avevo praticamente più forza.

Tenevo duro e speravo .... Con il bambino di otto settimane siamo andati in Tunisia, ed i suoi genitori erano felici ed hanno festeggiato loro figlio, che gli aveva regalato un figlio maschio. Per le vacanze avevamo preso un credito, per rinnovare la casa dei genitori, che non avevano una toilette.

Di nuovo in Germania, M. è stato licenziato dal suo datore di lavoro, apparentemente per mancanza di ordine. I debiti, il bébé, e niente lavoro … così ho ricominciato in Casa anziani molto prima del previsto.

M. è diventato rapidamente più aggressivo, e mi minacciava, che se l’avessi lasciato ci avrebbe ucciso.

Sei mesi più tardi lui ha trovato lavoro ad Hannover, e là vivevano già molti dei suoi compaesani. Così lui portava spesso qualche buon amico con sé; rimanevano la notte, e beninteso, io dovevo cucinare e fornire i letti. A volte lui rimaneva più notti dove era, e lo vedevo dai movimenti del conto, dove aveva prelevato i soldi.

Poiché lui allora aveva lavoro, mi ha detto di lasciare il mio. Diceva che sua moglie non doveva fare un simile lavoro. Era sporco. E lui voleva preoccuparsi per me.

Nell’anno 2000, noi abbiamo comprato una vecchia casa in campagna, e voleva fare venire i suoi genitori, in quanto io con la mia formazione dovevo essere lì per loro. Ed io pensavo, che allora tutto sarebbe andato bene. Ma tutto è andato peggio, i soldi sempre meno, la sua aggressività sempre più forte, ed io sempre più debole.

Alla fine del 2002 ha richiesto la cittadinanza tedesca. L’attesa la sopportava evidentemente male, e sospettava sempre, dopo ogni colloquio, che io avessi parlato con le Autorità, perché non gli concedessero il passaporto. A maggio 2003, ha infine avuto il suo documento fra le mani, e non si è più attenuto ad alcuna regola. Veniva e andava come voleva. Portava molti amici, di sera fino alle 23:00, e mi chiedevano di cucinare. Ho scoperto, che alcuni di loro trafficavano droga. Quando l’ho detto a M., mi ha picchiata in viso perché avrei origliato le discussioni maschili, e mi ha minacciato che se fossi andata alla Polizia, noi non avremmo avuto alcun futuro.

Sono rimasta di nuovo incinta, e lui ha sospettato che io l’avessi tradito, mi ha rigettata, picchiata e ha spento le sigarette sulle cosce, cosicché gli raccontassi la verità. Ho lasciato che il non nato venisse abortito, lui era d’accordo.

Sono giunta a casa in taxi, dall’ospedale, ed il piccolo era affamato, e M. sedeva con amici e guardava la televisione, io avrei cortesemente dovuto cucinare, cosicché il bimbo desse infine pace. Allora io ho messo assieme tutta la mia rabbia, ed ho gridato fuori, che doveva infine prendere i suoi amici ed il suo passaporto e sparire.

Da dove mi sia venuta questa forza, non lo so ancora oggi, lui se n’è andato, ed io sono crollata. Lui tornava sempre, per prendere cose e per vedere suo figlio; portava regali per lui, e diceva, che se lui fosse andato a trovarlo ad Hannover, ne avrebbe ricevuto molto di più. A me ha detto, che sarebbe riuscito a vedere suo figlio, e che non avrei avuto alcuna possibilità di oppormi.

Mio figlio voleva visitare suo padre – naturalmente – e così l’ho condotto da lui. Da parte dell’Avvocato di lui sono stati stabiliti 14 giorni di Diritto di custodia, ed i Servizi sociali e il Tribunale di famiglia erano d’accordo. Dopo il fine settimana di visita il bambino era totalmente disturbato, ma raccontava solo poco, dormiva male o quasi per niente.

Il nostro Medico di famiglia mi ha consigliato uno Psichiatra, e questo ha messo un giudizio. È stato preso atto del fatto che M. lasciava il bambino solo di notte, e che ha esercitato forte violenza su di lui, e che lo picchiava in punti nascosti, cosicché nessuno poteva vederlo.

La mia Avvocatessa ha lottato perché mio figlio non dovesse più tornare ad Hannover; secondo la documentazione dell’avviso (psichiatrico) e le dichiarazioni di un tutore, il Tribunale ha deciso che la custodia non doveva essere concessa.

Nel 2005 eravamo infine divorziati, ed il terrore è diventato sempre meno. Una volta è stato davanti alla porta di casa con una tanca di benzina, ed ha minacciato di gettarla. È stata chiamata la Polizia ma non l’ha più trovato, ed i miei figli non sono stati riconosciuti come testimoni. Ho cercato durante gli anni di vendere la casa, per riuscire infine ad abbandonare i ricordi; mio figlio dalla paura dormiva solo nel letto con me.

Nel 2010 abbiamo avuto la grande fortuna di poter vendere la casa, ma per questo M. doveva venire dal Notaio, altrimenti senza la sua firma non andava. Ma lui è giunto quando ha udito che la casa era stata venduta con un utile, e che lui aveva il Diritto alla metà.

Abbiamo traslocato in città, anonimamente, e lui non ha più avuto possibilità di prendere contatto con noi. Mio figlio si è trasferito nella sua stanza e dorme nel suo letto. Tutto sembrava migliorare ….

In estate lui ha avuto problemi intestinali, ha avuto del colamento purulento dovuto a fistole, che si ripresentava in modo rinnovato. Per questo ha dovuto essere operato diverse volte all’intestino, e perciò siamo stati in diverse Cliniche, ed ogni Medico che lo aveva in cura mi chiedeva, se per caso non poteva essere avvenuto uno stupro.

È stato come se mi togliessero il pavimento da sotto i piedi … e pure la mia Avvocatessa ha detto, che ha avuto diversi di questi casi dall’Oriente.

Nel frattempo il suo intestino è stato sanato, ma la sua anima di bambino no. Ad autunno 2010 ha intrapreso un tentativo di suicidio: ad 11 anni!!! Da allora è in Psicoterapia intensiva, ma non parla della sua pessima esperienza.

Ed io? Ho ancora una maledetta rabbia, soprattutto verso me stessa, e mi sento spesso molto confusa, perché sono stata così incredibilmente idiota, ho creduto all’Amore, ed ho lasciato che ai miei figli accadesse così tanto. Come ho semplicemente potuto lasciare che questo si protraesse per così tanto tempo? Oggi non lo capisco più.

Ah sì, subito dopo la Separazione M. ha sposato sua cugina più giovane di vent’anni, l’ha portata in Germania, ed ha avuto con lei un bébé: una bambina.

STORIE VERE DI BEZNESS

(DALL’ASSOCIAZIONE COMMUNITY OF INTERESTS AGAINST BEZNESS)

 

Storia 125, A.N. (Tunisia)

La Paura costante per i miei Figli

 

Era primavera del 2000 quando sono planata sull’isola di Djerba piena di ferite. Non avevo fatto vacanza per due anni ed ero uscita a pezzi da una relazione infelice: avevo assolutamente bisogno di una pausa.

Avevo pianificato le mie vacanze annuali con mia sorella per settembre, e volevamo andare in Grecia. Ma settembre era ancora lontano.

Così ho prenotato una settimana in Tunisia. Restare semplicemente sdraiata in spiaggia e non fare nulla. Sulla via dall’aeroporto avevo conosciuto una gentile signora, che stava nel mio stesso hotel. Abbiamo deciso di gustarci insieme la settimana.

La seconda sera siamo andate ad una serata di piano-bar nel giardino dell’hotel, per bere ancora un drink. Non era ancora accaduto un gran ché. Ci siamo cercate un tavolo ed abbiamo ordinato.

Di fianco sedevano due uomini, uno ci ha fatto un cenno e ci ha pregato di prendere posto al loro tavolo. Ho pensato che fosse meglio che sedersi altrove annoiate.

Così la mia conoscente si è intrattenuta in modo coinvolto con entrambi, ed io ascoltavo solo curiosa, senza aggiungere alcun commento. Devo aver soltanto sempre riso, quando lui rideva. Veramente quando rideva, sembrava la versione tunisina di Ingolf Lück (N.d.T.: attore tedesco).

Non sembrava veramente tunisino, parlava perfettamente tedesco, e non era invadente.

Siamo stati d’accordo di vederci il giorno successivo, in spiaggia. Era proprio piuttosto piacevole, abbiamo parlato molto su Dio e sul mondo, e mi ha gentilmente tenuto gli altri locali via di dosso.

Alla sera ci siamo incontrati tutti in discoteca, è stata una bella serata finché io l’ho semplicemente baciato. Era molto sorpreso, ma mi è stato semplicemente dietro.

Poi mi ha descritto la strada verso il suo posto di lavoro, su una salvietta, e mi ha chiesto se l’indomani non potessi andare a trovarlo. Lavoricchiava in una pizzeria poiché aveva perso il suo lavoro all’aeroporto.

Eh sì, abbiamo passato l’intera vacanza assieme. Lui conosceva tutti sull’isola, e tutti conoscevano lui.

Fra cui una vecchia coppia tedesca, che passava la maggior parte del tempo su Djerba, e avevano affittato là un appartamento. Mi ha presentato a loro, ed io ho presto conosciuto tutti i suoi amici, ed anche sono stata anche invitata dai suoi genitori. Suo padre è stato direttore in una grande scuola.

Sì, la vacanza è stata bella, e quando sono volata verso casa, i pensieri erano lì. Devo vederlo ancora una volta? Non lo sapevo?

Ci siamo scambiati i numeri di telefono e gli indirizzi.

Tornata in Germania, si sono susseguite le telefonate, le lettere e le cartoline.

Finché lui ha detto, che lui voleva assolutamente venire in Germania a giugno, per essere da me per il mio compleanno.

Ci ho pensato sopra a lungo e ho detto okay, per due settimane puoi venire da me. Gli ho inviato la lettera d’invito e un giorno prima del mio compleanno lui si trovata all’aeroporto di Düsseldorf.

Ho apprezzato il tempo con lui. Lui ha conosciuto la mia famiglia ed io mi sono innamorata sempre più di lui. Dopo due settimane lui ha espresso il desiderio di poter rimanere ancora più a lungo, così le due settimane sono diventate tre mesi.

Lui ha fatto tutto per me. Pulito, cucinato, e venuto a prendere quotidianamente davanti al posto di lavoro. Sono stata proprio viziata. Gli ho poi procurato un lavoro, cosicché durante i tre mesi non vivesse a mie spese.

Lui mi ha addirittura comprato un nuovo televisore tramite il suo primo stipendio, ed un giorno mi ha chiesto se volevo sposarlo.

Caspita – ho pensato – non puoi lasciare andare un uomo così eccelso, quando si ottiene un esemplare simile una seconda volta?

Ma subito sposarsi? Dovevamo ancora conoscerci un po’ più da vicino, ma come? Due volte all’anno volare là, neppure porta a molto.

Ho lasciato andare la vacanza in Grecia, e mi sono sposata ancora prima che lui tornasse al suo Paese. La coppia tedesca che avevo conosciuto in vacanza era pure presente al mio matrimonio.

Tre giorni dopo il matrimonio siamo volati in Tunisia, e pure i miei conoscenti erano con noi. Ho passato le due settimane con loro in hotel. Mio marito abitava a casa dai suoi genitori. Per incontrarci, avevamo la chiave dell’appartamento che era stato affittato dai tedeschi.

Dopo che noi avevamo concluso tutte le pratiche presso l’Ambasciata, ed io dovevo tornare a casa, io avevo messo in moto tutte le pratiche cosicché mio marito potesse ricevere il più preso possibile il visto d’uscita. Quattro settimane dopo lui era in Germania. Ero super felice. Ho potuto procurargli velocemente un impiego all’aeroporto di Colonia, da cui però lui dopo il periodo di prova se n’era andato. Ho parlato con voce angelica alla direttrice della ditta a Colonia, finché lei ha telefonato alla stessa ditta a Düsseldorf e lui ha ottenuto una seconda opportunità presso l’aeroporto di là. Caspita quanto appariva eccelso nella sua uniforme. Da allora via lui ha lavorato al “check in” ed ha faticato fino a 200 ore al mese. Ero praticamente felice ed abbiamo pianificato il nostro primo figlio.

Dopo tre mesi dalla nascita del nostro primo figlio, ho saputo che lui aveva un’altra. Lei gli ha mandato un sms di compleanno, a mezzanotte.

Sono sprofondata in un buco nero, lui ha negato tutto, ed io non avevo alcuna prova concreta, solo quel sms.

Mi ha tradita quando ero ancora incinta, ed ora so anche perché dovevo sempre aspettarlo all’aeroporto, quando lo andavo a prendere.

Quando doveva andare in ditta, mi diceva sempre di rimanere seduta in auto.

Quando è nato mio figlio, lui voleva mostrarlo ai suoi colleghi di lavoro. Io avrei dovuto rimanere di nuovo seduta in auto, cosa che però questa volta non ho fatto. Arrivati su nell’ufficio, si sono tutti complimentati con noi. E poi là c’era lei, mi ha squadrata dalla testa ai piedi. Ho avuto una tale spiacevole sensazione: non poteva che essere lei.

Allora avevo avuto i primi pensieri di separazione, ed ho informato anche la sua famiglia in merito al fatto che lui aveva una relazione extra-coniugale.

Naturalmente sono stati tutti dalla sua parte e potevano a malapena credere, ciò che avevano appena udito. Avremmo dovuto volare là, cosicché loro potessero vedere il nipote.

Prima della vacanza ci eravamo riconciliati di nuovo, e tutto sembrava essere tornato in ordine. Quando sono stata di nuovo a casa, è arrivato lo shock successivo: ero di nuovo incinta.

Cinque mesi dopo la nascita del mio secondo figlio, lui ha perso il suo posto di lavoro. Da allora via è diventato sempre peggio.

Ha iniziato a tirar fuori il suo tappeto di preghiera, mi ha sottomessa sempre di più, e quando lui poi è entrato dalla porta del bagno di fronte ai bambini, per me è stato troppo ed ho richiesto la separazione.

Dopo di questo lui mi ha rapito i bambini per la prima volta. Ho pensato che dopo la colazione facevano un’escursione. A quel momento mi sarei un attimo distesa ancora; allora avevo un “burn out”. Mia sorella era morta precocemente di cancro, e sul letto di morte io le avevo promesso di occuparmi dei suoi quattro figli. Questo l’ho anche fatto allora, con il mio piccolo ancora completamente dipendente ed il secondo figlio nel ventre. In qualche modo non ce la facevo più. Mi sono allora data ad una terapia, e la mia terapeuta mi ha poi consigliato di andare in Tunisia, per convincere mio marito a tornare.

Allora vi sono anche andata, ma dovevo prima ritirare la separazione e la denuncia, cosicché lui tornasse con i bambini.

Allora è tornato indietro con me e i bambini.

Per undici mesi ha recitato il ruolo del marito eccelso, ma gli ho detto che io non sarei tornata mai più giù con i bambini, ed ho dato i documenti d’identità a mia madre.

Lui è stato così tanto mellifluo, che gli ho creduto nuovamente. E siamo volati di nuovo in Tunisia con i bambini. È stato così terribile. Tre settimane d’inferno: mi chiedeva continuamente se non avrei potuto immaginarmi di vivere lì. Non volevo!

In qualche modo lui ha provocato una lite, ed io ci sono pienamente stata.

Soltanto che lui aveva un motivo per comportarsi così.

Ha continuato a richiedere se non potesse rimanere con i bambini sempre più a lungo, ma io non volevo. Non volevo volare senza i miei figli!

Allora il giorno della partenza mi hanno portato via i passaporti e i biglietti dei bambini, ed io ho dovuto volare da sola verso la Germania.

Dopo sette mesi sono riuscita a portare di nuovo i miei figli a casa, ma questa è un’altra storia.

Mio marito è stato condannato qui in Germania.

Nel frattempo ci siamo separati e lui vive sempre nella nostra città.

Nonostante tutte le misure preventive che ho adottato, la paura del rapimento dei bambini rimane.

 

Seguito
Come ho riavuto i miei figli

 

Allora: ho letto molto sui rapimenti di bambini all’Estero.

L’unica cosa che potevo fare, era rimanere sempre in contatto telefonico con i bambini.

E questo l’ho anche fatto (300 euro al mese di bolletta telefonica).

È difficile raccontare tutto nel giusto ordine, ma credo di riuscire a ricordarlo.

Io e mio marito ci siamo sempre telefonati, lui mi ha insultata e sminuita, ma gli ho sempre detto (nella speranza che lui tornasse con i bambini) quanto proprio io lo amassi.

È stato molto duro per me, poiché lui è riuscito a sfinirmi psichicamente nonostante una distanza di 2000 chilometri!

Ma ho sempre richiamato la famiglia, ogni giorno. Mio marito ha poi ad un certo momento chiamato, dicendo che veniva in Germania.

All’arrivo sedevo all’aeroporto ed aspettavo il veicolo da Djerba, e mi ricordo ancora che avevo con me due giacche da bambino, e che le tenevo strette.

“Ecco”, mio marito ed i bambini non c’erano. Mi sentivo distrutta a terra.

Quando sono tornata a casa, ho ricevuto una telefonata da mio marito; sarebbe volato su Francoforte, ed era ora ad Aachen, e se avrebbe potuto venire da me. Ho chiesto se avesse i bambini con sé, ciò che lui ha negato.

Non ho potuto dominarmi, ho urlato nella cornetta, che andavo alla Polizia! E sono andata alla Polizia.

Mio marito voleva già scappare verso Francoforte. La Polizia non ha potuto emettere alcun mandato di cattura, e presso le guardie di confine e all’aeroporto pure non avevo alcuna possibilità, poiché non avevo alcun diritto di custodia per i bambini.

Così ho chiamato mio marito e gli ho detto che non avevo sporto alcuna denuncia e che poteva tranquillamente venire.

Che merda. Così ci siamo organizzati per il giorno successivo all’aeroporto di Düsseldorf. Dopo l’incontro siamo andati nel nostro appartamento. Ha detto, che voleva dapprima vivere per un po’ con me da sola, per riconquistare il nostro matrimonio, eccetera.

Era tutta una bugia. Immaginatevi che aveva più di 2'000 euro, da parte della sua famiglia, nella sua borsa, e che si era comprato qui un telefono portatile ed un computer, che voleva rivendere a Djerba con profitto, cosicché laggiù potesse nutrire i bambini. Dopo tre giorni ho prenotato tramite Internet un volo per lui, e l’ho spedito via!

Alla fine di novembre è arrivata della posta dalla città. Qualcuno aveva spifferato, che lui non era tornato in Germania dopo la vacanza. E le prestazioni sociali continuavano. L’ho chiamato e gli ho detto che l’Ufficio del Lavoro voleva veder eil suo passaporto. Allora si è rimesso sull’aereo, ed è tornato in Germania.

Non l’avevo ancora denunciato, ed ho sperato, che lui tornasse con i bambini.

L’Ufficio del Lavoro voleva vedere anche i passaporti dei bambini, e gli ho detto “vola a casa e ritorna con i bambini”. Me l’ha promesso; è andato all’asilo ed ha detto che sarebbe tornato a Natale con i bambini. È venuto ancora con me a fare acquisti. Ho comperato per i bambini dei pigiami caldi, e lui diceva sempre, ah, ma non li hanno bisogno! Io rispondevo: “Hey, quando tornato hanno bisogno di qualcosa di caldo, qui è proprio completamente freddo!”

Lui ha di nuovo soltanto comprato apparecchi elettrici. Quando è rivolato in Tunisia, ho avuto un sentimento tanto sgradevole quando ho sistemato i pigiami dei bambini nell’armadio. Così l’ho chiamato e gli ho detto: “Non torni più”. Avevo ragione.

Ho spedito tutti i giochi ed i vestiti dei bambini a Djerba. Ho pensato che non li avrei mai più rivisti.

Quando sono arrivati i pacchetti mi ha telefonato, che non avrei più dovuto spedire pacchetti, ma piuttosto spedire in Tunisia i soldi per essi, e che dovevo ugualmente girare i sussidi per i figli.

Ho detto che avevo registrato la partenza dalla Germania di lui e dei bambini, e disdetto gli assegni per i figli, poiché non mi spettavano più.

Gli ho anche detto che il suo viso spirava a giugno, se lui non fosse rientrato nel Paese entro sei mesi.

Poi lui avrebbe potuto tornare indietro solo tramite il visto per il Ricongiungimento familiare, che io avrei dovuto sottoscrivere. E che questo naturalmente non l’avrei fatto, se prima i miei figli non fossero stati qui.

Dovevo pensare ad una strategia. A gennaio gli ho spedito un sms, secondo cui ero incinta di lui, e che ora aveva un figlio che non avrebbe mai visto. Mi ha chiesto apertamente se volevo tenerlo e ho detto: “Perché, vuoi prenderti anche questo?”

Gli ho detto piuttosto seriamente: “Io inizio ora una nuova vita, e vediamo come ti cresci i bambini!”

Dovevo comportarmi così! Era la mia unica possibilità!

Siamo rimasti in contatto telefonica fino a fine gennaio, poi entrava in servizio solo il mailbox.

Sapevo, che qualcosa non andava.

Ho telefonato alla famiglia in Tunisia, e mi dicevano sempre che era a lavorare. Ho riprovato ogni giorno, ad ogni tipo d’orario.

Ho detto alla mia collega di lavoro che c’era qualcosa che non andava, e che lui non era più a Djerba.

Il trucco successivo – ho telefonato alla famiglia e ho detto che sarei andata a Djerba, che era naturalmente una bugia.

Erano abbastanza agitati: come, quando, perché?

Sapevo che avrebbero informato mio marito, indipendentemente da dove fosse.

Un giorno sono tornata a casa ed avevo un numero telefonico sul mio display – il prefisso dalla Francia.

In qualche modo mio marito mi ha raggiunta e mi ha detto di essere in Francia. “Ach”, ho detto “non ci credo” – dovevo presentarmi come un po’ “stupida”.

Ha cercato di lavorare in Francia, aveva bisogno soldi per i suoi figli. Ma non è riuscito come s’immaginava.

Ha pensato, chiamo un attimo mio moglie, forse mi riprende indietro!

Ho detto: “Sì caro, ti amo proprio così tanto, certo che lo facciamo”.

Sono andata alla Polizia, ho sporto la denuncia. Era giovedì. Sono andata dall’avvocatessa e in tribunale, e mi sono procurata il Diritto di Custodia con cui sono andata subito dal procuratore, ed ho presentato una mozione. Era venerdì.

Lunedì è giunta una telefonata dalla Francia: “Tesoro arrivo per il giorno di san Valentino, poi certo far bello l’appartamento, non vedo l’ora di stare con te!”

Ho telefonato subito alla Polizia criminale: “Mio marito sta arrivando!”

La Polizia criminale mi ha telefonato tutto il giorno per sapere quando dovevano entrare in azione!

Mio marito si è fatto sentire mentre era in viaggio e mi ha dato appuntamento alle 16:00 alla stazione ferroviaria.

Ho telefonato alla Polizia criminale. Sono venuti in civile alla stazione parallelamente a me! Mi sembrava di essere in un film.

Mio marito è stato arrestato dagli impiegati della Polizia criminale. Il giorno dopo mi ha telefonato la Polizia criminale: era stata emesso un mandato d’arresto.

Ho continuamente raccontato a mio marito che lo amavo e che dovevo comportarmi così. Dovevo giocare in quel modo finché non avessi avuto i bambini in Germania.

Avevo certamente anche bisogno dell’approvazione a partire da parte sua.

Lui ha continuato a pensare che io fossi incinta.

È durato un po’ a lungo, finché ho avuto da lui l’approvazione, perché non voleva darmela volontariamente. Sapevo anche che il suo avvocato ne aveva una, e tramite la Procura ho fatto altra pressione. Il suo avvocato avrebbe dovuto ora darmi il documento, anche esso non era ancora stato tradotto.

La Procura si è poi accordata con il suo avvocato, ed io ho potuto andare ad Essen a ritirare i lungamente desiderati permessi d’uscita per i miei figli.

Con essi sono dovuta andare ancora al carcere per farmi dare un certificato d’arresto, e poi andare all’Ambasciata tunisina per fare autenticare tutto.

Quando ho avuto tutti i documenti riuniti, mi sono procurata il biglietto e sono volata a Djerba.

Mi ero accordata con la famiglia che dovevano portarmi i bambini all’aeroporto, cosa che hanno allora poi anche fatto.

Ho dovuto ancora stare con i bambini per quattro giorni in un hotel a Djerba, poiché non avevo più trovato alcun volo di ritorno libero per lo stesso giorno.

 

Fonte: http://www.1001geschichte.de/wp-content/uploads/Publikation125.pdf

 

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