It takes a nation to protect the nation
19 aprile 2010 – Phyllis Chesler
[ http://pajamasmedia.com/phyllischesler/2010/04/19/how-a-free-press-dies/?singlepage=true ]
E proprio, aprile è il più crudele dei mesi … così parlò T.S. Elliot, un brillante poeta ed anti-semita.
Tempo per la nostra repubblica e per la mia propria leale città, un tempo la destinazione di pensatori sobri e spiriti liberi, ora il campo d’azione di fascisti dalla lingua bi-forcuta, che sono visti come combattenti per la libertà, che dicono la verità.
L’8 aprile, Tariq Ramadan ed il suo circo ambulante ha attirato una folla di 600 persone presso la Great Hall della Cooper Union.
Per loro eterna vergogna, l’ACLU, Centro americano PEN, e l’Associazione americana di professori universitari, l’hanno sponsorizzato; la folla è giunta perlopiù per omaggiare Ramadan, il nipote biologico ed erede intellettuale del fondatore della Fratellanza Musulmana – un gruppo che ha pienamente infiltrato l’America e si trova ai massimi livelli, un gruppo che è pienamente impegnato con gli obiettivi dell’Islam politico.
I media principali, incluso il nostro giornale statuario locale/globale newyorkese, hanno coperto la serata, grazie all’Associated Press, sia anticipatamente ( in advance ) che dopo ( afterward ), come hanno fatto il Washington Post, il Minneapolis Star Tribune, e il San Francisco Chronicle. L’uomo e il suo programma sono stati coperti da costa a costa, in Nordamerica. Un giornale in lingua araba basato nel Regno Unito ( Al Arab ) e un giornale in lingua araba in Svizzera ( Swiss Info ) hanno coperto Ramadan; naturalmente, ha fatto così anche un giornale egiziano, Masrawy.
Persino oggi, il New York Times ha pubblicato un articolo di punta ( lead article ) citando che Ramadan ha “visitato gli Stati Uniti per la prima volta dopo sei anni, dopo che il Segretario di Stato Hillary Rodham Clinton ha rovesciato la decisione presa dall’Amministrazione Bush, che aveva vietato al signor Ramadan di entrare nel Paese, inizialmente citando il Patriot Act degli Stati Uniti”. L’articolo lo ha descritto non come un islamista, ma come un “eminente accademico islamico”. Ed hanno pubblicato nuovamente la sua foto.
Ironicamente, in autunno 2007 Ramadan è stato a confronto con Ibn Warraq a Londra; Ramadan è uscito sconfitto dal dibattito. Potresti vederlo ancora sul sito Intelligence Squared . Potresti pensare che la stampa – che si presume – amante della libertà, e l’intelligentia in America, sarebbero interessate a coprire l’intellettuale che ha sconfitto il loro eroe-del-momento in un incontro di parole – ma no. Essi hanno accantonato completamente la possibilità. Ecco come.
Il 15 aprile 2010, Ibn Warraq stesso è apparso in un programma, assieme ad altri eminenti autori, e pure a New York City, nella buona vecchia Brooklin, dove abito. I media principali non l’hanno coperto. Solo il Brooklyn Eagle sembra aver pubblicato un annuncio in merito a ciò, preventivamente. Il soggetto del programma? “Voci indipendenti sul Medio Oriente”.
Sponsorizzato sia dal Manhattan Institute che dal St. Francis College Forum, la serata ha attratto una folla molto rispettabile di 120 persone. Non è stata sponsorizzata dall’ACLU, dal Centro PEN, o dall’Associazione dei professori universitari – gruppi che ora sponsorizzano chiaramente solo il suono di una mano che applaude. Altrimenti, come avrebbero potuto resistere a schierarsi con il St. Francis?
Riuniti assieme c’erano: Paul Berman, autore di Terror and Liberalism e The Flight of the Intellectuals; Lee Smith, autore di The Strong Horse: Power Politics and the Clash of Arab Civilizations; Ibn Warraq, autore di Defending the West: A Critique of Edward Said’s Orientalism e Virgins? What Virgins? And Other Essays; e Judith Miller (sì, la Judith Miller, un tempo del New York Times e dell’affare Valerie Plame). Il professor Fred Siegel, membro senior del Manhattan Institute e editore contributore press il City Journal, ha presidiato la serata.
Capite il megawatt di potenza cerebrale che era congregato in quella stanza? La sobrietà, la brillantezza, il coraggio, l’audacia, la formazione scolastica – e il vero e proprio senso dell’ironia e di cogliere le sfumature – così caro al cuore degli accademici contemporanei? E ancor più essenziale: ogni autore ha analizzato la penetrazione islamista delle idee in Occidente, la natura della Fratellanza Musulmana, la perniciosa influenza del molto affascinante Edward Said, e l’uguale fascino di Tariq Ramadan, come pure la realtà della politica araba (“delle tribù dietro a delle bandiere”).
Dopodiché, ho chiesto al Dr. Siegel, il padrone moderatore, come avrebbe descritto la serata. Siegel ha detto: “È stata una discussione candida ed intellettualmente di prima classe, su un soggetto con cui la maggior parte di campus è incapace di avere a che fare onestamente.”
Il giorno dopo, il mio caro amico, Ibn Warraq, è venuto a cena.
“Così, tu come pensi che sia andata?” gli ho chiesto.
Ibn Warraq è un tipo quintessenzialmente timido, enormemente erudito, un pensatore originale e di vecchio stampo. (Questo è un serio complimento). Dapprima, il mio ospite a cena ha detto che si è sentito sconcertato, imbarazzato, dalle grandi lodi che Paul Barman ha riversato sul suo lavoro, in pubblico. “Ha detto che il mio lavoro su Edward Said era “il lavoro più straordinario di demolizione che (lui) non avesse mai letto nella (sua) vita””.
All’incontro, Barman si è dato una gran pena a descrivere in modo adatto la volgarità, la vera e propria malattia mentale, del lavoro di Sayyid Qutb (Qutb ha forgiato le basi teologiche per i gruppi jihadisti, quali AlQaida). Il libro più recente di Barman condanna Tariq Ramadan e i suoi tanti intellettuali occidentali – che lo supportanto – per il loro mancato supporto dei “Rushdie di oggi”.
Ian Buruma si è selvaggiamente preso gioco di Ayaan Hirsi Ali. Pure, vedere l’importante lavoro di Caroline Fourest [*] Brother Tariq: The Double Speak of Tariq Ramadan, e il mio libro The Death of Feminism, che affronta il tradimento della verità, degli ebrei, e dell’America da parte dei suoi intellettuali di punta, incluse femministe.
La presentazione di Lee Smith basata sul suo ultimo libro, è stata pure molto buona. Sebbene non originale (David Pryce-Jones e Philip Carl Saltzman hanno entrambi visto la politica araba in modo simile), Smith ha fatto un’importante e ragionata questione circa “il 9/11 non ha niente a che fare con l’America, ma si tratta piuttosto di politica araba giocatasi a Manhattan”. Naturalmente, Smith ha lasciato fuori l’Islam politico. Ma ha definitivamente ragione sul fatto che “la forza è l’unica cosa che gli arabi rispettino. Il Presidente Obama non viene rispettato a causa del suo rametto d’olivo che vorrebbe lavar via tutto.” Gli arabi seguono il “cavallo forte” [**].
Ibn Warraq ha parlato del perché abbia scritto il suo primo libro, Why I am Not A Muslim (“Perché non sono musulmano”, ARIELE, Collana il Viandante, 2002):. “Questa è stata la mia reazione all’affare Rushdie, e alla debolezza degli intellettuali. (…) Viene un momento in cui devi alzarti in piedi, come ho fatto.” In risposta ad una domanda posta da Judith Miller, (convenuta all’incontro), ha detto che “ci sono ancora pericolosi islamisti laffuori, che influenzano il corso degli eventi. Forse nessuno tanto brillantemente malevolente come Qutb o Maududi, o persino AlAwlaki. Ma c’è un Turabi, nel Sudan, viscido dieci volte più di Ramadan, che ispira il Regime sudanese. È ora agli arresti domiciliari, per essere caduto in disgrazia. Ma Turabi è galvanizzato nei media occidentali, incluso il New York Times. Impazzisco perché non ascoltano i dissidenti.”
Quest’ultimo punto è quello che Zeyno Baran ed altri affrontano nel libro più importante di Baran intitolato The Other Muslims: Moderate and Secular. I media occidentali e i leader di Governo hanno, fino ad ora, scelto di ascoltare gli islamisti (che si presentano come “moderati”) ma non i reali moderati islamici, che sono secolari come pure religiosi, ma che sono veramente anti-islamisti.
Il grande investigatore, Steven Emerson, si è pure trovato in questo problema, ma in modo leggermente diverso. Ha voluto riportare degli islamisti fra di noi, proprio qui in America; la CNN l’ha scoraggiato, ed ha insistito che coprisse gruppi radicali solo in Pakistan ed Afghanistan. La CNN ha dichiarato che dimostrare l’esistenza di gruppi islamisti in America era un tema “troppo sensibile”. Emerson se n’è andato ed ha prodotto invece il film Jihad in America. Per la cronoca, Emerson definisce “the Council of American-Islamic relations, Muslim Public Affairs Committee, Muslim American Society, Muslim Student Association, e Islamic Circle of North America” come gruppi che sono “leali alla Fratellanza Musulmana e non leali agli Stati Uniti d’America”. Naturalmente questi gruppi vengono regolarmente invitati presso la Casa Bianca. Il precedente Presidente si è incontrato “regolarmente con AlAmoudi, dell’American Muslim Council per 14 anni, finché hanno scoperto che si trattava di AlQaida”.
Dopo l’incontro di Brooklyn, Ibn Warraq è stato circondato da alcuni studenti islamici. “Di cosa stai parlando?” ho chiesto.
“Erano principalmente egiziani, molto educati, ma piuttosto appassionati, e profondamente lavati di cervello. Mi hanno ammonito sull’importanza di fornire l’esatta surah e numero del versetto quando mi riferisco al Corano. Hanno detto che dovrei pure spiegare i vari soggetti ‘contestualizzandoli’, come nel caso che concerne gli ebrei e i cristiani. Mi hanno spiegato (!) che il profeta Muhammad aveva problemi con gli ebrei, a quel tempo …”.
Al quale punto sia Ibn Warraq che io ci siamo sciolti in un’amara risata.
“Oh certo”, ho detto, “stava ammazzando genocidalmente gli ebrei al fine di saccheggiare i loro possedimenti, e schiavizzare le loro donne. Forse alcuni gli hanno dato dei problemi cercando di contrattaccare. Egli aveva dei problemi, certo, perché gli ebrei si rifiutavano di convertirsi all’Islam.”
Ha detto Ibn Warraq: “Li ho rimproverati. Ho ricordato loro che non c’è alcun ‘contesto’ in termini di Corano, il qual è l’eterna parola di Dio.”
E così, abbiamo cenato alla buona, bevuto acqua, non vino, e parlato fino a notte inoltrata.
Tag: Apostasia, Corano, CouncilOfAmericanIslamicRelations, Ebrei, Egitto, ExIslamici, FratellanzaMusulmana, Genocidio, IbnWarraq, IslamRadicale, Altro...IslamicCircleOfNorthAmerica, LibertaEspressione, MuslimAmericanSociety, MuslimPublicAffairsCommittee, MuslimStudentAssociation, Occidente, PhyllisChesler, TariqRamadan
Welcome to 4 Freedoms!
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Most Western societies are based on Secular Democracy, which itself is based on the concept that the open marketplace of ideas leads to the optimum government. Whilst that model has been very successful, it has defects. The 4 Freedoms address 4 of the principal vulnerabilities, and gives corrections to them.
At the moment, one of the main actors exploiting these defects, is Islam, so this site pays particular attention to that threat.
Islam, operating at the micro and macro levels, is unstoppable by individuals, hence: "It takes a nation to protect the nation". There is not enough time to fight all its attacks, nor to read them nor even to record them. So the members of 4F try to curate a representative subset of these events.
We need to capture this information before it is removed. The site already contains sufficient information to cover most issues, but our members add further updates when possible.
We hope that free nations will wake up to stop the threat, and force the separation of (Islamic) Church and State. This will also allow moderate Muslims to escape from their totalitarian political system.
These 4 freedoms are designed to close 4 vulnerabilities in Secular Democracy, by making them SP or Self-Protecting (see Hobbes's first law of nature). But Democracy also requires - in addition to the standard divisions of Executive, Legislature & Judiciary - a fourth body, Protector of the Open Society (POS), to monitor all its vulnerabilities (see also Popper).
1. SP Freedom of Speech
Any speech is allowed - except that advocating the end of these freedoms
2. SP Freedom of Election
Any party is allowed - except one advocating the end of these freedoms
3. SP Freedom from Voter Importation
Immigration is allowed - except where that changes the political demography (this is electoral fraud)
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The Central Bank is allowed to create debt - except where that debt burden can pass across a generation (25 years).
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