It takes a nation to protect the nation
Tag: Bezness, FigliDaRelazioniBiCulturali, Mondo, Prevenzione, Rapimento, RelazioniBiCulturali, SamiAlDeeb, Truffa
STORIA VERA (GERMANIA-TURCHIA)
L’Onore di Famiglia era per lui più importante di qualsiasi altra Cosa.
[ http://www.1001geschichte.de/wp-content/uploads/Publikation-218.pdf ]
PARTE 1
Sono cresciuta in una grande Città, in cui la vita quotidiana fra cittadini stranieri era normale. Mi piaceva la comunione con i vicini turchi ed arabi: la Multiculturalità soprattutto! Facevo la spesa in negozi turchi, festeggiavo il compleanno dei figli con i compagni stranieri, partecipavo alle feste di strada con i vicini che venivano da tutti i Paesi.
Stavo per compiere 33 anni, ero separata ed avevo una figlia di 8 anni. In una festa di strada ho conosciuto il padre di uno dei compagni di mia figlia. Un uomo gentile e colto, con radici turche, che era ben integrato e “adattato”. Guadagnava il suo stipendio come conducente di autobus presso l’Azienda cittadina, era nell’Associazione genitori e si era impegnato come animatore nel Club giovanile di football. Abbiamo parlato molto e ci eravamo reciprocamente molto simpatici. Ci incontravamo saltuariamente per un caffè al ristorante di un supermercato, che non distava molto dall’ufficio in cui lavoravo.
Una sera se n’è stato davanti alla mia porta con un mazzo di fiori e mi ha confessato “mi sono innamorato di te”. Devo dire, non mi è dispiaciuto, poiché quest’uomo aveva qualcosa, che in qualche modo mi piaceva. Pure io mi ero un po’ invaghita.
Mai mi aveva in qualche modo forzata a prendere una decisione. Perciò è passata ancora qualche settimana, prima che avvicinassimo ulteriormente. Anche lui era separato. La sua moglie turca, con cui lui è stato forzatamente sposato per 12 anni, così mi ha detto lui, si era innamorata di un altro e l’aveva pregato, di lasciarla libera. Suo figlio è rimasto con lui, la loro figlia con la madre. Poiché lui non l’aveva mai amata, non voleva rimanere in ballo e ha esaudito il desiderio di lei. Per me questo è un modo di procedere abbastanza normale ed ammiravo il suo coraggio poiché, diciamo così, in generale gli islamici reagiscono in altro modo. Non avrei mai pensato di avere anche io qualche preconcetto sulle pratiche islamiche, e ho rivisto le mie opinioni. Quest’uomo mi aveva convinto che le cose stavano al contrario. Questo è stato anche il motivo per cui io gli credevo ciecamente.
Dopo mezzo anno lui e suo figlio hanno traslocato da me. Era semplicemente più praticocosì, poiché io avevo un grande appartamento di 4 locali, e lui ed il figlio vivevano solo in 2 locali. Il giovane era 1 anno più grande della mia piccola e così si sentiva come il fratello maggiore. Entrambi sono andanti inizialmente molto d’accordo, ma già dopo qualche tempo si è rivelato che il giovane dicesse alla mia figlioletta cosa lei dovesse fare e cosa non fare. Per esempio, le ha impedito di parlare con i ragazzi della scuola. Durante la pausa la controllava ed un giorno le ha girato un ceffone, perché lei aveva parlato ad un giovane, contrariamente al suo “divieto”. È tornata piangendo a casa ed è accaduto quel che doveva accadere. La prima lite con il mio compagno di vita. Ma lui ha parlato con suo figlio ed entrambi hanno promesso che in futuro sarebbe stato diverso. Tutto è tornato in ordine ed il ragazzo si tirava indietro quando mia figlia faceva ciò che lei voleva. Oggi mi chiedo perché allora non mi sia venuto in mente di chiedere perché certe cose potessero avvenire.
Ci siamo sposati la primavera successiva fra intimi. Un grande matrimonio turco non entrava in linea di conto per nessuno dei due, poiché entrambi eravamo già stati sposati una volta. Mia madre e mio fratello e un’amica dell’ufficio ci hanno accompagnati. I suoi genitori erano tornati in Turchia da due anni, dove vivevano con una piccola pensione dalla Germania, e delle girate mensili dal figlio. Che mio marito sostenesse finanziariamente i suoi genitori, per me non era un problema. Guadagnavo abbastanza, che non mi facevo alcun pensiero per il fatto che mio marito dall’inizio non partecipasse alle spese domestiche e al pagamento dell’affitto. L’appartamento l’avevo dovuto pagare da sola anche prima. Comunque mio marito andava di tanto in tanto a fare la spesa con i suoi soldi, portava sempre frutta e verdura fresca, o carne di montone fresca. Anche l’auto la pagavo io e non potevo nemmeno immaginarmi, che mio marito dovesse farvi i conti.
In estate siamo andati a visitare con i bambini la sua famiglia in Turchia, e siamo stati accolti con gioia. Per me è stato uno shock culturale. Sua madre e tutte le parenti femmine indossavano veli copricapo fino in fronte, ed erano anche altrimenti parecchio coperte. Nessun pezzo di braccia, nessun pezzo di gamba si vedeva. Le ragazze giovani servivano gli uomini adulti, altrimenti non si intrattenevano mai in una stanza in cui gli uomini parlavano fra loro. Donne e uomini erano divisi. Mio marito diceva che sarebbe stato meglio se mi fossi adattata agli usi della casa. Così ha passato a me e a mia figlia un velo copricapo. Ho pensato che fosse uguale, eravamo là solo per due settimane e corrispondeva ad un desiderio di mio marito. Ma la situazione è esplosa di nuovo. La mia figlioletta si è levata il copricapo, lo ha gettato a terra e ha detto che lei non lo voleva più portare, perché faceva semplicemente troppo caldo. Il mio figliastro le ha detto di raccoglierlo e di rimetterselo. Come fanno le ragazzine, ha puntato i piedi a terra e ha detto forte e chiaro: “non hai niente da dirmi!”.
Lui l’ha insultata, e le ha tirato un calcio. Mio marito, che stava di fianco, non ha detto niente, sua madre ha lodato il giovane e io sono detonata, lo preso per un braccio e gli ho detto di scusarsi. Non tolleravo alcuna violenza, e tantomeno verso mia figlia. E quindi è accaduto. Il mio figliastro mi ha picchiata, mi ha calciata più volte sulla tibia. Ho urlato dal dolore. Mio marito l’ha tirato in un’altra stanza. Cosa sia successo lì, esula dalla mia conoscenza. Il mio figliastro si è più tardi scusato con me, e mi ha detto che gli dispiaceva. Un’occhiata verso mia suocera mi ha raggelato. Mi guardava piena di odio. Sapevo da quell’occhiata, che non io là non ero la benvenuta. Mio marito aveva del resto portato molti regali costosi con sé, e aveva consegnato ai suoi genitori un impressionante importo finanziario, che avevamo messo assieme insieme.
Mio marito ha cercato di calmare le acque. Il giorno dopo abbiamo fatto un’escursione e lui c ha mostrato le bellezze del suo Paese. Strano, io ho sempre pensato che fosse la Germania il suo Paese, perché lui era venuto da noi con i suoi genitori già da quando era bambino piccolo ed ha sempre fatto notare, che lui era tedesco. Comunque, i bambini si sono nuovamente tollerati ed io sono stata lontana da mia suocera per il resto della vacanza. Ho poi anche conosciuto la ex moglie di mio marito. È venuta in visita con sua figlia. Hanno litigato e ho capito (per quanto turco capissi), che mio marito le doveva dei soldi. Il mantenimento per sua figlia e per lei. Gli ho chiesto perché dovesse pagare lui per il mantenimento della ex, in quanto pensavo, che lei avesse sposato il suo grande amore. Mio marito ha fatto solo un gesto di diniego, e ha detto, che lei dava i numero e che lui avrebbe pagato per il mantenimento della figlia tramite il versamento mensile per i suoi genitori, e che loro glielo avrebbero fatto avere. Mio suocero si è tenuto fuori da tutto questo.
PARTE 2
Un giorno prima della partenza la famiglia mi ha esposto che dovevamo prendere con noi in Germania il figlio di mia cognata. Il giovane aveva 18 anni ed era un tipo sinistro. Sentivo, che disprezzava me e mia figlia. Per amore della pace, e perché amavo mio marito, ho infine accettato. Ho pensato che una volta in Germania si sarebbe certo adattato.
Con il giovane sono arrivati problemi e preoccupazioni. Dava per scontato, che io tramite il mio lavoro presso l’ufficio gli facilitassi l’arrivo, e che fossi anche una buona madre per lui. Questo l’ho fatto anche volentieri, ma fino ad un certo punto. Il giovane governava la nostra vita e il mio figliastro tramite lui si sentiva superiore. Entrambi non hanno reso la vita facile a mia figlia. Si comportavano come pascià, ci ordinavano di ripulire la loro sporcizia, e non si attenevano in alcun modo al nostro regolamento finanziario. Mio marito si teneva fuori, e cercava di calmarmi con coccole e belle parole, quando io mi ritrovavo nuovamente con i nervi a pezzi, ma lui non mi era d’aiuto.
Mio marito aveva trovato un lavoro a suo nipote presso un conoscente che aveva un negozio di frutta e verdura. L’ha tenuto una settimana. Il lavoro era per lui troppo pesante. Il suo corso di tedesco l’ha frequentato solo sotto pressione di suo zio, e ben presto si era già nuovamente scelto degli amici che non gli facevano alcun bene. Io ho mollato e non mi sono più curata di lui. Veniva a casa per mangiare e qualche volta per dormire.
Al 10. compleanno di mia figlia è accaduto l’incredibile. Abbiamo fatti un’uscita allo zoo con alcun amiche ed amici di mia figlia. Era una bella giornata e mia figlia era felice. I suoi fratelli non avevano partecipato a questa uscita. Avevano preferito il football. Alla sera abbiamo mangiato tutti assieme a casa. Mio marito aveva cucinato di nuovo. La serata è passata molto armoniosamente. I giovani hanno regalato alla loro sorella dei gioiellini carini, e mio marito l’ha sorpresa con un abito molto carino.
Nella notte ho udito mia figlia urlare. Sono saltata fuori dal letto e sono corsa in camera sua. La porta non era serrata, ma non riuscivo ad aprirla. Era stata bloccata con qualcosa. Sono corsa indietro, ho svegliato mio marito e l’ho obbligato ad aprire la porta con la forza. È riuscito a spostare il mobile che bloccava la porta. Ciò che io ho visto poi, mi ha soffocato. La mia piccola figlia giaceva quasi nuda sul suo letto, fra le sue gambe magre colava sangue. Il nipote sedeva su una sedia e guardava davanti a sé. Aveva una strana smorfia in volto. Ho preso mia figlia nelle braccia, l’ho avvolta nella coperta e ho lasciato con lei la stanza. Fuori ho preso il telefono e volevo chiamare il pronto soccorso. Mio marito è venuto dietro di me, mi ha preso la cornetta di mano, e ha appeso. “Non possiamo chiamare alcun medico, la mia famiglia non accetterebbe una simile vergogna”, ha detto, ed ha proposto di chiamare una donna che si intendesse “di queste cose”. Che donne sono che s’intendono “di queste cose”, e non vanno dalla Polizia? Non ne ho voluto sapere, ho afferrato mia figlia ed ho lasciato la casa con lei. Lui ha cercato con tutta la forza d’impedirmelo, ma ho minacciato di denunciarlo per mancato soccorso, se non mi avesse lasciato andare all’ospedale.
È rientrato in casa ed io ho fatto quello che dovevo fare. Ho portato mia figlia all’ospedale ed ho notificato l’accaduto alla Polizia. Quando questa è stata a casa nostra, il nostro nipote era sparito. Mio marito ha detto alla Polizia che il giovane era stato fuori tutta la notte. Lo stupratore di bambini doveva essere entrato dalla finestra. Mi ha ritratta come una bugiarda isterica, e mi ha trattata come una bambina minorenne. Non ha mai chiesto: “come sta nostra figlia?”
Ho passato i giorni successivi appresso a mia figlia all’ospedale. Oltre allo stupro aveva subito una frattura pelvica ed un grave shock.
Mio marito non voleva figurarsi che a me l’Onore di famiglia era indifferente, e che suo nipote avrebbe dovuto essere punito per il suo atto ripugnante. Mi ha parlato con voce angelica, ma sono rimasta sulle mie parole. Siccome non si è riusciti a trovare il nipote, ho fornito io le prove. Ho fornito il suo DNA (di tracce ce n’erano già a sufficienza nella sua stanza) alla Polizia, che è risultato conforme a quello nelle tracce di sperma, che sono state trovate sulla mia bambina. Ed è partita la ricerca, ma fino ad oggi non è stato trovato. Presumo che mio marito l’abbia imbarcato velocemente per la Turchia.
Il mio matrimonio era con ciò finito, poiché mio marito mi ha detto chiaramente in faccia che, a causa di una bambina precoce, che aveva eccitato suo nipote, io avevo portato vergogna alla sua famiglia, e che avevo messo in gioco il nostro onore. Ed il mio figliastro non ha subito aggiunto che lei non si era meritata nient’altro, poiché non aveva dato retta a suo fratello. Mio marito mi ha pure effettivamente consigliato, di mettere mia figlia in un Internato, cosicché il nostro “davvero buon matrimonio” potesse procedere tranquillamente.
Mi sono trasferita in un’altra città, e non ho mai più rivisto mio marito e la sua famiglia. Mia figli è da allora in terapia. Fino ad ora non è riuscita a tollerare quello shock, e ad oggi sono passati 5 anni.
Da allora la mia opinione sulla Multiculturalità è molto cambiata. In ogni giovane turco che incontro per strada cerco il violentatore di mia figlia. Che per mio marito fosse più importante l’Onore di famiglia della nostra bambina, mi ha chiaramente mostrato, che uno può vivere anche a lungo in Germania, ma non potrà mai abbandonare la sua educazione e le sue radici. Mi ero così tanto illusa su di lui, e questo mi ha fatto dannatamente male. Alla fine ho riconosciuto anche che lui mi ha pure sfruttata mica male finanziariamente. Lui si è tenuto l’appartamento con il mobilio e l’auto, sebbene lui non abbia mai dato un centesimo per questi. Non ho litigato per questo, volevo semplicemente andarmene via.
FINE
Storia 220 – B. (Tunisia)
Il Principe d’Oriente è stato il nostro Aguzzino!
[ http://www.1001geschichte.de/wp-content/uploads/Publikation-220.pdf ]
Ad agosto 1994 sono voltata con i miei due figli e mio marito verso un due settimane a Monastir. Il nostro matrimonio non era più - già da molto tempo – ciò che una, in quanto donna, si augura e mi sentivo come una specie di animale da fattoria [Muttertier].
Nel nostro hotel ogni sera mi sorrideva un uomo della sicurezza di aspetto molto bello, mi apriva la porta, ed altrimenti si tratteneva in modo sobrio e decente.
Si differenziava così dalla massa di uomini altrimenti invadenti. Da qui via lo chiamerò M.
I 14 giorni sono passati al volo, e mi sentivo ancora attraente e femminile. Il giorno della nostra partenza l’accorto tunisino mi ha contattata, ci siamo scambiati gli indirizzi e, mentre mio marito metteva la valigia nel bus, lui mi ha baciata.
Un folle bacio, che per lungo tempo non ho dimenticato.
Così, ero rimasta contagiata: potevo a malapena pensare ad altro che, come posso io, il più presto possibile, tornare in Tunisia? Di giorno funzionavo, e desideravo essere fra le braccia del tunisino. Ci scrivevamo, ci telefonavamo spesso, tutto in francese, perché secondo il cliché lui non parlava in tedesco. Di notte lui telefonava dall’hotel, ed era gratuito. Mio marito ignorava tutto ciò.
Tre mesi più tardi sono volata di nuovo là, questa volta da sola, a mio marito non interessava, ed i miei sentimenti confusi.
L’ho incontrato presso il suo posto di lavoro, aveva cambiato hotel: ha preso libero immediatamente e siamo andati in un bungalow dell’hotel. Là abbiamo passato una notte da togliere il fiato ed ero piena di sensi di colpa: avevo appena tradito mio marito e lo continuavo a fare ….
Abbiamo passato giorni e notti magnifici, di giorno mi mostrava il suo Paese, e di notte la sua passione.
Un giorno, al suk [bazar], è stato preso dalla polizia, messo in manette e portato via. Nella mia testa giravano domande su domande.
Un giorno prima della mia partenza, lui era di nuovo davanti a me, e mi ha raccontato, che l’Esercito lo cercava perché lui non si era presentato all’ispezione, ed è perciò che l’hanno arrestato, e io vi ho creduto.
Purtroppo questa meravigliosa settimana era finita, ed io mi sono fermamente riproposta, di separarmi da mio marito. Ho cercato un appartamento per me e i bambini, ed ho impacchettato le mie cose. Mi sono presa un avvocato, ho chiesto la Separazione e ho sperato, che tutto andasse velocemente.
Nei tre seguenti anni sono volata a Monastir ogni 3 o 4 mesi, da lui, a volte con i miei figli, a volte senza, ed entrambi lo apprezzavano e lui voleva loro bene (pensavo io). Abitavamo allora in piccole e scure case, che lui aveva affittato per il periodo delle nostre vacanze, ed il denaro per l’affitto l’avevo trasferito io precedentemente. Là, dove lui altrimenti viveva, un appartamento con sei uomini, non potevamo vivere.
Siamo stati in visita dalla sua famiglia nell’interno del Paese, e siamo stati accolti affettuosamente. Erano fieri, che sua figlio si fosse aggiudicato una donna tedesca, poiché era chiaro, che ci saremmo sposati, appena sarei stata divorziata. Avremmo vissuto in Germania, in dono i miei figli dovevano avere la possibilità di vedere il loro padre regolarmente.
Durante questo tempo ho cercato di invitare M. in Germania, ma non riceveva alcun visto sulla base del fatto che non aveva alcun passaporto. Allora bisognava richiedere il passaporto; i soldi per il passaporto, le autorità e per la corruzione lui non ce li aveva, perciò ho pagato io. Mi sarebbe così tanto piaciuto, che lui avesse conosciuto la mia vita in Germania, prima del matrimonio, ma questo non sarebbe accaduto.
Alla fine del 1996 ero divorziata, e ci siamo sposati in un giorno assolato e caldo di gennaio, e dopo la cerimonia mio marito poteva trasferirsi, e perciò il passaporto è stato rilasciato immediatamente – così mi è stato detto -.
Ho pagato per le formalità del matrimonio, per gli anelli di nozze, per i certificati d’idoneità al matrimonio, e per la festicciola, purtroppo senza la famiglia, ma con molti dei suoi amici. C’era coca-cola e dolcetti, come pure cous-cous dagli amici.
Il fatto che io avessi così tanti soldi era dovuto alla felice circostanza per cui, con il mio primo marito, avevo tanto risparmiato e dopo il Divorzio ho ricevuto la metà di ciò.
Quattro mesi dopo il matrimonio, c’erano sempre più problemi con i suoi documenti, ed ho saputo dal Ministero degli Interni tunisino, che lui, prima di conoscermi, è stato per più di due anni in prigione, sulla base di più delitti violenti, e che al suk l’avevano arrestato perché lui aveva commesso qualcosa contro il regolamento relativo al suo periodo di prova.
Allora, io non potevo più tornare – ho detto a M. –, ma lui mi ha detto che niente era vero, e che è stato incarcerato ingiustamente. Credevo tanto volentieri a tutto quello che mi diceva.
Ho messo in moto tutto quanto qui in Germania, ho corrisposto con il Ministro degli Esteri di allora circa il ricongiungimento familiare, e sei mesi dopo il matrimonio ero infine nel mio Paese e con i miei figli.
Inizialmente ci siamo dovuti abituare reciprocamente, ma le cose sono andate relativamente bene. Purtroppo lui bevevo sempre più di quello che poteva sopportare, quando io ero al lavoro, a turni in una Casa anziani, e perciò era difficile avere bambini.
Ma ci auguravamo che venisse alla luce un figlio nostro, ed io speravo che poi tutto sarebbe andato bene.
Sono rimasta presto incinta, M. era alla ricerca di un lavoro e di amici. Era spesso e per lungo tempo via, senza dirmi dov’era. Quando io ero al quarto mese, lui ha trovato lavoro nelle costruzioni, e purtroppo anche là beveva molto e a casa era spesso aggressivo.
Ha picchiato mio figlio che allora aveva otto anni, l’ha strangolato, mi ha minacciato con un contesso e mi ha messo la lama alla gola, quando il cibo non gli piaceva.
Ed io??? Lo amavo, ero piena di paura ma anche di speranza che tutto sarebbe andato meglio, quando nostro figlio fosse nato.
Ad ottobre 1998, nostro figlio è finalmente nato, sano. Purtroppo era completamente incontrollato anche verso il bébé, lo gettava dal divano quando strillava, ed io non facevo niente. Allora mi ero già così rimpicciolita, così isolata dagli amici di un tempo, che io non avevo praticamente più forza.
Tenevo duro e speravo .... Con il bambino di otto settimane siamo andati in Tunisia, ed i suoi genitori erano felici ed hanno festeggiato loro figlio, che gli aveva regalato un figlio maschio. Per le vacanze avevamo preso un credito, per rinnovare la casa dei genitori, che non avevano una toilette.
Di nuovo in Germania, M. è stato licenziato dal suo datore di lavoro, apparentemente per mancanza di ordine. I debiti, il bébé, e niente lavoro … così ho ricominciato in Casa anziani molto prima del previsto.
M. è diventato rapidamente più aggressivo, e mi minacciava, che se l’avessi lasciato ci avrebbe ucciso.
Sei mesi più tardi lui ha trovato lavoro ad Hannover, e là vivevano già molti dei suoi compaesani. Così lui portava spesso qualche buon amico con sé; rimanevano la notte, e beninteso, io dovevo cucinare e fornire i letti. A volte lui rimaneva più notti dove era, e lo vedevo dai movimenti del conto, dove aveva prelevato i soldi.
Poiché lui allora aveva lavoro, mi ha detto di lasciare il mio. Diceva che sua moglie non doveva fare un simile lavoro. Era sporco. E lui voleva preoccuparsi per me.
Nell’anno 2000, noi abbiamo comprato una vecchia casa in campagna, e voleva fare venire i suoi genitori, in quanto io con la mia formazione dovevo essere lì per loro. Ed io pensavo, che allora tutto sarebbe andato bene. Ma tutto è andato peggio, i soldi sempre meno, la sua aggressività sempre più forte, ed io sempre più debole.
Alla fine del 2002 ha richiesto la cittadinanza tedesca. L’attesa la sopportava evidentemente male, e sospettava sempre, dopo ogni colloquio, che io avessi parlato con le Autorità, perché non gli concedessero il passaporto. A maggio 2003, ha infine avuto il suo documento fra le mani, e non si è più attenuto ad alcuna regola. Veniva e andava come voleva. Portava molti amici, di sera fino alle 23:00, e mi chiedevano di cucinare. Ho scoperto, che alcuni di loro trafficavano droga. Quando l’ho detto a M., mi ha picchiata in viso perché avrei origliato le discussioni maschili, e mi ha minacciato che se fossi andata alla Polizia, noi non avremmo avuto alcun futuro.
Sono rimasta di nuovo incinta, e lui ha sospettato che io l’avessi tradito, mi ha rigettata, picchiata e ha spento le sigarette sulle cosce, cosicché gli raccontassi la verità. Ho lasciato che il non nato venisse abortito, lui era d’accordo.
Sono giunta a casa in taxi, dall’ospedale, ed il piccolo era affamato, e M. sedeva con amici e guardava la televisione, io avrei cortesemente dovuto cucinare, cosicché il bimbo desse infine pace. Allora io ho messo assieme tutta la mia rabbia, ed ho gridato fuori, che doveva infine prendere i suoi amici ed il suo passaporto e sparire.
Da dove mi sia venuta questa forza, non lo so ancora oggi, lui se n’è andato, ed io sono crollata. Lui tornava sempre, per prendere cose e per vedere suo figlio; portava regali per lui, e diceva, che se lui fosse andato a trovarlo ad Hannover, ne avrebbe ricevuto molto di più. A me ha detto, che sarebbe riuscito a vedere suo figlio, e che non avrei avuto alcuna possibilità di oppormi.
Mio figlio voleva visitare suo padre – naturalmente – e così l’ho condotto da lui. Da parte dell’Avvocato di lui sono stati stabiliti 14 giorni di Diritto di custodia, ed i Servizi sociali e il Tribunale di famiglia erano d’accordo. Dopo il fine settimana di visita il bambino era totalmente disturbato, ma raccontava solo poco, dormiva male o quasi per niente.
Il nostro Medico di famiglia mi ha consigliato uno Psichiatra, e questo ha messo un giudizio. È stato preso atto del fatto che M. lasciava il bambino solo di notte, e che ha esercitato forte violenza su di lui, e che lo picchiava in punti nascosti, cosicché nessuno poteva vederlo.
La mia Avvocatessa ha lottato perché mio figlio non dovesse più tornare ad Hannover; secondo la documentazione dell’avviso (psichiatrico) e le dichiarazioni di un tutore, il Tribunale ha deciso che la custodia non doveva essere concessa.
Nel 2005 eravamo infine divorziati, ed il terrore è diventato sempre meno. Una volta è stato davanti alla porta di casa con una tanca di benzina, ed ha minacciato di gettarla. È stata chiamata la Polizia ma non l’ha più trovato, ed i miei figli non sono stati riconosciuti come testimoni. Ho cercato durante gli anni di vendere la casa, per riuscire infine ad abbandonare i ricordi; mio figlio dalla paura dormiva solo nel letto con me.
Nel 2010 abbiamo avuto la grande fortuna di poter vendere la casa, ma per questo M. doveva venire dal Notaio, altrimenti senza la sua firma non andava. Ma lui è giunto quando ha udito che la casa era stata venduta con un utile, e che lui aveva il Diritto alla metà.
Abbiamo traslocato in città, anonimamente, e lui non ha più avuto possibilità di prendere contatto con noi. Mio figlio si è trasferito nella sua stanza e dorme nel suo letto. Tutto sembrava migliorare ….
In estate lui ha avuto problemi intestinali, ha avuto del colamento purulento dovuto a fistole, che si ripresentava in modo rinnovato. Per questo ha dovuto essere operato diverse volte all’intestino, e perciò siamo stati in diverse Cliniche, ed ogni Medico che lo aveva in cura mi chiedeva, se per caso non poteva essere avvenuto uno stupro.
È stato come se mi togliessero il pavimento da sotto i piedi … e pure la mia Avvocatessa ha detto, che ha avuto diversi di questi casi dall’Oriente.
Nel frattempo il suo intestino è stato sanato, ma la sua anima di bambino no. Ad autunno 2010 ha intrapreso un tentativo di suicidio: ad 11 anni!!! Da allora è in Psicoterapia intensiva, ma non parla della sua pessima esperienza.
Ed io? Ho ancora una maledetta rabbia, soprattutto verso me stessa, e mi sento spesso molto confusa, perché sono stata così incredibilmente idiota, ho creduto all’Amore, ed ho lasciato che ai miei figli accadesse così tanto. Come ho semplicemente potuto lasciare che questo si protraesse per così tanto tempo? Oggi non lo capisco più.
Ah sì, subito dopo la Separazione M. ha sposato sua cugina più giovane di vent’anni, l’ha portata in Germania, ed ha avuto con lei un bébé: una bambina.
STORIE VERE DI BEZNESS
(DALL’ASSOCIAZIONE COMMUNITY OF INTERESTS AGAINST BEZNESS)
Storia 125, A.N. (Tunisia)
La Paura costante per i miei Figli
Era primavera del 2000 quando sono planata sull’isola di Djerba piena di ferite. Non avevo fatto vacanza per due anni ed ero uscita a pezzi da una relazione infelice: avevo assolutamente bisogno di una pausa.
Avevo pianificato le mie vacanze annuali con mia sorella per settembre, e volevamo andare in Grecia. Ma settembre era ancora lontano.
Così ho prenotato una settimana in Tunisia. Restare semplicemente sdraiata in spiaggia e non fare nulla. Sulla via dall’aeroporto avevo conosciuto una gentile signora, che stava nel mio stesso hotel. Abbiamo deciso di gustarci insieme la settimana.
La seconda sera siamo andate ad una serata di piano-bar nel giardino dell’hotel, per bere ancora un drink. Non era ancora accaduto un gran ché. Ci siamo cercate un tavolo ed abbiamo ordinato.
Di fianco sedevano due uomini, uno ci ha fatto un cenno e ci ha pregato di prendere posto al loro tavolo. Ho pensato che fosse meglio che sedersi altrove annoiate.
Così la mia conoscente si è intrattenuta in modo coinvolto con entrambi, ed io ascoltavo solo curiosa, senza aggiungere alcun commento. Devo aver soltanto sempre riso, quando lui rideva. Veramente quando rideva, sembrava la versione tunisina di Ingolf Lück (N.d.T.: attore tedesco).
Non sembrava veramente tunisino, parlava perfettamente tedesco, e non era invadente.
Siamo stati d’accordo di vederci il giorno successivo, in spiaggia. Era proprio piuttosto piacevole, abbiamo parlato molto su Dio e sul mondo, e mi ha gentilmente tenuto gli altri locali via di dosso.
Alla sera ci siamo incontrati tutti in discoteca, è stata una bella serata finché io l’ho semplicemente baciato. Era molto sorpreso, ma mi è stato semplicemente dietro.
Poi mi ha descritto la strada verso il suo posto di lavoro, su una salvietta, e mi ha chiesto se l’indomani non potessi andare a trovarlo. Lavoricchiava in una pizzeria poiché aveva perso il suo lavoro all’aeroporto.
Eh sì, abbiamo passato l’intera vacanza assieme. Lui conosceva tutti sull’isola, e tutti conoscevano lui.
Fra cui una vecchia coppia tedesca, che passava la maggior parte del tempo su Djerba, e avevano affittato là un appartamento. Mi ha presentato a loro, ed io ho presto conosciuto tutti i suoi amici, ed anche sono stata anche invitata dai suoi genitori. Suo padre è stato direttore in una grande scuola.
Sì, la vacanza è stata bella, e quando sono volata verso casa, i pensieri erano lì. Devo vederlo ancora una volta? Non lo sapevo?
Ci siamo scambiati i numeri di telefono e gli indirizzi.
Tornata in Germania, si sono susseguite le telefonate, le lettere e le cartoline.
Finché lui ha detto, che lui voleva assolutamente venire in Germania a giugno, per essere da me per il mio compleanno.
Ci ho pensato sopra a lungo e ho detto okay, per due settimane puoi venire da me. Gli ho inviato la lettera d’invito e un giorno prima del mio compleanno lui si trovata all’aeroporto di Düsseldorf.
Ho apprezzato il tempo con lui. Lui ha conosciuto la mia famiglia ed io mi sono innamorata sempre più di lui. Dopo due settimane lui ha espresso il desiderio di poter rimanere ancora più a lungo, così le due settimane sono diventate tre mesi.
Lui ha fatto tutto per me. Pulito, cucinato, e venuto a prendere quotidianamente davanti al posto di lavoro. Sono stata proprio viziata. Gli ho poi procurato un lavoro, cosicché durante i tre mesi non vivesse a mie spese.
Lui mi ha addirittura comprato un nuovo televisore tramite il suo primo stipendio, ed un giorno mi ha chiesto se volevo sposarlo.
Caspita – ho pensato – non puoi lasciare andare un uomo così eccelso, quando si ottiene un esemplare simile una seconda volta?
Ma subito sposarsi? Dovevamo ancora conoscerci un po’ più da vicino, ma come? Due volte all’anno volare là, neppure porta a molto.
Ho lasciato andare la vacanza in Grecia, e mi sono sposata ancora prima che lui tornasse al suo Paese. La coppia tedesca che avevo conosciuto in vacanza era pure presente al mio matrimonio.
Tre giorni dopo il matrimonio siamo volati in Tunisia, e pure i miei conoscenti erano con noi. Ho passato le due settimane con loro in hotel. Mio marito abitava a casa dai suoi genitori. Per incontrarci, avevamo la chiave dell’appartamento che era stato affittato dai tedeschi.
Dopo che noi avevamo concluso tutte le pratiche presso l’Ambasciata, ed io dovevo tornare a casa, io avevo messo in moto tutte le pratiche cosicché mio marito potesse ricevere il più preso possibile il visto d’uscita. Quattro settimane dopo lui era in Germania. Ero super felice. Ho potuto procurargli velocemente un impiego all’aeroporto di Colonia, da cui però lui dopo il periodo di prova se n’era andato. Ho parlato con voce angelica alla direttrice della ditta a Colonia, finché lei ha telefonato alla stessa ditta a Düsseldorf e lui ha ottenuto una seconda opportunità presso l’aeroporto di là. Caspita quanto appariva eccelso nella sua uniforme. Da allora via lui ha lavorato al “check in” ed ha faticato fino a 200 ore al mese. Ero praticamente felice ed abbiamo pianificato il nostro primo figlio.
Dopo tre mesi dalla nascita del nostro primo figlio, ho saputo che lui aveva un’altra. Lei gli ha mandato un sms di compleanno, a mezzanotte.
Sono sprofondata in un buco nero, lui ha negato tutto, ed io non avevo alcuna prova concreta, solo quel sms.
Mi ha tradita quando ero ancora incinta, ed ora so anche perché dovevo sempre aspettarlo all’aeroporto, quando lo andavo a prendere.
Quando doveva andare in ditta, mi diceva sempre di rimanere seduta in auto.
Quando è nato mio figlio, lui voleva mostrarlo ai suoi colleghi di lavoro. Io avrei dovuto rimanere di nuovo seduta in auto, cosa che però questa volta non ho fatto. Arrivati su nell’ufficio, si sono tutti complimentati con noi. E poi là c’era lei, mi ha squadrata dalla testa ai piedi. Ho avuto una tale spiacevole sensazione: non poteva che essere lei.
Allora avevo avuto i primi pensieri di separazione, ed ho informato anche la sua famiglia in merito al fatto che lui aveva una relazione extra-coniugale.
Naturalmente sono stati tutti dalla sua parte e potevano a malapena credere, ciò che avevano appena udito. Avremmo dovuto volare là, cosicché loro potessero vedere il nipote.
Prima della vacanza ci eravamo riconciliati di nuovo, e tutto sembrava essere tornato in ordine. Quando sono stata di nuovo a casa, è arrivato lo shock successivo: ero di nuovo incinta.
Cinque mesi dopo la nascita del mio secondo figlio, lui ha perso il suo posto di lavoro. Da allora via è diventato sempre peggio.
Ha iniziato a tirar fuori il suo tappeto di preghiera, mi ha sottomessa sempre di più, e quando lui poi è entrato dalla porta del bagno di fronte ai bambini, per me è stato troppo ed ho richiesto la separazione.
Dopo di questo lui mi ha rapito i bambini per la prima volta. Ho pensato che dopo la colazione facevano un’escursione. A quel momento mi sarei un attimo distesa ancora; allora avevo un “burn out”. Mia sorella era morta precocemente di cancro, e sul letto di morte io le avevo promesso di occuparmi dei suoi quattro figli. Questo l’ho anche fatto allora, con il mio piccolo ancora completamente dipendente ed il secondo figlio nel ventre. In qualche modo non ce la facevo più. Mi sono allora data ad una terapia, e la mia terapeuta mi ha poi consigliato di andare in Tunisia, per convincere mio marito a tornare.
Allora vi sono anche andata, ma dovevo prima ritirare la separazione e la denuncia, cosicché lui tornasse con i bambini.
Allora è tornato indietro con me e i bambini.
Per undici mesi ha recitato il ruolo del marito eccelso, ma gli ho detto che io non sarei tornata mai più giù con i bambini, ed ho dato i documenti d’identità a mia madre.
Lui è stato così tanto mellifluo, che gli ho creduto nuovamente. E siamo volati di nuovo in Tunisia con i bambini. È stato così terribile. Tre settimane d’inferno: mi chiedeva continuamente se non avrei potuto immaginarmi di vivere lì. Non volevo!
In qualche modo lui ha provocato una lite, ed io ci sono pienamente stata.
Soltanto che lui aveva un motivo per comportarsi così.
Ha continuato a richiedere se non potesse rimanere con i bambini sempre più a lungo, ma io non volevo. Non volevo volare senza i miei figli!
Allora il giorno della partenza mi hanno portato via i passaporti e i biglietti dei bambini, ed io ho dovuto volare da sola verso la Germania.
Dopo sette mesi sono riuscita a portare di nuovo i miei figli a casa, ma questa è un’altra storia.
Mio marito è stato condannato qui in Germania.
Nel frattempo ci siamo separati e lui vive sempre nella nostra città.
Nonostante tutte le misure preventive che ho adottato, la paura del rapimento dei bambini rimane.
Seguito
Come ho riavuto i miei figli
Allora: ho letto molto sui rapimenti di bambini all’Estero.
L’unica cosa che potevo fare, era rimanere sempre in contatto telefonico con i bambini.
E questo l’ho anche fatto (300 euro al mese di bolletta telefonica).
È difficile raccontare tutto nel giusto ordine, ma credo di riuscire a ricordarlo.
Io e mio marito ci siamo sempre telefonati, lui mi ha insultata e sminuita, ma gli ho sempre detto (nella speranza che lui tornasse con i bambini) quanto proprio io lo amassi.
È stato molto duro per me, poiché lui è riuscito a sfinirmi psichicamente nonostante una distanza di 2000 chilometri!
Ma ho sempre richiamato la famiglia, ogni giorno. Mio marito ha poi ad un certo momento chiamato, dicendo che veniva in Germania.
All’arrivo sedevo all’aeroporto ed aspettavo il veicolo da Djerba, e mi ricordo ancora che avevo con me due giacche da bambino, e che le tenevo strette.
“Ecco”, mio marito ed i bambini non c’erano. Mi sentivo distrutta a terra.
Quando sono tornata a casa, ho ricevuto una telefonata da mio marito; sarebbe volato su Francoforte, ed era ora ad Aachen, e se avrebbe potuto venire da me. Ho chiesto se avesse i bambini con sé, ciò che lui ha negato.
Non ho potuto dominarmi, ho urlato nella cornetta, che andavo alla Polizia! E sono andata alla Polizia.
Mio marito voleva già scappare verso Francoforte. La Polizia non ha potuto emettere alcun mandato di cattura, e presso le guardie di confine e all’aeroporto pure non avevo alcuna possibilità, poiché non avevo alcun diritto di custodia per i bambini.
Così ho chiamato mio marito e gli ho detto che non avevo sporto alcuna denuncia e che poteva tranquillamente venire.
Che merda. Così ci siamo organizzati per il giorno successivo all’aeroporto di Düsseldorf. Dopo l’incontro siamo andati nel nostro appartamento. Ha detto, che voleva dapprima vivere per un po’ con me da sola, per riconquistare il nostro matrimonio, eccetera.
Era tutta una bugia. Immaginatevi che aveva più di 2'000 euro, da parte della sua famiglia, nella sua borsa, e che si era comprato qui un telefono portatile ed un computer, che voleva rivendere a Djerba con profitto, cosicché laggiù potesse nutrire i bambini. Dopo tre giorni ho prenotato tramite Internet un volo per lui, e l’ho spedito via!
Alla fine di novembre è arrivata della posta dalla città. Qualcuno aveva spifferato, che lui non era tornato in Germania dopo la vacanza. E le prestazioni sociali continuavano. L’ho chiamato e gli ho detto che l’Ufficio del Lavoro voleva veder eil suo passaporto. Allora si è rimesso sull’aereo, ed è tornato in Germania.
Non l’avevo ancora denunciato, ed ho sperato, che lui tornasse con i bambini.
L’Ufficio del Lavoro voleva vedere anche i passaporti dei bambini, e gli ho detto “vola a casa e ritorna con i bambini”. Me l’ha promesso; è andato all’asilo ed ha detto che sarebbe tornato a Natale con i bambini. È venuto ancora con me a fare acquisti. Ho comperato per i bambini dei pigiami caldi, e lui diceva sempre, ah, ma non li hanno bisogno! Io rispondevo: “Hey, quando tornato hanno bisogno di qualcosa di caldo, qui è proprio completamente freddo!”
Lui ha di nuovo soltanto comprato apparecchi elettrici. Quando è rivolato in Tunisia, ho avuto un sentimento tanto sgradevole quando ho sistemato i pigiami dei bambini nell’armadio. Così l’ho chiamato e gli ho detto: “Non torni più”. Avevo ragione.
Ho spedito tutti i giochi ed i vestiti dei bambini a Djerba. Ho pensato che non li avrei mai più rivisti.
Quando sono arrivati i pacchetti mi ha telefonato, che non avrei più dovuto spedire pacchetti, ma piuttosto spedire in Tunisia i soldi per essi, e che dovevo ugualmente girare i sussidi per i figli.
Ho detto che avevo registrato la partenza dalla Germania di lui e dei bambini, e disdetto gli assegni per i figli, poiché non mi spettavano più.
Gli ho anche detto che il suo viso spirava a giugno, se lui non fosse rientrato nel Paese entro sei mesi.
Poi lui avrebbe potuto tornare indietro solo tramite il visto per il Ricongiungimento familiare, che io avrei dovuto sottoscrivere. E che questo naturalmente non l’avrei fatto, se prima i miei figli non fossero stati qui.
Dovevo pensare ad una strategia. A gennaio gli ho spedito un sms, secondo cui ero incinta di lui, e che ora aveva un figlio che non avrebbe mai visto. Mi ha chiesto apertamente se volevo tenerlo e ho detto: “Perché, vuoi prenderti anche questo?”
Gli ho detto piuttosto seriamente: “Io inizio ora una nuova vita, e vediamo come ti cresci i bambini!”
Dovevo comportarmi così! Era la mia unica possibilità!
Siamo rimasti in contatto telefonica fino a fine gennaio, poi entrava in servizio solo il mailbox.
Sapevo, che qualcosa non andava.
Ho telefonato alla famiglia in Tunisia, e mi dicevano sempre che era a lavorare. Ho riprovato ogni giorno, ad ogni tipo d’orario.
Ho detto alla mia collega di lavoro che c’era qualcosa che non andava, e che lui non era più a Djerba.
Il trucco successivo – ho telefonato alla famiglia e ho detto che sarei andata a Djerba, che era naturalmente una bugia.
Erano abbastanza agitati: come, quando, perché?
Sapevo che avrebbero informato mio marito, indipendentemente da dove fosse.
Un giorno sono tornata a casa ed avevo un numero telefonico sul mio display – il prefisso dalla Francia.
In qualche modo mio marito mi ha raggiunta e mi ha detto di essere in Francia. “Ach”, ho detto “non ci credo” – dovevo presentarmi come un po’ “stupida”.
Ha cercato di lavorare in Francia, aveva bisogno soldi per i suoi figli. Ma non è riuscito come s’immaginava.
Ha pensato, chiamo un attimo mio moglie, forse mi riprende indietro!
Ho detto: “Sì caro, ti amo proprio così tanto, certo che lo facciamo”.
Sono andata alla Polizia, ho sporto la denuncia. Era giovedì. Sono andata dall’avvocatessa e in tribunale, e mi sono procurata il Diritto di Custodia con cui sono andata subito dal procuratore, ed ho presentato una mozione. Era venerdì.
Lunedì è giunta una telefonata dalla Francia: “Tesoro arrivo per il giorno di san Valentino, poi certo far bello l’appartamento, non vedo l’ora di stare con te!”
Ho telefonato subito alla Polizia criminale: “Mio marito sta arrivando!”
La Polizia criminale mi ha telefonato tutto il giorno per sapere quando dovevano entrare in azione!
Mio marito si è fatto sentire mentre era in viaggio e mi ha dato appuntamento alle 16:00 alla stazione ferroviaria.
Ho telefonato alla Polizia criminale. Sono venuti in civile alla stazione parallelamente a me! Mi sembrava di essere in un film.
Mio marito è stato arrestato dagli impiegati della Polizia criminale. Il giorno dopo mi ha telefonato la Polizia criminale: era stata emesso un mandato d’arresto.
Ho continuamente raccontato a mio marito che lo amavo e che dovevo comportarmi così. Dovevo giocare in quel modo finché non avessi avuto i bambini in Germania.
Avevo certamente anche bisogno dell’approvazione a partire da parte sua.
Lui ha continuato a pensare che io fossi incinta.
È durato un po’ a lungo, finché ho avuto da lui l’approvazione, perché non voleva darmela volontariamente. Sapevo anche che il suo avvocato ne aveva una, e tramite la Procura ho fatto altra pressione. Il suo avvocato avrebbe dovuto ora darmi il documento, anche esso non era ancora stato tradotto.
La Procura si è poi accordata con il suo avvocato, ed io ho potuto andare ad Essen a ritirare i lungamente desiderati permessi d’uscita per i miei figli.
Con essi sono dovuta andare ancora al carcere per farmi dare un certificato d’arresto, e poi andare all’Ambasciata tunisina per fare autenticare tutto.
Quando ho avuto tutti i documenti riuniti, mi sono procurata il biglietto e sono volata a Djerba.
Mi ero accordata con la famiglia che dovevano portarmi i bambini all’aeroporto, cosa che hanno allora poi anche fatto.
Ho dovuto ancora stare con i bambini per quattro giorni in un hotel a Djerba, poiché non avevo più trovato alcun volo di ritorno libero per lo stesso giorno.
Fonte: http://www.1001geschichte.de/wp-content/uploads/Publikation125.pdf
Welcome to 4 Freedoms!
(currently not admitting new members)
Just fill in the box below on any 4F page to be notified when it changes.
Most Western societies are based on Secular Democracy, which itself is based on the concept that the open marketplace of ideas leads to the optimum government. Whilst that model has been very successful, it has defects. The 4 Freedoms address 4 of the principal vulnerabilities, and gives corrections to them.
At the moment, one of the main actors exploiting these defects, is Islam, so this site pays particular attention to that threat.
Islam, operating at the micro and macro levels, is unstoppable by individuals, hence: "It takes a nation to protect the nation". There is not enough time to fight all its attacks, nor to read them nor even to record them. So the members of 4F try to curate a representative subset of these events.
We need to capture this information before it is removed. The site already contains sufficient information to cover most issues, but our members add further updates when possible.
We hope that free nations will wake up to stop the threat, and force the separation of (Islamic) Church and State. This will also allow moderate Muslims to escape from their totalitarian political system.
These 4 freedoms are designed to close 4 vulnerabilities in Secular Democracy, by making them SP or Self-Protecting (see Hobbes's first law of nature). But Democracy also requires - in addition to the standard divisions of Executive, Legislature & Judiciary - a fourth body, Protector of the Open Society (POS), to monitor all its vulnerabilities (see also Popper).
1. SP Freedom of Speech
Any speech is allowed - except that advocating the end of these freedoms
2. SP Freedom of Election
Any party is allowed - except one advocating the end of these freedoms
3. SP Freedom from Voter Importation
Immigration is allowed - except where that changes the political demography (this is electoral fraud)
4. SP Freedom from Debt
The Central Bank is allowed to create debt - except where that debt burden can pass across a generation (25 years).
An additional Freedom from Religion is deducible if the law is applied equally to everyone:
© 2023 Created by Netcon.
Powered by